Salerno: sciopero nazionale edili «Riforme, edilizia da esempio per politica»

Lo sciopero nazionale degli edili, che ha portato oggi in piazza tantissimi operai in molte città italiane, tra cui Napoli, impone una riflessione non solo sull’andamento del settore, ma anche su un sistema contrattuale non più al passo con i tempi, da rivedere dalle fondamenta.

La crisi morde ancora, ed i suoi effetti continuano a farsi sentire: il nuovo Codice dei Contratti, lungi dal semplificare, ha appesantito ulteriormente il comparto (già fortemente regolamentato e congestionato da procedure e lungaggini farraginose e spesso incomprensibili); gli investimenti pubblici sono sempre più contenuti e, anche quando pianificati, i tempi di cantierizzazione delle opere rimangono al di fuori di ogni logica.

La Pubblica Amministrazione continua inoltre a non onorare i propri impegni con le imprese: abbiamo di recente denunciato il persistere di gravissimi ritardi nei pagamenti – nonostante gli obblighi imposti dall’Unione Europea – e la nostra denuncia, suffragata da dati e informazioni ministeriali, ha formato oggetto di recente di una interrogazione parlamentare da parte dell’On. Simone Valiante. Molte Amministrazioni in Campania, pagano ben oltre i termini comunitari: vi sono ancora crediti risalenti al 2016 e ai primi mesi del 2017.

Dalla mera sintesi di queste problematiche, o anche da un semplice esame superficiale dei medesimi, emerge con assoluta evidenza che negli ultimi anni poco o nulla si è mosso in un comparto vitale per l’economia del Paese. Permangono i medesimi problemi – aggravatisi ulteriormente – a riprova che mancano del tutto azioni efficaci, incisive, concrete.

Il contratto nazionale dei lavoratori edili ha, in questo contesto, la sua buona fetta di responsabilità. Hanno ben ragione i sindacati nel contestarlo. Nato in situazioni e contesti ormai lontani anni luce da quelli attuali, deve essere anch’esso rimodulato, adeguato ai tempi, reso più flessibile e moderno sia per i lavoratori che per le imprese. Sanità integrativa, efficienza ed efficacia degli Enti bilaterali, sicurezza nei cantieri, previdenza complementare, valorizzazione delle professionalità, sono temi nevralgici da cui non è assolutamente possibile prescindere. E che non è più possibile affrontare con logiche e regole superate dai tempi e dalle circostanze.

Occorre un sistema della qualificazione e della formazione moderno, flessibile, innovativo, che guardi ai costi – oggi più che mai fondamentali – ma anche all’innovazione e che sfrutti, ad esempio, anche sistemi di e-learning per ridurre ove possibile la presenza in aula. Occorre un sistema della previdenza meno gravoso per operai ed imprese ed un nuovo contratto che premi e valorizzi la qualità dei lavoratori e delle imprese, con i giusti riconoscimenti anche in termini economici.

Pretendere la sopravvivenza di un sistema della bilateralità oneroso, insostenibile ed inefficace è fuori dai tempi. Anche l’edilizia deve darsi quelle riforme che oggi rivendica con forza dalla politica perché vive, al suo interno e nel suo sistema della bilateralità, molte delle problematiche e delle inefficienze che all’esterno contesta al sistema politico e amministrativo.

È forte quindi l’auspicio che questo sciopero valga a smuovere le acque: perché appare sempre più evidente che affrontare questa crisi e le difficoltà di oggi, con le regole di ieri, è combattere contro i mulini al vento. Con le conseguenze, gravissime, che sempre più imprese scontano ogni giorno.

 

Il presidente

Antonio Lombardi