Non si può morire d’ Italia: suicidi in aumento

Giuseppe Lembo
 
Il grido di dolore di Michele, ultimo dei tanti suicidi d’Italia, è veramente straziante e va ben oltre il senso comune di umanità per chi fa una scelta così tristemente tragica. La vita da vivere oltre che un diritto è anche un dovere; un dovere da parte di chi l’ha avuta in dono come parte dell’insieme umano in cui va saggiamente e serenamente vissuta, in grande armonia ed in un grande equilibrio con gli altri di cui si fa parte ed a cui, tra l’altro, appartiene, come valore-risorsa umana, anche la vita degli altri che va voluta bene, rispettata e fortemente tutelata da chi, istituzionalmente, nel nostro Paese, si deve rendere responsabilmente attuatore del diritto alla vita, così come costituzionalmente previsto a garanzia di tutti gli italiani. Tanto, tra l’altro, è scritto anche nella Carta dei diritti universali dell’uomo della Terra. Il diritto alla vita è nel nostro Paese, un diritto di tutti i cittadini italiani, tra l’altro, garantiti anche dalla Carta dei diritti universali dell’uomo della Terra. L’una, il forte simbolo del diritto degli italiani alla vita, unitamente all’altra, il simbolo del diritto universale al vivere sulla Terra, purtroppo, vengono sempre più spesso negati, se non del tutto cancellati, ad un punto tale da rendere la nostra Costituzione e la Carta dei diritti universali dell’uomo, degli inutili pezzi di carta, in quanto sempre più svuotati di valori e di contenuti. L’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale non si presta ad equivoci; ci considera tutti uguali davanti alla legge; tutti uguali, senza distinzioni che purtroppo si presentano con forza e creano le tante differenze umane ed un mondo dai diritti negati, in assoluta e disumana controtendenza rispetto a quel “tutti siamo uguali davanti alla legge”. Siamo, come società molecolare, in condizioni da cui è difficile uscirne. È veramente difficile uscirne! Si naviga sempre più a vista; il cosa fare, senza ambigue rivincite, è fortemente lontano dagli orizzonti italiani che, più di altre parti del mondo, soffrono di un male italiano dalle lontanissime soluzioni, in quanto male diffuso, per cui non ci sono assolutamente idee per fare ripartire l’Italia, restituendola ad un nuovo sviluppo possibile. C’è confusione, tanta confusione nel potere politico italiano che agisce con indifferenza per la dinamica sociale in forte crisi e sempre più lontana dal mondo confuso dei dominanti, egoisticamente avvitati su se stessi, con grave e disumana indifferenza per gli altri d’Italia. E così la politica, è sempre più orfana del consenso italiano; con indifferenza il potere di chi governa l’Italia, pensa ad altro. Pensa alla propria sopravvivenza da Paese ammalato di futuro; da Paese in croce e senza possibilità alcuna di Resurrezione. Tra l’altro, le già gravi condizioni italiane, si sono andate aggravando dal 2013 per la marginalizzazione diffusa di Renzi, il rottamatore per la cultura della mediazione, in una con un fare da “potere unico” dell’uomo solo al comando. Che è successo cammin facendo? Il 4 dicembre 2016 con il risultato catastrofico del Referendum per i fautori del SI e per Renzi padre-padrone in pectore dell’Italia, ha rimescolato le carte, creando grandi incertezze ed una grande e diffusa crisi da guerra guerreggiata per una verticalizzazione del potere unico mai conosciuta prima in Italia, ormai confusa e senza certezze di futuro; tanto, da vedersi cancellata anche la speranza di un futuro possibile. Siamo ad una sfida all’interno del potere italiano; siamo ad una sfida di potere che vede indifferente la gente che, prendendone le distanze, non si entusiasma a niente e per nessuno e se ne sta a guardare aspettandosi, rassegnati, giorni difficili e tristi, da futuro italiano maledettamente negato. L’Italia è umanamente e soprattutto politicamente confusa. Siamo, come Italia, i primi dell’Occidente per crisi umana e sociale; i cambiamenti sociali, con la sola speranza diffusa del lavoro, producono una grande disperazione italiana. Una triste disperazione italiana, senza alcuna possibile via d’uscita. Quale l’alternativa possibile, per mettere ordine al disordine italiano, creando le condizioni per far ripartire il nostro Paese, disperatamente protagonista di sole speranze di futuro? Occorrono, per il nuovo italiano, prima di tutto, credibili soluzioni politiche; occorre una politica alternativa, capace di essere al centro di una fiducia nuova da parte degli italiani ormai stanchi e delusi di tutto. Occorre cambiare! Occorre cambiare l’Italia, rinnovando la sua classe dirigente, da troppo lungo tempo, sempre identica a se stessa; come mummificata, si muove indifferente, con le stesse idee e nella stessa direzione, preferendo un approccio sistemico verso il nulla italiano. Occorre assolutamente cambiare; occorrono idee nuove, con un forte protagonismo della rappresentanza per fare crescere e da subito, la tanto necessaria partecipazione democratica, dei cittadini. Così facendo, si può salvare l’Italia, liberandola dalle tristi condizioni del “disgusto italiano” per un potere che, così com’è, fa male, tanto male all’Italia. Un disgusto geograficamente unitario dal Nord al Sud del Paese. Un disgusto che ha cancellato tutte le dualità italiane Nord-Sud, purtroppo e sempre più, unite da una sempre più diffusa disperazione italiana; tanto, per disastri umani italiani di cui ormai non si interessa più nessuno, facendoli così diventare tragicamente i veri protagonisti unici dell’Italia che, senza bussola, naviga a vista verso quel disastro-fine da lungo tempo annunciato e che, non si fa assolutamente niente per evitarne le tanto tristi ed amare conseguenze per il vivere italiano disperatamente negato al futuro. Purtroppo l’Italia è il regno del “fare confuso”; un fare gravemente dannoso al futuro italiano. Perché questo? La risposta possibile è da ricercare nell’incapacità delle istituzioni al concreto fare italiano, sempre più basato sui mondi separati del potere politico a se stante da una parte e dall’altra una crescente domanda sociale, sempre più indifferente alla politica. Tutto questo, già male italiano di lungo corso, è esploso senza vie d’uscita nel 2013 con Renzi il nuovo “Orlando Furioso” italiano, impegnato a fare il guastatore delle cose italiane, rottamando di tutto e di più. A pagarne le spese anche la cultura della mediazione. Tanto, era considerata una necessità di un nuovo corso – percorso politico istituzionale italiano. L’eccesso di mediazione era visto assolutamente scomodo e per niente funzionale al progetto renziano, di una verticalizzazione del potere mai conosciuta prima. Ma per eccesso di interessi contrapposti, la strada sempre più in salita, ha creato un clima da sfida degli uni contro gli altri armati. Una sfida grave e perdente per l’Italia e gli italiani, brava gente. Purtroppo, nonostante l’assoluta necessità di moderazione tra le parti, ispirata al saggio principio dell’”est modus in rebus”, non ha assolutamente funzionato il saggio equilibrio di un’Italia moderata e dal confronto intelligente. Non ha funzionato in quanto siamo di fronte ad un’evoluzione fortemente accelerata della società sempre più molecolare. Una società liquida, indistinta; una società-moltitudine in profondo e diffuso cambiamento dove tutti credono convintamente di avere le carte in regola per candidarsi a “padroni” d’Italia, per dominare più che governare il popolo italiano, maledettamente senz’anima, ma comunque stanco di subire da indifferente ed in silenzio. La politica italiana non ha saputo e non vuole assolutamente capire il dove sta andando l’Italia; tanto e soprattutto, dal punto di vista umano e sociale. La politica si è rifiutata e rifiuta, sbagliando, di capire il nuovo italiano; un nuovo che si è venuto a trovare “re nudo”, con un grave e dannoso vuoto intermedio. La causa prima di questo
disastro annunciato è dovuta alla grande mancanza di un’intelligente e saggia cultura istituzionale, assolutamente necessaria per capire a fondo il funzionamento dell’apparato pubblico italiano. È una necessità inderogabile e senza appello, un utile confronto tra le rappresentanze sociali e territoriali; tanto, per camminare insieme in equilibrio anche se anomalo e nel rispetto reciproco, al saggio fine di trovare le soluzioni giuste al futuro di un insieme italiano che necessita assolutamente dell’incontro virtuoso politico-istituzionale e non di scontro, dannoso e perdente per TUTTI, così come vive quotidianamente l’Italia e gli italiani, sempre più negati al futuro, per un grave vuoto di saggezza italiana.