La voce dell’Africa: Starehe, accomodati

 Padre Oliviero Ferro*

Hai bussato alla porta, hai ricevuto il benvenuto. Ora puoi entrare, accomodarti. Fare parte della famiglia, della comunità. Non sei più un “mgeni” (uno straniero), ma uno di loro. Puoi prendere il tuo posto sullo sgabello, intorno al tavolo, nel gruppo delle persone che abitano in casa. Puoi sentirti parte di una comunità nuova. Ormai non conta più il colore della pelle, la lingua diversa, la provenienza da altri paesi. Cominci a fare parte di qualcosa di diverso, di bello. Ti sentono uno di loro, un “rafiki” (un amico) con cui vivere una splendida nuova avventura. Loro ti daranno il meglio di loro stessi, ma da te pretendono la medesima cosa. Mescoliamo il sangue, sudiamo insieme, sogniamo insieme, soffriamo e gioiamo insieme. Questa è la condizione di base. Se siamo d’accordo, anche se non sempre è facile, sarà bello. E in questi anni vissuti in Africa, ne ho fatto esperienza e vi assicuro che tutto mi è rimasto in fondo al cuore e aspetto solo di ritornare ancora una volta per sentirmi dire “padiri, starehee”(padre, accomodati), questa è casa tua.

* missionario saveriano