Web Tax e il caso Google

Daniele Imparato*

La nuova “procedura di cooperazione e collaborazione rafforzata” denominata web tax che identifica come soggetti passivi dell’imposta i grandi distributori di internet come ad esempio google. Si tratta di autoregolarizzazione della posizione tributaria con la quale i soggetti non residenti operano in Italia. Il Legislatore, mediante una “sanatoria” per le presunte violazioni commesse negli anni passati, sistemerà i precedenti periodi d’imposta dei grandi operatori di internet. La “sanatoria” che google dovrà pagare ammonta a 306 milioni di euro e per il futuro il Legislatore applicherà la corretta tassazione delle attività svolte in Italia mediante una stipula di accordi. Da premettere che, a parere degli esperti, l’unica colpa che dovrebbe essere imputata a google è quella di non aver interpellato l’agenzia delle entrate per capire quale fossero i tributi da versare alle casse dell’erario considerato che nei codici non era menzionata alcuna tassazione inerente i servizi internet; Tassazione che infatti sarà stabilita mediante un accordo con l’amministrazione finanziaria. Si rammenta che non può essere sanzionata, un’azienda, che non ha versato un’imposta che in quel periodo non era neppure regolamentata dal codice ed inoltre qualsiasi accordo tra questi soggetti e l’amministrazione finanziaria pare essere irregolare. Il Legislatore dovrebbe regolamentare la corretta tassazione, escludendo le violazioni praticate, senza far ricorso a nessun accordo visto che i tributi, in generale, sono imposti dalla Legge e che ogni accordo in questa materia tra un contribuente e l’amministrazione finanziaria non è concepito dalla Legge; In altre parole google sarà sanzionata, retroattivamente mediante la modifica della Legge spazio-temporale, ingiustamente in quanto negli anni precedenti la tassazione del mercato di internet non era regolamentata. Il problema è sorto a causa del principio di territorialità.

*consulente del lavoro