Carrierismo di fede nella Chiesa?
Rita Occidente Lupo
Nella Chiesa, spesso il mal costume imperante mondano, velato da falsi sorrisi. Protagonismo di esponenti che dovrebbero invece rimandare esempio di aderenza alla vita cristiana, con il grembiule del servizio, anzichè il piedistallo degl’incarichi! Nei gruppi, tra consacrati e laici impegnati, purtroppo spesso cattivi esempi rimbalzano sulle pagine della cronaca, invitando tanti tiepidi a desistere dall’intraprendere un cammino di conversione spirituale. Fortunatamente, eccezioni, per l’edificazione comune, punti di riferimento per far sì che l’istituzione millenaria, ancora detenga la su autorevolezza in materia di fede, brillano accanto alle ombre. Perchè di questo, purtroppo, s’avverte oggi penuria: col pullulare di aggregazioni laicali e di associazioni statutariamente miranti al bene sociale ed alla solidarietà, si registra spesso una mancanza di coerenza voluta. Si finisce per ambire a primogeniture, optando per passerelle di vanità, anzichè procedere con tratto umile e caritatevole. Si offre il fianco alla mormorazione ed alla chiusura settaria, in antitesi con la Parola, semmai al termine della partecipazione all’Eucarestia, più che mantener fede a quel segno di pace scambiato poc’anzi con la stretta di mno. Pertanto, la fede, diventa sempre più appannaggio di sparuti proseliti, perplessi sui luoghi di culto, location d’esibizionismo e di fariseismo, più che cenacoli di santità. La Chiesa, costituita da uomini, resta pur sempre un luogo in cui vengon fuori vizi e virtù dei singoli, per cui tanti cercano un posto non alla luce della santità, ma dell’apparire. Su questo Papa Francesco insiste, col suo tratto alla costante attenzione ad incarnare il Vangelo, redarguendo i pastori di anime ed invitando i laici ad imitare il Cristo. L’era contemporanea, fotografa chiese semi deserte, svuotate principalmente di presenze giovanili: dopo la Prima Comunione, tanti si dileguano fino alla Cresima o al fatidico Sì nuziale. Solo gli anziani, avendo tempo a disposizione, ore da sottrarre alla noia, a biascicare preghiere ed a frequentare la Messa feriale ed a rispettare i precetti festivi. I giovani, che continuano ad essere nella Chiesa, rare volte contagiano i coetanei. Perchè, la fede, assurge sempre più a valvola di sfogo nel momento della necessità materiale o morale: difficilmente la si vive quando la vita gratifica ed il successo arride! Invece, vivere cristianamente, habitus d’ogni tempo, non in alcuni momenti dell’anno o in gettonate mete spirituali. E senza vanto operativo! Come Lourdes, dove l’infermo, protagonista di sofferenza, chiama a raccolta catene di solidarietà. Ma anche in tale luogo, il rischio d’inseguir vanagloria, dietro medaglie o distintivi. Il vero servizio, nella Chiesa universale, non di mostrine al valor civile, ma d’amore umile e disponibile, ogni giorno, ricordando l’inno paolino alla Carità, best seller per la salvezza spirituale! E Lourdes, deve continuare per gli hbituè ed i pellegrini occasionali, nella propria realtà, ogni giorno!!!!!