Per i sacerdoti celibato o matrimonio?

Padre Giuliano Di Renzo          

Molti sostengono che il celibato dei sacerdoti va abolito perché il mondo cambia, ecc. e che si eviterebbero facili cadute e scandali nel clero.

Intanto si può rispondere che non pare proprio che il matrimonio metta gli sposati al riparo da tradimenti, cadute e scandali.

Indipendentemente poi dalle decisioni che il Papa vorrà prendere in merito, va ricordato che la Chiesa  non è un’istituzione umana e mondana, ma è di Cristo.

La Chiesa perciò è nel mondo, ma del mondo. Essa è il Corpo Mistico di Cristo e quindi tempio dello Spirito Santo di Dio.

Quindi non vale in assoluto il principio che il mondo cambia e debba cambiare perciò anche la Chiesa. Semmai la Chiesa deve trattenere il mondo dai deragliamenti e cambiarlo volgendolo verso la santità di Cristo, che altro non è che Cristo stesso nella sua adorabile Persona, Vita fonte della vita e della grazia.

E’ l’imitazione di Cristo

Del resto il mondo cambia perché chi ha il potere in esso lo esercita su di esso e pretende di reggerlo forzandolo illuministicamente e marxisticamente  a cambiare, ma verso direzioni sbagliate e pericolose.  Come purtroppo sperimentiamo tutti con sofferenza quotidiana.

Non  si può dire infatti che i cambiamenti siano verso il meglio. Il concetto di progresso secondo il percorso lineare della storia come comunemente viene assunto inganna e va ben definito o ridefinito.

Nuovo e recente non sempre e non necessariamente significano migliore. Anzi.

Il celibato di chi sceglie di aderire in modo più particolare al Signore è profezia nel mondo del mondo nuovo della totale appartenenza a Cristo sin da quaggiù, come gli apostoli. I quali da Gesù stesso furono scelti di tra gli altri discepoli perché stessero sempre con Lui e Lo portassero e rendessero manifesto ai propri fratelli nel mondo per la loro salvezza (Mc 3,14-15) e al mondo stesso come coscienza che rimprovera del suo peccato di rifiuto di Cristo e di violenta opposizione a Lui.

Il celibato dei sacerdoti è sacerdotale, ossia segno nel mondo della partecipazione all’unicità di Cristo quale offerta sacrificale a Dio e come sacerdote. Come sacerdote che offre e si offre e conseguentemente annuncia.

Il celibato del sacerdozio cattolico è emerso dalla millenaria esperienza della vita in Cristo della Chiesa, si è imposto come dono dello Spirito Santo che spira in essa e ne fa dono per far elevare nella Chiesa sacrifici di più perfetta adorazione, totale donazione e offerta di lode purissima a Dio.

E’ sintomatico, se i segni significano qualcosa, che il celibato sacerdotale del clero sia solo proprio alla Chiesa Cattolica Romana, tra tutte la Sposa pienamente santa e perfetta di Cristo. Che ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei al fine di renderla del tutto gloriosa, senza macchia né rughe, o alcunché di smile, ma santa e immacolata (Ef 5,25-27), Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della Verità (1 Tm 3,15), capace di salvare e lavare pienamente i nostri peccati e santificare noi peccatori.

Il celibato del sacerdote cattolico non è la semplice rinuncia al matrimonio, all’uso legittimo della sessualità, che fuori del matrimonio sarebbe di grave offesa al Dio, creatore Giusto e Santo,  che distruggerebbe il significato e valore stesso del matrimonio di immagine di Dio come Trinità fonte e donatore della vita.

Paternità-maternità sono corde che l’ispirazione del genio eleva a vertice di compiuta estasi dell’unità di amore e fa emergere nuove umane persone come scintille di puro limpido umano amore.

Per quanto riguarda quelle Chiese d’oriente in comunione con Roma che hanno mantenuto l’uso del clero sposato, la Chiesa Romana non volendo turbare l’armonia della comunione ecclesiale ha consentito ai loro usi sia per rispetto della loro antica fedeltà a Cristo, sia della venerabilità dei loro riti, della loro identità e consolidata diversità. A conferma che l’universalità della Chiesa non è un regime, un’istituzione politica, ma una Comunione in perfetta carità e piena unità d’amore della divina Trinità che Dio è.

Come disse papa Benedetto XVI nell’omelia dell’inizio solenne del suo pontificato non essere il Papa un monarca assoluto, ma il servitore e garante dell’obbedienza della Chiesa a Cristo.

Secondo il compito che Gesù commise a San Pietro prima che questi Lo rinnegasse tre volte: “Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come si vaglia il grano; ma Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,3-32).

Il Papa San Leone Magno dichiara che “Ogni giorno nella Chiesa Pietro confessa: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

La Chiesa è cattolica e la sua universalità abbraccia il tempo e l’eternità, ossia l’ieri, l’oggi e il domani, la storia e l’eternità di tutte le persone che Gesù è venuto a salvare.

La Chiesa è madre, non matrigna!