Povero Pd italiano veste “panni sinistri” sempre meno di sinistra
Giuseppe Lembo
Chi rappresenta la banda italiana di Matteo Renzi e compagni della leopolda, leaderismo italiano in crisi? I tanti segnali italiani ci dicono che siamo ormai alla chiusura di un’era. L’Italia democratica, con il popolo che soffre, assolutamente indifferente al potere, vuole assolutamente voltare pagina. Tanto, senza perdere altro tempo. Tanto, è necessario al futuro italiano. Tanto serve all’Italia per non morire. Lo tsunami di una grave crisi economica e sociale, ha spazzato via il bipolarismo italiano e la sua politica sempre più perdente, perché lontana dalla gente e senza volontà alcuna di ascolto delle tante sofferenze italiane. La vera Italia vuole pensare ad un futuro possibile; tutto da costruire attraverso il consenso della gente italica, orientato da idee forti e condivise sui fini della politica per la gente e non solo egoisticamente basata su tutto per sé. Occorre un cambio di passo. Il confronto politico muscolare non giova al governo del Paese; ne aggrava più che risolvere i problemi. È nelle parole di Aldo Moro di una politica che deve “orientare i processi, accompagnarli verso un fine, dare loro un orientamento, una direzione” il segreto italiano, per trovare la giusta soluzione ai gravi problemi di cui soffre l’Italia di epoca renziana che la pensa, oggi come Andreotti, secondo cui il compito della politica non era quello di guidare la società, ma solo di rassomigliarle. Così facendo, il consenso e abbondantemente assicurato. Non è assolutamente così. Il consenso è assicurato solo dalla responsabile saggezza di nuovi modi di costruire politica. Tanto, serve al futuro italiano; tanto, serve per uscire dalla palude in cui, il nostro Paese è invischiato e non riesce a trovare le giuste vie di uscita per salvarsi, pensando insieme a costruire il futuro, mettendo da parte una “muscolosità” che non giova e non produce niente di buono. Gli scivoloni del PD italiano, con un fare sinistro, sempre più lontano dalla gente che dovrebbe umanamente, socialmente e soprattutto politicamente rappresentare, sono veramente gravi e poco gratificanti per chi si è assunto il ruolo con alla base il diritto-dovere di rappresentare la gente, ormai messa all’angolo senza alcun diritto e con il comune dovere di starsene in silenzio, osservando da spettatori quello che fanno gli altri; tanto, anche se trattasi di un fare poco saggio e che non fa i giusti interessi italiani di quegli elettori d’Italia, abbandonati a se stessi ed assolutamente indifferenti a chi li dovrebbe rappresentare in un saggio rapporto di insieme elettori/eletti, governanti/governati. Due mondi separati sia politicamente che umanamente al punto da avere la politica indifferente alle tante tragedie italiane, prima delle quali, il lavoro che non c’è. Un grave dramma italiano che tradisce il suo popolo con le garanzie costituzionali, assolutamente negate, come dimostrato dal lavoro che non c’è; come dimostrato dal lavoro negato e di fronte al quale abbiamo un Ministro Italiano, il Ministro Giuliano Poletti, insensibile al grido di dolore dei giovani italiani, preziose risorse italiane costrette ad abbandonare l’Italia ed andare in giro per il mondo a cercare pane e lavoro, assaporando a proprie spese, quanto amaro è “lo pane altrui”, che ha manifestato per questo grave abbandono italiano il suo compiacimento utile al Paese; tanto, per un minor peso della richiesta giovanile di un lavoro italiano sempre più negato e con il vantaggio tragicamente italiano di avere meno bocche da sfamare. Arrivare a tanto è veramente grave. Un Ministro nostrano dell’Italia repubblicana si sente autorizzato ad usare un linguaggio da vero e proprio tradimento italiano; tanto, usando un linguaggio sinistro più che di sinistra irridendo alla fuga dei giovani italiani, traditi dall’incapacità italiana di creare lavoro, implementando le sagge politiche attive del lavoro per garantire i giovani e così evitare di farli sentire dal futuro negato nel Paese in cui sono nati. Poletti e chi l’ha rivoluto a questo posto così importante, continua a fare male ed a farsi politicamente male; tanto, nonostante la lezione del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, data storica di una pericolosa faglia di giovani italiani da una sinistra da cui non si sentono più rappresentati, in quanto considerata un mondo insensibile alla disoccupazione soprattutto giovanile, con una diffusa crescita italiana delle disuguaglianze, un problema umanamente e socialmente grave, ma del tutto indifferente a chi, da sinistra, governa sgovernando questo nostro Paese che naviga a vista, avendo perso la bussola con un fare gravemente indifferente per il futuro italiano. L’Italia vive, purtroppo, una condizione di grave crisi; è l’umanità italiana in sé assolutamente poco attenta a proiettarsi nel futuro possibile; questo significa, negarsi al futuro. Questo significa soprattutto per le nuove generazioni, un Paese dal futuro negato. Siamo e sempre più ad un Paese fortemente “sgarrupato”. È “sgarrupato” dentro le coscienze degli italiani, indifferenti ad un insieme condiviso, con percorsi di idee che, camminando insieme, devono diventare fare. Un fare comune, la saggia sintesi di quel buono italiano che ha garantito anche nei momenti difficili, il giusto rapporto di insieme passato – presente – futuro. La tanto maltrattata Prima Repubblica, per tutto quello che ne rappresentava l’essenza di un’umanità viva, fatta di saperi, di ideali, di impegno condiviso e di valori dell’anima, ormai del tutto cancellati, essendo scomoda per chi vuole vivere di presente e dell’invadenza di un presente vuoto di ideali, valori, impegno e di un fare condiviso che i furiosi rottamatori d’Italia consideravano inutile ed inopportuno, in quanto sempre attenti al solo mito dell’uomo solo al comando. E così, con arrogante protagonismo senza futuro, si è malamente cercato il mondo italiano di un’Italia nuova; un mondo fatto di solo presente, cancellando l’orgoglio passato della Prima Repubblica che ha fatto l’Italia, proiettandola tra i grandi del mondo. Un’Italia dismessa, con il lungo percorso di una Prima Repubblica cancellata, trascurando il fare del niente, abortito di una Seconda Repubblica, di fatto mai nata, ha pensato di costruirsi, con il solo fare furioso, da pierinate poco saggiamente politiche ed altrettanto poco attente al futuro, una Terza confusa Repubblica, proprio non sa prevedere il futuro italiano. In che consiste? Quale sarà il suo percorso di un futuro possibile? Non ci sono segnali positivi per capirlo. Purtroppo, non per sola nostalgia di un passato italiano scomodo e quindi cancellato, ma per le tante amare ed evidenti certezze di un presente dal futuro negato, c’è da pensare a percorsi italiani responsabilmente nuovi; a percorsi con le radici nel passato che non può e non deve essere cancellato. Non può assolutamente essere cancellata la politica italiana, con il suo ricco bagaglio di valori, di ideali, di formazione e di cultura, senza il quale ad attendere il nostro triste futuro, c’è il solo sfascio italiano di un maledetto presente.