Roma: Governo, Gallo “Scuola, decreto 0-6 serve a poco”

 “Credo che il decreto del governo sul sistema 0-6 serva a ben poco ed è eccessivamente ambiguo, sia rispetto alla gestione pubblica o privata, sia rispetto alla ripartizione delle risorse sul territorio. E’ giusto aumentare la qualifica per l’accesso ai ruoli di educatori ed educatrici, salvaguardando le persone già formate con le vecchie regole, ma non si può sempre aumentare le qualifiche, l’impegno e la formazione richiesta senza aumentare mai lo stipendio dei docenti. Non è una questione strettamente economica ma di qualità della scuola”.Ad affermarlo è Luigi Gallo, deputato M5S in Commissione Cultura, intervenuto oggi al convegno nazionale “Scuola dell’infanzia e Sistema integrato 0-6, Analisi di Fattibilità” che si è svolto all’università di Firenze.“E’ buona l’idea di un coordinamento pedagogico territoriale, tant’è che nel programma del M5S vogliamo inserire delle equipe territoriali di supporto ai docenti e al sistema scuola per tutti gli ordini e gradi del sistema scolastico. La scuola va considerata come un’unica comunità educante e questa ulteriore separazione 0-6 di questa comunità non fa bene ai bambini. Le priorità con questo decreto non vengono affrontate: bisognava definire i livelli essenziali di prestazione per l’istruzione per stabilire dei livelli minimi di servizio per legge. Ma non è stato fatto perché questo obbligherebbe il governo a creare un fondo per sostenere i livelli minimi essenziali. Inoltre non ci sono le risorse e questo è un dato di fatto. Andranno a dire – continua Gallo –  che hanno stanziato 200 milioni di euro per quest’anno ma non è così. Basta leggere l’articolo 13 della legge per scoprire che i soldi vengono semplicemente presi dal fondo della buona scuola che a sua volta è una partita di giro. Renzi ha sempre affermato di aver investito 7 miliardi con la Buona Scuola ma non è così. A smentirlo è lo stesso Ministero dell’Economia che a gennaio 2017 nel suo report segnala che in questi anni e nei prossimi non ci sono aumenti per i fondi dell’istruzione”.