Montecorvino Rovella: preziosa pubblicazione di Benedetto D’Arminio su catasto onciario del 1753

Rita Occidente Lupo

Il Catasto onciario, precursore degli odierni catasti, rappresenta l’attuazione pratica delle norme dettate dal re Carlo di Borbone nella prima metà del XVIII secolo, per un riordino fiscale del regno di Napoli, progettato e diretto da Bernardo Tanucci. Un insieme di casate, con reddito, blasoni, fuochi:  vademecum per conoscere le origini di alcuni ceppi familiari e per andare a ritroso nel tempo. Un po’ per nostalgia, come afferma Benedetto D’Arminio nel suo pregevole saggio a riguardo, un po’ per procedere come fa lo storico, con la lente d’ingrandimento nel risalire alle vestigia del tempo. D’Arminio, nativo di Montecorvino Rovella, sacerdote dal 1958, parroco di Curti e S.Caterina, nonchè economo-curato a Sovvieco, laureato in Pedagogia, dopo la licenza in Teologia Pastorale presso l’Università “Antonianum” di Roma, vanta un ampio excursus studiorum, dopo aver retto la docenza anche al Seminario Arcivescovile di Salerno. Attualmente Rettore del Santuario Maria SS. del Carmine di Salerno, è cappellano di Sua Santità. Tra le sue numerose fatiche letterarie “Fede e arte a Montecorvino Rovella”, redatto in collaborazione col dirigente scolastico Carmine Tavarone, mentre in collaborazione con Nicola Fortunato “Un curato nella valle di Giffoni Valle Piana e le famiglie illustri” nel luglio 2008; “Famiglie nobili e personaggi famosi di Montecorvino (Rovella e Pugliano) nel dicembre 2009; “Il Patrimonio dell’ insigne Collegiata di S.Pietro di Montecorvino Rovella” nell’ottobre 2011 e “Codice di diritto civile e consuetudinario della università di Montecorvino” nel dicembre 2014. Nel saggio sul catasto onciario, che arricchisce notevolmente la bibliografia del tempo, affondando la conoscenza in uno spaccato epocale in cui il reddito pro capite, corrispondente alla reale condizione sociale, stigmatizzata la quantità di cittadini benestanti, borghesi, possidenti, accanto a contadini, viaticali, cioè viaggiatori di commercio. Una gamma civica, a campionatura, con capitale imponibile superiore a 100 once. Alla luce della riforma catastale del 1753, un nuovo sistema tributario:  l’utilizzo dell’antica oncia, moneta romana, innescò non pochi conflitti, anche se nell’uso comune cedette il passo al ducato. Le tasse, applicate in base ai singoli ed ai beni. Ed a seconda della categoria d’ appartenenza. Nel Comune di residenza, chiamato Università, anche i possessori di bestiame contribuenti, come i capifamiglia ed i residenti. Anche la proprietà privata non esente da dazio. La riforma del catasto pose il ridente comune picentino, ammantato tra il verde, agricolo nella sua genesi, in una condizione di fronteggiare le sfide del tempo, detenendo alto il valore delle singole casate…anche se a caro prezzo!