Salerno: Caritas, don Russo, pensieri…ad alta voce

Per una estate calda ma tanto fredda, per un tempo di crisi materiale e per un tempo creato (costruito) sulla paura, io grido: Spalancate le porte a Cristo. * Dallo sguardo ricco d’amore e di fede rivolto ai poveri, nasce l’urgenza di operare per la loro inclusione sociale: «Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società». Mentre protesti, mentre difendi il tuo benessere, mentre sei chiuso nel tuo egoismo ma anche quando ti senti impotente, quando vorresti amare ma non puoi, accogliere ma non puoi, accettare ma non puoi, ti ricordo che «ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo».  Lo sai e io lo so che ciò «richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni». Lo sai che «Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che egli stesso “si fece povero” (2Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri».  Perciò, fratello non mi rimproverare, non mi chiedere di farmi da parte, lo sai che ne soffrirei, ma devi anche sapere che «per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» (EG n.198). «Senza l’opzione preferenziale per i più poveri, l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone». Ci siamo soffermati, te lo ricordi, insieme durante la quaresima a riflettere sulle parole di Papa Francesco che afferma: «Il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita». Riferendosi alla parabola evangelica di Lazzaro, il papa aggiunge: «Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto». A opporsi a questa scelta c’è «l’avidità del denaro», che «può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico». Per l’uomo corrotto dalle ricchezze «non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo». In realtà, «la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo… Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello». Per una estate meno “fredda” e per un tempo più sereno, io sussurro: grazie fratello

Da tuo fratello
Marco*
Direttore Caritas Diocesana Salerno Campagna Acerno