Nocera Inferiore: Liceo “A.Galizia” alternanza Scuola-Lavoro -Maternità surrogata tra morale e legge “Un figlio ad ogni costo”

“Il figlio è un dono o un diritto?” L’atto procreativo una chiamata d’amore a cooperare con Dio. E la legge come si coniuga con i valori morali?  Per maternità surrogata, dal punto di vista giuridico, si intende la pratica con la quale una donna si limita a portare a termine una gravidanza per conto di una coppia sterile o per conto di coppie omosessuali. Può realizzarsi attraverso la locazione dell’utero, ovvero quando la donna porta a termine una gravidanza, dando alla luce il bambino, il cui materiale genetico è estraneo, o come la maternità surrogata vera e propria, quando una donna porta a termine una gravidanza per mezzo di terzi, ma presta anche il suo materiale genetico, che può essere fecondato con quello del marito della donna “committente” o di un terzo donatore. La legge n 40 del 2004 sulla fecondazione assistita in Italia afferma che la maternità surrogata è vietata ed è un reato punito con una pena di reclusione da uno a tre anni ed una multa da sessantamila a un milione di euro per coloro che la realizzano, organizzano o pubblicizzano. Poiché, secondo il nostro ordinamento giuridico il ruolo di madre spetta alla donna che ha messo al mondo il neonato, nessun diritto sarà riconosciuto alla madre “committente”. Per questo motivo molte coppie italiane vanno all’estero e ricorrono a tale tipo di pratica: molti paesi, come ad esempio il Canada ne proibiscono solo la forma commerciale, ammettendone quella “altruista”, gestita da agenzie specializzate che prendono un “rimborso spese” per le donatrici, oltre a tutti gli oneri dovuti alla pratica. Altri ancora, invece, permettono entrambe le forme, come il Belgio, la Georgia e l’Ucraina, in cui la donna presta il suo corpo in cambio di un pagamento. La maternità surrogata, dal punto di vista religioso, è una tecnica che infrange l’unità tra dimensione unitiva e procreativa ma anche l’unità genitorialità biologica e quella giuridica. Qual è l’identità del concepito? Il figlio non sa di chi è figlio, ha dei genitori che non sono quelli che lo hanno generato, riceve il patrimonio genetico da due persone e il sangue, il nutrimento intrauterino da un’altra persona. Senza contare che la vita intrauterina crea una reale comunicazione tra la madre e il figlio che viene spezzata dalla nascita. L’atto coniugale con il quale, gli sposi manifestano reciprocamente il dono di sé è un atto indissolubile corporale e spirituale. La procreazione di una persona deve essere il frutto e il termine dell’amore coniugale. La famiglia è il santuario della vita. Essa è sacra ed è il luogo dove accogliere la vita, riconoscerla come dono dell’amore proteggerla dagli attacchi a cui è esposta. I figli sono un dono dell’amore non un prodotto da commissionare o da “volere”. I figli non sono un “cosa”. Nessun uomo viene al mondo per caso o per necessità. La vita appartiene a Dio. La nascita di una nuova creatura non può essere equiparata ad un qualsiasi “atto fisiologico”: essa chiama in causa la responsabilità della coppia e la struttura stessa della vita coniugale. E nello stesso tempo per chi è credente, chiama in causa il Creatore. La maternità surrogata è, per cui, oggetto di un ampio dibattito.  C’è chi non è d’accordo con questa pratica della gestazione, per altri perché il bambino viene considerato una merce di scambio e una forma di sfruttamento, lesiva della dignità della donna e del bambino. C’è invece chi è d’accordo perché essa permette a coppie che non possono avere figli di diventare genitori. I figli sono di chi li cresce e non di chi li mette al mondo e chi ricorre alla maternità surrogata è perché ne ha il desiderio. Ricorrere alla maternità surrogata è una libera scelta come non è da condannare il desiderio di diventare genitori. La discussione, come il dibattito acceso a livello nazionale tra scienziati, psicologi, politici, giuristi, laici e cattolici, oggi trova una risposta nella decisione del consiglio d’Europa che di recente ha affermato il ” primato della dignità umana e il rispetto della donna e del figlio che non possono mai e per nessun motivo essere sfruttati e mortificati”. Generare la vita è senza dubbio un desiderio che ogni persona porta con sé. Un desiderio da coltivare e da comprendere mai un diritto, altrimenti diventa una cosa dovuta oppure semplicemente un prodotto da fabbricare. Il figlio è un desiderio perché nasce nel cuore di ogni persona prima che nel corpo di una donna. Un desiderio che non dimentica che la vita è un dono, gratuito. Ogni uomo non è un frutto del caso o della necessità, ma dell’amore creativo di Dio.

Rosa Rita Califano, Anita Ferrigno, Annarita Rossi  3a/e (indirizzo economico-sociale)