Cava de' Tirreni: il processo fa chiarezza

L’Amministrazione Servalli mette un punto fermo su una delle pagine più gloriose e prestigiose della storia cittadina: la donazione della Pergamena Bianca da parte di Re Ferrante I al Sindaco Onofrio Scannapieco il 4 settembre del 1460.  Il “Processo alla Pergamena in Bianco”, che si è tenuto ieri nella Sala delle Conferenze e del Consiglio, di Palazzo di Città, organizzato e moderato dal prof. di storia medievale, Gianluca Cicco, ha visto una folta partecipazione di pubblico e dei gruppi folkloristici di trombonieri e cavalieri. Dopo i saluti del Sindaco Vincenzo Servalli e l’intervento del presidente dell’Atsc (Associazione Trombonieri, Sbandieratori e Cavalieri), Sabato Bisogno, che ha ribadito l’importanza del movimento folkloristico cavese  che promuove e tramanda alle nuove generazione la storia cittadina, hanno relazionato i professori, Francesco Senatore, Università Federico II di Napoli; Marialuisa Squitieri, Istituto Italiano per gli Studi  Filosofici; Francesco Storti, Università Federico II, Napoli; Giuseppe Foscari, Università di Salerno, chiarendo in maniera definitiva i fatti della Battaglia di Sarno e la concessione della Pergamena. Animato anche il successivo dibattito sopratutto dallo studioso e appassionato della storia di Cava de’ Tirreni, Massimo Buchicchio che ha sostenuto la tesi dell’intervento dei cavesi, seppur non 500, nella battaglia di Sarno. Alla fine è risultato certo che si tratta di un falso storico, inventato molti secoli dopo, l’intervento di 500 uomini armati di pistone in aiuto a Re Ferrante, bloccato a Sarno dall’esercito di Giovanni d’Angiò che gli contendeva il regno. Nessuna evidenza è mai stata prodotta di tale intervento, seppur di cavesi, in quanto uomini d’arme al seguito dell’esercito aragonese, se ne ha traccia, ma nulla a che vedere con manovre, imboscate o qualsiasi altra azione militare messa in pratica da guarnigioni di militi cavesi in aiuto al Re. È certamente un unicum, dall’assoluto valore storico, la concessione della Pergamena, conservata a Palazzo di Città. Di gran lunga il fatto più importante che valse onori, gloria, fierezza al popolo cavese, la fedeltà dimostrata al Re. La Città di Cava, infatti, fu l’unica che mai si arrese agli angioini, li combatté, ma subì anche il saccheggio e la violenza degli assalitori. Per questo atto di eroismo e per la valenza della Città e dei suoi Patrizi, ben radicati nella Corte napoletana, il Re Ferrante I concesse la Pergamena con la quale i cavoti avrebbero potuto chiedere qualsiasi cosa, invece la lasciarono in bianco. Il Re li ricompensò con i famosi Privilegi, con i quali i cavesi furono esentati dal pagamento di gabelle ovunque commerciassero, rendendo, per gli anni a venire, La Cava tra le più ricche e floride città del regno.“Una operazione di verità – afferma il Sindaco Servalli – che nulla toglie ed anzi ancor di più testimonia la fierezza e la lealtà del nostro popolo. Il nostro simbolo è la Pergamena che ancora oggi conserviamo gelosamente. Intorno ad essa dobbiamo costruire, su solide basi storiche, un vero progetto che possa concorrere insieme ai più importanti eventi nazionali ai finanziamenti per le rievocazioni storiche, e la nostra città ha pienamente titolo a parteciparvi, ma c’è bisogno del concorso di tutti”.