Il dibattito delle idee: fermate il mondo! Corre troppo!

Giuseppe Lembo

La mancanza di dialogo fa correre gravi rischi al mondo. Dal dialogo, l’uomo del mondo, può mettere a frutto le idee che, da idee della persona, diventano idee condivise. Molto importante è la maieutica per stare insieme sapendo ascoltare gli altri e producendo, attraverso il dibattito delle idee, quel saggio rapporto umano che si concretizza nella condivisione delle idee, la prima grande risorsa per garantire al mondo un’umanità libera e solidale. Il mondo oggi è in una condizione di grave sofferenza; una sofferenza antropica che, oltre e prima di essere radicata nell’insieme umano, è dentro di Noi; è fortemente radicata dentro di Noi. Purtroppo, il mondo che corre sempre più in fretta, si porta con sé il cambiamento dal profondo della società, per cui niente, ma proprio niente, è più come prima; tanto, con una mutevolezza così veloce, da esserne più che coinvolti, aggressivamente travolti. Siamo, come va dicendo Hartmut Rosa, fortemente legato al pensiero sociologico della teoria critica, con in primo piano Adorno, Marcuse, Habermas ed altri, ad una vera e propria rivoluzione nel modo sociale di esistere. Il mondo che corre e sempre più in fretta, purtroppo, non porta con sé la buona novella di un insieme umano capace di volersi bene e di pensare solidale in modo da superare le gravi ristrettezze di una grave e sempre più diffusa povertà; di una povertà disumana che proprio non giova alla pacificazione della vita degli uomini, senza la quale proprio non si può vivere bene su questa nostra Terra, disumanamente incapace di trasformare l’Io in Noi. Il mondo che corre velocemente ed a ritmi sempre più insostenibili, alimenta un senso di profonda paura che, purtroppo, nella triste quotidianità umana di ciascuno di noi, si va impossessando delle nostre vite, rendendole più inerti e più incapaci di pensare ad un futuro migliore per se stessi e soprattutto per i propri figli, dal futuro cancellato; dal futuro, sempre più negato. La condizione umana del “correre sempre di più”, non è assolutamente una buona e saggia condizione. Così come si è impossessata di noi, oltre a non permettere di fermarci mai, ci porta ad accelerare per “correre sempre di più”; tanto, non per migliorare la nostra condizione di uomini tra gli uomini, ma almeno per cercare di non arretrare e così arretrando, di fare dei passi indietro.  Purtroppo, tanta parte della velocità del mondo nei suoi cambiamenti sempre più accelerati è dovuta e conseguente, così come nelle teorie di Fromm e di Marcuse, al ruolo dell’uomo, da Io mondo, sempre più velocemente impegnato , attraverso le sue crescenti attese di allargare gli orizzonti del proprio avere, per diventare padrone del mondo, con indifferenza assoluta per tutto quello che gli gira attorno, compreso quel mondo delle povertà che, a dismisura, si allarga nei nuovi orizzonti di un avere dei pochi che si candidano a “padroni del mondo”; di un mondo che, inarrestabilmente, corre sempre più in fretta. La società attuale è ormai presa dal vortice inarrestabile del correre in modo sempre più veloce. Occorre correre e non fermarsi mai; occorre dinamicamente ed a passi accelerati, pensare a crescere; pensare a produrre competitivamente ed innovando, sempre di più. È questo il nuovo modo di essere nel mondo; chi si ferma, resta indietro ed è tagliato fuori da ogni possibile opportunità di protagonismo di futuro che, così facendo, diventa senza appello, non futuro; diventa futuro negato. Nel mondo in cui viviamo tutto è caratterizzato dal fare presto; tutto, ha al primo posto il dovere di correre il più velocemente possibile. Non c’è assolutamente, un altro modo di essere nel mondo; non c’è possibilità alcuna dell’andare piano nel proprio rapporto di uomo con un altro essere umano. Tutto ha alla base la fretta; tutto è correre; tutto è non fermarsi mai per non rimanere indietro e così facendo, non avere la possibilità di correre ed in fretta verso quelle che sono le attese divinizzate (avere ed apparire), che muovono l’uomo del nostro tempo dal dinamismo inarrestabile ad un punto tale da diventare una vera e propria accelerata mutazione genetica del nostro modo di essere uomini “accelerati” di questa nostra Terra, resa dall’insipienza umana, disumanamente accelerata e senza possibilità alcuna di concedersi una pausa per riprendere a respirare. Così facendo, si compromette e non poco, il dialogo assolutamente impossibile per mancanza di un saggio tempo umano. Il mondo, così facendo, diventa sempre più muto; il suo silenzio assordante crea, in modo diffuso condizioni di ostilità verso l’altro che, sempre più spesso, per il crescente e diffuso bisogno di ascolto ci appare come indifferente e come espressione di un mondo assolutamente estraneo. Il nostro rapporto con il mondo orientato al dominio, è in una crisi profonda. Le persone non vogliono ascoltare e tanto meno sono ascoltate. L’accelerazione ed il non fermarsi del mondo produce come dannato risultato, il solo protagonismo di un mondo muto che proprio non ci giova come uomini di questa Terra ammalata di UOMO e come insieme umano sempre meno democratico nel rapporto con gli altri, soggetti silenziosi e sottomessi di un’accelerazione che, ha di fronte a se, sempre più, un mondo disumanamente muto; un mondo che corre verso il NULLA esistenziale.