La Chiesa di Bergoglio: plauso o dissenso?

di Rita Occidente Lupo

Nel giorno della difesa della vita, le parole di Madre Teresa di Calcutta, invitanti a godere dell’esistenza in ogni spigolatura. Tra le rughe del dolore, come nella gioia di scoprire ogni nuovo giorno per amare! In questo la ricetta spicciola della felicità che la piccola Suorina regala al nostro inquieto tempo, che La vede giustamente  elevata alle glorie degli altari per la Sua impareggiabile carità verso gli ultimi. Gli accenti di una solidarietà operosa, non di facciata; di un andare all’altro incondizionatamente, senza riserve mentali e senza risparmiarsi, velato dai manifesti affissi in Capitale, bersaglianti la figura del Pontefice. Il suo operato, che non sembrerebbe consono a quella misericordia così inneggiata in un anno di grazia speciale ed anche in quella riforma che sta tentando di assestare ad una Chiesa che vive l’affanno dei tempi. In tanti a veder aperture del Magistero, travisando a volte anche i contenuti. In troppi a portare avanti presunte legittimazioni, già dalla vigilia del Sinodo sulla famiglia, per giungere all’apertura sacramentale ai divorziati. In realtà, Papa Francesco, così applaudito anche per la duttile capacità mediatica, non altera di fondo quelli che restano i documenti conciliari ed il dettato del Magistero. In ogni caso, proprio in nome della Misericordia, l’invito al perdono ed alla valutazione dei singoli casi, nel momento in cui c’è l’errore. Una Chiesa che accoglie la pecorella smarrita, che si fa carico del disagio di quanti vivono in situazioni conflittuali, tra il desiderio di camminare santamente e la fragilità caduca. Naturale che le innovazioni, portino sempre vespai di dissensi. Che il fare, di per sè, produca sempre proseliti e dissenzienti. L’ala rigorista, a stimare Bergoglio troppo modernista, rispetto ad una Chiesa ancora ingessata catecheticamente e l’ala post riformista, anelante una Chiesa all’altezza del proprio andare, in nome dell’evoluzione dei tempi, voltando le spalle a quel Vangelo scomodo, che addirittura parla di salvezza per pochi eletti, rispetto ai moti chiamati. Invitante alla povertà, metaforizzando il passaggio del cammello per la cruna di un ago, per poter entrare nel Regno dei Cieli. In un contesto che sembra ormai sempre più in corsa sulla rete, dipendente da una tecnologia dirompente, pare quasi anacronistico che Qualcuno, oltre duemila anni fa, parlasse di amare il prossimo scomodo, di perdono, porgendo l’altra guancia alle offese, di povertà per transitare dalla porta stretta della salvezza. Chi s’è preso la briga d’affiggere manifesti contro Papa Francesco e di partorirne il contenuto, probabilmente ama trincerarsi dietro l’anonimato, piuttosto che uscire a viso scoperto nel dimostrare il proprio dissenso. Forse, se gl’ignoti avessero optato per il dialogo, entrando in contatto con la gerarchia, chiedendo spiegazioni sul contenuto del loro dissenso, avrebbero ottenuto spiegazioni esaurienti. Si son interrogati se, al posto di Papa Francesco, avrebbero usato una misura diversa nel custodire lo sconfinato gregge cattolico, nel momento in cui occorre davvero esaminarsi sul proprio credo religioso, chiedendosi da quale parte voler essere? Nei giorni scorsi, un fenomeno verificatosi a Montecorvino Rovella, in casa dello stigmatizzato Giulio Massa, dilagato sul web, ben presto virale. La Madonna a versar lacrime di sangue ed acqua! Giacchè non è la prima volta che in casa di Massa si verificano fenomeni soprannaturali, c’è da chiedersi come mai soltanto ora, la morbosità popolare stia affondando la curiosità nel voler comprendere. Ancora una volta, ciò che spinge tanti, la caccia al miracolistico, al segno, all’evento straordinario…eppure la fede, fatta di opere, di concrete azioni quotidiane, di vita cristiana,  in conformità al Vangelo, non detta segni esterni, per gridare “Al miracolo!”