Oggi si festeggiano Santi Filippo e Giacomo apostoli

San Filippo apostolo (Betsaida, 5 circa – Hierapolis, 80) è menzionato nei Vangeli come uno dei Dodici apostoli di Gesù Cristo: indicato al quinto posto nell’elenco degli Apostoli dei Vangeli sinottici. Non va confuso con Filippo il diacono che evangelizzò la Samaria secondo la narrazione riportata negli Atti degli apostoli. Secondo alcune fonti apocrife, Filippo avrebbe evangelizzato per vent’anni la Scizia, a fianco delle sue due figlie vergini che portava sempre con sé. Un giorno l’apostolo venne catturato da alcuni pagani, i quali lo trascinarono nel tempio di Marte e lo costrinsero a sacrificare alla statua del dio, ma in quello stesso istante il piedistallo della statua si sgretolò e dalla cavità uscì un drago che si avventò sul figlio del sacerdote che stava preparando il fuoco per il sacrificio e lo uccise con il suo alito venefico, e insieme a lui anche due tribuni, avvelenando molti degli astanti con il suo alito pestilenziale; allora Filippo scacciò il drago e resuscitò coloro che erano stati uccisi dal demonio, guarendo infine gli ammalati a causa delle sue esalazioni pestifere. Filippo giunse a Hierapolis – città sacra ad Apollo e sede di un oracolo molto importante nell’antichità – nella regione della Frigia, dove convertì molti al cristianesimo, perfino la moglie del proconsole. Il quale, adirato, lo fece inchiodare a un albero a testa in giù, come rappresentato nell’iconografia tradizionale. Dopo la sua morte fu lì seppellito. Giacomo il Minore (5 circa – 62) è stato uno dei dodici apostoli di Gesù.La Chiesa cattolica dal 1959 celebra la festa di San Giacomo il Minore il 3 maggio insieme all’altro apostolo Filippo. In precedenza la sua festa ricorreva il 31 maggio e prima ancora il 10 maggio.Nel Nuovo Testamento il suo nome ricorre quasi esclusivamente nelle liste dei dodici Apostoli di Gesù Cristo, dove viene indicato come Giacomo d’Alfeo. Il patronimico consente di distinguerlo chiaramente dall’altro apostolo di nome Giacomo, il cui padre era Zebedeo: quest’ultimo viene chiamato dalla tradizione Giacomo il Maggiore, mentre il figlio di Alfeo viene generalmente indicato col nome di Giacomo il Minore.Sulla base di così scarse citazioni non è dunque possibile ricostruire alcunché della sua vicenda biografica, neppure nel periodo in cui fu un seguace di Gesù. Nel resto degli Atti e in altri scritti neotestamentari manca qualsiasi riferimento anche di una sua attività seguente alla morte del Cristo. Poco sappiamo intorno alla sua morte. Anche all’interno della Chiesa cattolica è considerata una ipotesi la morte per lapidazione nel 62 d.C., che appunto non lo celebra col titolo di martire.