La voce dell’Africa: Kuandika scrivere

Padre Oliviero Ferro*

Basta passare un mattino, davanti alla scuola e li vedi tutti…intenti a scrivere sul loro quaderno. La maestra aveva cominciato qualche minuto prima a tracciare sulla lavagna (tableau noir: quadro nero), cementata sulla parete le prime lettere. Le faceva ripetere ad alta voce e poi chiedeva ai bambini (quanti:50-60.70?) di ricopiare sul quaderno quegli strani segni. E piano piano, giorno dopo giorno, cominciavano a formare le parole, a scoprire un mondo nuovo. Forse non se ne rendevano pienamente conto di quanto fosse importante sapere leggere e scrivere. Ma lo capivano molto bene i loro papà e mamme che non ne avevano avuto la possibilità. Se non sai, chiunque ti può imbrogliare, dirti che su quel foglio c’è scritto che devi pagare, altrimenti sono guai. E molti venivano sfruttati da chi lo sapeva fare. Allora, anche in parrocchia si organizzavano scuole di alfabetizzazione per gli adulti. Era simpatico vedere come quegli uomini e donne, abituati ad andare a lavorare nei campi, prendevano in mano la penna e con fatica (come i loro figli) cominciavano    a scrivere. Poi quando li vedevi dopo qualche mese, leggere e scrivere bene, vedevi nei loro volti una luce nuova, una gioia che li riempiva e dava loro dignità. Li faceva sentire persone a pieno titolo, pronte ad affrontare il mondo in faccia e senza più paura. Certo, c’era ancora qualcuno che si faceva scrivere le lettere per il figlio lontano e quando arrivava la risposta, la portava da colui che sapeva leggere per ascoltare le ultime notizie. Ma era più bello aiutarli a sentirsi indipendenti. Il Signore ci ha dato tante qualità, tanti doni e quello di scrivere e leggere, anche quello, deve essere vissuto in pieno.

* missionario saveriano