Salerno: Italia Nostra, nuovo esposto Associazioni a tutela demanio
Alle diffide ad adempiere delle associazioni, Italia Nostra e No Crescent, contenenti richieste di intervento nel comparto di Santa Teresa per bloccare i lavori, sia pubblici che privati, sul demanio idrico e marittimo, i dirigenti degli enti interessati hanno risposto di non poter adempiere “poichè vi sono indagini in corso da parte degli organi della Magistratura”. Una risposta pilatesca, che elude precisi doveri previsti dalla legge a carico dei dirigenti del demanio, dell’Agenzia delle entrate e delle Dogane. Le associazioni, di fronte a tanta inerzia, non hanno potuto fare altro che presentare un esposto in Procura perché si accertino eventuali omissioni degli enti competenti, e per l’immediato sequestro di tutte le opere in corso nel comparto, anche perché, come noto, è già concreto il rischio di danno erariale e di sperpero di fondi pubblici. Nell’esposto si precisa che tra i compiti delle agenzie ministeriali vi è quello di tutela e gestione dei beni dello Stato ai fini della loro salvaguardia, come pure quello di assicurare le entrate erariali. L’usurpazione del demanio mediante la realizzazione di opere su beni inalienabili, con l’insanabilità delle stesse e la conseguente necessaria demolizione, determina sperpero di fondi pubblici, oltre che danni ambientali. Inoltre, nell’area di Santa Teresa vengono utilizzati fondi pubblici comunitari, impropriamente “camuffati” con l’alibi della messa in sicurezza. A tale riguardo, le associazioni avevano già diffidato il Presidente della giunta regionale ed il dirigente del locale Genio civile (peraltro nominato da De Luca fra i dipendenti in pensione) ad intervenire in quanto organi competenti in base alla normativa a difesa del suolo. Diffide, anche quelle, cadute nel vuoto. Leggere in queste ore che gli inquirenti hanno sequestrato, in provincia, manufatti, con opere accessorie (campi di calcetto), costruite in prossimità di aree del demanio idrico del fiume Tusciano, ci rincuora. Si attendono ora con fiducia provvedimenti di sequestro delle opere che, nell’area del Crescent, non sono solo in prossimità del demanio idrico, ma addirittura sull’alveo inalienabile del torrente Fusandola. Le associazioni hanno depositato in sede penale e in sede amministrativa la documentazione comprovante il fatto che il torrente Fusandola non è mai stato spostato.
Italia Nostra-No Crescent