E’ morto il sociologo della società liquida

Giuseppe Lembo

A 91 anni ci ha lascito anche Zigmunt Bauman, l’uomo ed il grande intellettuale che pensava di unire il mondo attraverso la grande rete del welfare mondiale. Il vecchio simpatico professore ebreo-polacco, attivamente in giro per il mondo per portare il suo pensiero sociologico, come contributo di idee e di valori al fine di trovare le soluzioni giuste alle complessità del mondo globalizzato, l’ultimo maestro vivente di un grande nuovo umanesimo, non è più un uomo della Terra. Purtroppo ci ha lasciati con un grande vuoto di umanità e di saperi e con i tanti che ne seguivano il suo pensiero amico del mondo, fortemente tristi per la sua morte che, nonostante l’età, è giunta improvvisa e del tutto inaspettata. Grazie Professore, grande maestro di umanesimo. La “società liquida” di cui sei stato il primo grande teorizzatore, avverte il vuoto della tua saggia mancanza. Il mondo del sapere sociologico, da oggi non è assolutamente più lo stesso. All’appello manca il professore sociologo ed il grande umanista Zigmunt Bauman.  Molto seguita la sua teoria sociologica di “società liquida”, un suo importante intuito di pensiero e dei saperi umani e sociali per affrontare i gravi problemi condivisi dell’umano e del sociale del nostro tempo liquido e sfuggente al mondo in crescente difficoltà umana, che proprio non sa affrontare i mali del presente e tantomeno trovarne le soluzioni possibili per l’umanità del futuro che ha bisogno e sempre più, di un insieme saggio e condiviso; un insieme che gli faceva dire ad alta voce e sempre più spesso, della necessità dei vincoli di solidarietà. La sua vita di studioso ha avuto come centro tematico del suo pensiero di intellettuale della sociologia l’individuo umano nel mondo e la sua capacità, relazionandosi agli altri, di farsi persona, diventando, così facendo, con la sua piccola storia umana, parte della storia del mondo. Molti gli argomenti umani, sociali e quindi saggiamente sociologici trattati da Bauman nelle sue opere pubblicate in Italia soprattutto da Laterza. Vanno ricordate “Vita liquida”, “Consumo quindi sono”, “L’arte della vita”, “Il demone della paura”, Modernità liquida”, “Amore liquido”, “Capitalismo parassitario”, “L’etica in un mondo di consumatori”, “Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone”, “Danni collaterali – Diseguaglianze sociali nell’età globale”, “Paura liquida”, “La società sotto assedio”, “Sesto potere”, “Stranieri alle porte”. Con il Mulino, “La società dell’incertezza”, “Modernità e Olocausto”. Con Feltrinelli “La solitudine del cittadino globale”. Da Einaudi oltre a “Stato di crisi”, sta per uscire “Elogio della letteratura”, un libro di Bauman e Riccardo Mazzeo, le cui pagine contengono un’interessante conversazione tra i due autori già pubblicata in inglese da Polity Press. Bauman ha vissuto in un tempo di grave decadenza degli intellettuali; degli intellettuali, ovunque nel mondo, ma soprattutto in Europa e nell’Occidente in generale, fortemente asserviti al potere su cui il nostro amato sociologo pone l’accento evidenziandone condizioni e patologie. Sono quegli stessi intellettuali tanto criticati da Bauman oggi a cantarne in  morte le lodi, pur conservandosi nelle loro caratteristiche di mandarini e cani da guardia del potere e del loro ordine simbolico dominante. L’espressione più recente ed attuale a cui è legato il nome di Bauman è soprattutto quella della “Società liquida”.  Si tratta di un concetto già presente in un suo precedente percorso di pensiero, presente nel libro “La modernità liquida”, in Italia pubblicato, come gran parte della sua produzione libraria, da Laterza. In questo suo libro getta le basi del suo pensiero sociologico che lo accompagnerà e ci accompagnerà per decenni. Fa parte di un insieme di saperi universali contenenti le grandi narrazioni ideologiche di una crescente liquefazione di tutto ciò che era solido nel tempo passato in cui era concretamente importante ed umanamente vivo il rapporto umano, oggi messo in discussione dal crescente discredito della politica e da una sempre più crescente e diffusa centralità della rivoluzione digitale che, con forza è entrata a far parte di noi, senza esclusioni geografiche e/o antropiche delle diversità umane presenti sulla Terra. Con la “Modernità liquida”, Bauman avvia il suo lungo viaggio terreno su un filone di pensiero liquido che mette in discussione il fare della sociologia autoreferenziale élitaria e da addetti ai lavori. Bauman nato ebreo in Polonia, conobbe subendolo, prima il totalitarismo nazista e poi nell’URSS dove era fuggito a 14 anni, il totalitarismo comunista a cui aveva aderito studiando sociologia all’Università di Varsavia ed a cui rimase legato fino al 1956, l’anno dell’invasione di Budapest. Erano gli anni nuovi di una sua profonda riflessione critica verso i regimi totalitari di cui ne aveva lungamente conosciute le più disumane caratteristiche, sia come totalitarismo nazista che come totalitarismo comunista. Dalla Polonia passò in Israele e successivamente in Inghilterra a Leeds dove insegnò dal 1971 al 1990 e dove maturò gran parte del suo prolifico pensiero sociologico. Del 1990 è “Modernità e olocausto”, un libro di attenta analisi sul totalitarismo e sulle persecuzioni antiebraiche, il prodotto dell’assurdo di una modernità spesso senza senso, in un tempo della nostra civiltà non oscurantista ma al culmine dello sviluppo sia culturale che umano. Questo suo libro, è la pietra miliare, dell’inizio del suo attento pensiero sulla modernità e post-modernità e dei guasti di tempi aggiuntivi falsamente nuovi, purtroppo sempre più privi di certezze umane; tanto, per effetto di un fare diffusamente omologato ai comportamenti sociali dominanti, che così spersonalizzati come sono, essendo una brutta fotocopia, gli uni degli altri, proprio non portano da nessuna parte; proprio non sono utilmente positivi per il futuro del mondo, purtroppo sempre più gravemente ammalato di uomo. Di uomo del mondo globale disperatamente solo ed incapace di dialogare e di confrontarsi con gli altri del mondo, per idee condivise, al fine del bene umanamente comune e capace di raggiungere gli obiettivi della grande rete di un welfare mondiale, così come nel solo pensiero sociologico fortemente allarmato per il diffondersi globale dei comportamenti sociali dominanti, dove nel mondo a fare da protagonista è sempre più la solitudine umana, circondata da una falsa rete di indifferenza e di solidarietà liquida, tipico prodotto umano di una modernità dal volto sempre più disumano, con i giovani sempre più dal futuro negato e che, pur di apparire, si compiacciono, osserva allarmato Bauman, di confondere la concretezza della vita con quella del falso apparire di Facebook.