I tristi scenari italiani

Giuseppe Lembo

Quando qualche anno fa molti italiani, soprattutto della comunicazione autentica, della cultura e dei saperi, andavano dicendo queste cose, in prima persona si ritrovarono contro le accuse di sfascismo populistico, soprattutto da parte del Premier Renzi e della numerosa cricca di POTERE, sempre più ostinatamente avvitata intorno al fare politica al fine del POTERE UNICO, senza rompiscatole e senza perdita di tempo per un confronto che non serve assolutamente a niente, avendo come solo fine, di ritardare i percorsi italiani, tragicamente in cammino con le sole scelte dei decisori unici. Renzi e compagni, di fronte alle ostinate volontà italiane del remare contro da parte di chi saggiamente non riconosceva utili per l’Italia futura, scelte sempre più inopportune e dannose per il futuro possibile, andava alzando la voce accusando di gufismo chi, a giusta ragione alzava la voce per mettere in evidenza il diffuso crescere dei mali italiani; di quelli concreti della dismissione e della delocalizzazione che hanno tristemente tolto l’ossigeno del Futuro ad un’Italia ormai senz’anima e gravemente incapace di agire e reagire, sia all’interno, per effetto di una condizione di società sempre più dismessa, sia all’esterno, per la minore credibilità italiana, a causa dei gravi mali economici, sociali, di legalità e di prospettive future, sempre più negate ad un Paese in ginocchio tristemente avvitato su se stesso e sempre più in discesa libera verso un baratro assolutamente insanabili. E così, l’Italia della Prima Repubblica, dopo un percorso di 50 anni finalizzato a far crescere l’Italia, rendendola, tra l’altro, una grande potenza economica del mondo, si è lentamente avvitata verso uno sfascio, ormai difficile da fermare.L’Italia, nonostante il suo passato di sviluppo e di grande crescita economica, con la cancellazione della politica, trasformata in modo assorbente in potere unico, va verso una tragica deriva; a dominare il presente italiano è la triste e diffusa condizione degli scenari disumanamente dismessi, con una delocalizzazione crescente del mondo delle produzioni italiane che si negano al nostro Paese, in quanto ormai senza futuro, sono destinate a morte sicura. Allontanandosi dal suolo italiano, essendo il nostro sempre più un Paese dalle porte chiuse; un Paese senza lavoro che ormai non produce più le risorse necessarie al futuro italiano, con l’unica certezza incombente e dominante della gente sempre più povera; sempre più sedotta ed abbandonata e tristemente sola con il proprio disumano destino che si nega al Futuro. L’Italia nei suoi 50 anni della Prima Repubblica, con Statisti di rilievo al governo del Paese e fortemente rappresentativi nel mondo con saggi percorsi di vita democratica, ha saputo garantirsi istituzionalmente un suo insieme umano e politico; tanto, con il dovuto rispetto delle regole democratiche.  Di tristi fatti italiani che, in un silenzio assordante, scorrono con indifferenza per il futuro che, così facendo, diventa un futuro sempre più negato; sempre più cancellato per i poveri italiani del niente, gravemente sedotti ed abbandonati. Purtroppo, con la fine della Prima Repubblica, siamo giunti alla fine di un bel sogno italiano, con la grave caduta autunnale delle tante speranze di un’Italia nuova e protagonista di Futuro. Altra grande speranza italiana è stata intimamente legata alla stagione dei Sindaci, a partire dal 1993; ma si è trattato, purtroppo, di sole speranze.Il bilancio di questo tempo trascorso è un chiaroscuro fatto più di ombre che di luce. Un chiaroscuro, oggi 2017, caratterizzato da tinte sempre più scure e segnate in modo diffuso, da un vuoto di saggia rappresentanza democratica nel prendersi cura dei cittadini, così come istituzionalmente e democraticamente dovuto; così come istituzionalmente e democraticamente necessario. E così, nella povera Italia nostra, anche la Stagione dei Sindaci a partire dal 1993, è stata la più recente punta di un distruttivo iceberg italiano, che ha interessato i territori grandi e piccoli della penisola, fiduciosa in un suo cammino che faceva ben sperare a tutti gli italiani, senza differenza territoriale di fede e/o di concreta appartenenza politica. Dopo l’entusiasmo italiano, datato a partire dal 1993, è scattato il disincanto con la triste e diffusa condizione di SINDACI DAL POTERE UNICO, uomini soli al comando, circondati da gravi e crescenti problemi, sempre più prossimi ad arrendersi ed assolutamente incapaci di governare l’impossibile, compresso da strategie di un Potere unico, tendente, non alla soluzione dei problemi ma al solo nulla, con grave distacco dalla gente che da tempo va chiedendo, tra silenzio e voce alzata, nuove e più umane condizioni di vita; condizioni di una vita possibile, ribellandosi in tutti i modi alla vita negata, con gli scenari tristi dei Sindaci sempre più uomini soli al comando. Siamo così anche al crepuscolo italiano dei Sindaci, veri e propri uomini-dei. Tanto, per effetto di un crescente potere unico che, cammin facendo, si è andato mediocrizzando, rendendo sempre più, la politica orfana di partecipazione e di protagonismo allargato, visto come inutile al proprio governo, nella veste del Potere unico, di padri-padroni.