Mechtilde Thaller e gli angeli

don Marcello Stanzione

Ecco alcuni estratti dal diario di Mechtilde Thaller, nata von Schönwerth (1868-1919), originaria di Monaco, che ricevette la grazia di essere in contatto frequente con gli Angeli. Mechtilde Thaller era membro dell’Associazione di San Luigi Maria Grignion de Monfort, dove ricevette il nome di Maddalena della Croce. Il suo direttore spirituale fu Padre Scorra (+ 1906), ed il suo confessore Padre Jean Fischer, cui si aggiunse come consigliere Monsignor Rieg, che sarà più tardi il direttore spirituale della stigmatizzata Anna Schäffer. Riporto alcuni brani del suo diario estratti da “Gli Angeli, secondo le comunicazioni fatte da Mechtilde Thaller, chiamata Ancilla Domini”, del Cavaliere Federico di Lama (Fridrich Ritter von Lama), ed. Christiana, in Svizzera. Imprimatur del 16 dicembre 1935 per l’edizione originale in tedesco (“Ein Büchlein von den Engeln”) :

 

GLI ANGELI CUSTODI

 

“Gli Angeli Custodi vegliano incessantemente sugli uomini che sono loro confidati. Il loro numero è così grande, che mai nessun Angelo, dopo aver accompagnato in cielo il suo protetto, è ancora ritornato sulla terra per esservi messo al servizio di un uomo di una generazione successiva. L’Angelo Custode che ha assistito una persona sulla terra, rimane vicino ad ella in cielo. Quando i loro protetti entrano in cielo, la gioia dei loro Angeli aumenta infinitamente….

Non vi è nulla di più amabile di un Angelo Custode e nulla di più affaccendato nel colmarci di grazie che la bontà di Dio. Egli ama a tal punto le anime nostre che dona loro un Angelo per proteggerle, avvertirle ed anche servirle. O tu, mio amico così fedele, mio carissimo fratello, mio santo Angelo Custode, io ti saluto mille volte in Nome di Gesù; ringrazio Dio di averti creato così bello, così buono, così potente”.

 

GLI ANGELI NELLA VITA DEI SANTI

“Questo pomeriggio, allorché avevo iniziato la novena a San Francesco Saverio, ho visto una scena incantevole della vita di questo santo: Sant’Ignazio inviando incessantemente il suo Angelo all’Angelo Custode di Francesco Saverio, per deciderlo ad entrare nella sua Compagnia. Vidi Saverio all’università di Parigi, pieno di ardore per la scienza, ma puro anche ed innocente come un bambino. Il suo Angelo Custode portava sempre un giglio in mano…

Santa Francesca Romana, coi suoi occhi di carne, vedeva il suo Angelo. Egli la preservava da tutto quello che avrebbe potuto nuocere alla sua anima. Benché Francesca fosse di aspetto abbastanza imponente, i suoi movimenti erano molto graziosi. Era una maestra di casa compiuta. Non è che dopo il suo matrimonio che la sua perfezione crebbe, per raggiungere tutto il suo splendore e la sua bellezza.

Ella era estremamente caritatevole ed umile. Una mattina, Francesca si svegliò molto presto. Alzò dapprima gli occhi al cielo ed offrì il suo cuore a Dio. Poi guardò intorno a lei: la sua piccolina dormiva. Francesca la guardava, piena d’affetto, quando all’improvviso, la sua culla si illuminò d’un chiarore celeste: un incantevole ed amabile bambino si chinava verso di lei. Era il suo ultimo figlio, Giovanni Evangelista, morto da molto tempo, la cui morte la aveva spezzato il cuore. Egli era come vivo, ma molto, molto più bello. Se solamente fosse capace di descrivere un poco quella beatitudine infantile! Il piccolo Giovanni salutò sua madre con amore e rispetto. Francesca le tese le braccia e la voce spezzata dall’emozione, le disse: “Bambino mio! Tu pensi dunque ancora a me nella gloria del cielo?”. Il piccolo le rispose con una toccante dolcezza: “Certamente! Come potrei dimenticarti? Non vedi, a fianco a me, un altro bambino ancora, molto più bello di me? E’ il mio compagno nel coro degli Arcangeli. Io faccio parte del coro degli Angeli; ma lui è molto più elevato nella gloria. Dio ti invia questo arcangelo cara mamma, per rimpiazzare me ed Agnese, poiché anche ella mi seguirà ben presto in cielo. Quest’arcangelo starà con te, giorno e notte, in modo che i tuoi occhi di carne potranno vederlo; egli sarà il tuo consolatore e non ti lascerà mai”. Poi il piccolo Giovanni scomparve, ma l’arcangelo rimase vicino a Francesca. Ella lo vedeva quasi sempre. Solamente alcune volte, quando lei non aveva avuto abbastanza pentimento delle sue imperfezioni, egli scompariva per un po’ di tempo ai suoi sguardi, fermo restando comunque vicino a lei.

Questa mattina, durante la meditazione, ho visto San Giovanni Nepomuceno. Il mio arcangelo mi dice che questo illustre martire era ben troppo poco invocato; che egli era non solamente il patrono dei confessori, ma anche di quelli che sono calunniati. I sacerdoti soprattutto devono invocarlo per tutti quelli che li calunniano. Il mio arcangelo mi raccomandò, anche a me, questa pia pratica. San Giovanni Nepomuceno era di statura media. Sembrava assorto in se stesso. Guardava così forte sovente i suoi due Angeli; i suoi sguardi scrutavano anche con attenzione i suoi penitenti, per conoscere lo stato delle loro anime, poiché egli li vedeva tutti, in compagnia dei loro Angeli. Egli aveva il dono di leggere nei cuori. La regina di Boemia era non solamente la sua penitente, ma anche sua figlia spirituale. Ella è santa, benché non sia canonizzata. Il dolore che provò alla perdita del suo confessore fu spaventoso; il suo cuore ne era come spezzato. Ma i suoi occhi rimasero asciutti fino a che lei non ebbe toccato il suo corpo; non fu che allora che ella poté versare benefiche lacrime. Ogni volta che San Giovanni Nepomuceno annunciava la parola di Dio, la sua “Dominazione” era vicino a lui, suggerendogli i pensieri. Il suo aspetto era calmo, senza foga; eppure la sua parola era energica e toccava i cuori. Egli portò nella sua tomba il giglio della verginità ed una purezza senza macchia. Egli gioisce della gloria dei martiri, dei sacerdoti e delle anime vergini.

Vi era oggi una grande festa nei cieli per San Luigi Gonzaga. E’ un santo così amabile! Io lo amo molto perché aveva una così grande venerazione per gli Angeli e raccomandava dappertutto il loro culto. Quando morì, la sua stanza era ricolma di Angeli. Maria era vicino al suo letto e Gesù al di sopra, di modo che Luigi poteva vedere il Volto divino. Quando il Signore chiamò Luigi col suo nome, egli rimise la sua anima tra le mani di Gesù. Essa era come una colomba brillante di chiarezza”.