Inaugurazione Anno Giudiziario, Ratti (Federazione Intesa FP): “Ministro Orlando? Solo propaganda”

Un unico messaggio, ripetuto in tutte le Corti di Appello d’Italia, è stato letto stamattina dai dirigenti sindacali della Federazione INTESA FP che hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, facendosi portavoce della rabbia dei 40.000 dipendenti del Ministero della Giustizia. L’appello rivolge una forte critica a quanto dichiarato recentemente dal Ministro Orlando riguardo la gestione del personale del Ministero della Giustizia, evidenziando errori di organizzazione e di gestione del personale spacciati come politiche di efficienza, di rinnovamento, di attenzione e valorizzazione dei dipendenti. “Lungo sarebbe l’elenco dei ritardi e delle inefficienze. Se da un lato si è avviata la procedura di riqualificazione di piccola parte del personale è altrettanto vero che gli ausiliari aspettano un passaggio di area dal 2010, che gli informatici (cuore della digitalizzazione della giustizia) sono stati dimenticati insieme ad altre professionalità tecniche.”  afferma Claudia Ratti Segretario Generale della Federazione INTESA FP. “Circa 38.000 dipendenti aspettano una riqualificazione che non arriva fin dal 2001. L’ultima riunione sul punto ha subito già due rinvii a data da destinarsi. Che dire di quasi 6 milioni di euro stanziati espressamente per la riqualificazione del personale ed invece dirottati verso soggettive borse di studio dei tirocinanti? Il Ministero della Giustizia assorbe personale da altre Amministrazioni, anche se privo di competenze specifiche, e dimentica il personale interno perfino sulla mobilità volontaria, ferma dal 2010.” Infine, la nostra Organizzazione Sindacale chiede con fermezza, da molti anni voce isolata, di cancellare la scandalosa “Equitalia Giustizia”, creata solo per interessi politici di bottega, e di riportare le sue competenze al Ministero competente. Si eviterebbero pesanti aggi a carico della collettività e si riuscirebbe a portare ulteriori introiti nelle casse del Ministero della Giustizia.” conclude Claudia Ratti.