Liberali Italiani "Non scordare la lezione dei Trattati di Roma"

L’articolo “La lezione attuale di 60 anni fa” dell’eurodeputato PD Simona Bonafè auspica con passione un’Europa in cammino, ma elude il suo stesso titolo non cogliendo il nocciolo della lezione dei Trattati di Roma. Riferendosi ai loro fondamenti, l’articolo mischia fattori che contrastano in modo sottile ma decisivo. Parla esattamente di “Libera circolazione di persone, servizi, merci e capitali”, ma si sofferma subito su aspetti operativi che erano soltanto strumentali alla libera circolazione, tra i quali la cooperazione tra i membri. E infatti prosegue con un’affermazione netta e giustissima, “I Patti di Roma sono basati sulla libertà” ma poi affianca  alla parola chiave libertà la parola cooperazione, così promuovendola d’imperio da strumento a valore fondante.  E commenta: i Trattati di Roma sono “un’incredibile impresa di costituirci uniti che ci ha portato ben oltre le intenzioni iniziali”. Così confermando di non aver colto appieno la lezione. Le intenzioni iniziali erano quelle. Nella Conferenza di Messina (giugno 1955), voluta da Gaetano Martino, Ministro degli Esteri, liberale, docente di fisiologia e rettore in quella Università, i sei paesi intervenuti, non essendoci consenso su un preciso progetto di unione europea, si accordarono  per creare due istituzioni, la Comunità per l’atomo e la Comunità Economica Europea, poi nate con i Trattati. L’accordo per la CEE ebbe due caratteristiche fondamentali. La prima è che, in coerenza con la libertà di movimento di persone e cose, l’iniziativa era degli Europei in autonomia, senza pressioni USA. La seconda è che l’iniziativa non rincorreva un’integrazione generale e non definiva i rapporti tra le nuove istituzioni e gli stati coinvolti. Fissava l’unione doganale e  l’impegno a sviluppare l’integrazione economica a  passo a passo. Dopo 12 anni, i Governi avrebbero valutato i risultati per stabilire il da farsi. Il metodo del passo dopo passo corrispondeva ad una visione non più legata all’aspirare a progetti rigidi predefiniti. Erano le singole realtà (e dunque gli stati su cui erano sovrani i cittadini) il motore per costruire l’assetto più efficace al fine di convivere insieme liberi. Il PCI contrastò la costruzione CEE, definendo il sistema a passo a passo un trucco capitalistico per ingannare il popolo (famosi gli interventi in Parlamento ripetuti per due decenni). Negli anni, la capacità del metodo della libertà a passo a passo,  ha fatto della UE l’istituzione internazionale meno lontana dai cittadini. Non a caso il meccanismo si è inceppato quando il metodo della libera circolazione e del confronto sperimentale sui risultati, è stato messo di fatto da parte e sostituito dalla cooperazione incapace di scegliere in base alle concrete condizioni reali. In pratica dal pensare possibile svilupparsi, sulle spalle della sovranità dei cittadini europei, privilegiando le burocrazie e i loro disegni prefissati. Ecco perché non cogliere la lezione di libertà a passo a passo, rende ardua oggi l’impresa, auspicata dalla Bonafé, dell’Europa in cammino. Incombe lo spettro della proposta di riforma costituzionale che la Bonafè voleva. Non contano intenzioni e speranze, contano procedure e mezzi per il convivere accettati dai cittadini.
Raffaello Morelli