Salerno: “RestART upcycling”, mostra al Museo Diocesano

Da giovedì 15 dicembre 2016 fino a domenica 15 gennaio 2017 “RestART upcycling”, mostra di opere d’arte realizzate con materiali di riciclo, sarà visitabile presso le sale del Museo Diocesano “San Matteo” di Salerno. Il progetto, che vede l’esposizione delle opere realizzate da 9 artisti di caratura nazionale ed internazionale, è prodotto dal Campania ECO Festival assieme alla Fondazione Carisal, la Fondazione Copernico e l’Arcidiocesi Salerno – Campagna – Acerno, e con il sostegno del Consorzio nazionale di recupero e riciclo imballaggi in acciaio RICREA e da Sabox. Il progetto “RestART” nasce 5 anni fa come un format del Campania ECO Festival, che da sempre sostiene il concetto del upcycling e di eco sostenibilità. E’ in questo contesto in cui il progetto inizia a prendere vita ed a modo di svilupparsi, fino a trovare una nuova e prestigiosa sede all’interno del Museo Diocesano “San Matteo” di Salerno. Restart punta alla creatività degli artisti per dare nuova vita ai materiali. IL preesistente diviene punto di partenza e non di arrivo, dove gli oggetti alla fine del proprio ciclo di vita ritrovano essenza vitale, nuova funzione e carattere estetico, diventando leit motiv di tutta la produzione artistica. In RestART, l’upcycling si concretizza attraverso il riuso dell’acciaio, del legno, della plastica, del cartone, della carta e del vetro. La mostra, che si dirama in 3 sale più il chiostro, prevede un percorso non obbligato frutto di un dialogo con gli artisti e dell’osservazione delle opere. All’interno del chiostro la prima opera che si incontra è quella del modenese Carlo Baldessari, un autentico gioiello realizzato con materiale recuperato in fabbriche di vetro e poi rielaborato dall’artista come preziosi monili. Proseguendo, il gioco di luci si sviluppa attraverso l’installazione “Aqua Matrix”, risultato di un percorso di ricerca e sperimentazione audiovisiva sull’acqua, realizzata dall’associazione avellinese “Magnitudo”, creatrice del festival di musica elettronica “Flussi”. Nella Sala dell’Arcivescovo, situata sempre al pianterreno, troveremo tre opere di grande impatto. Frontalmente, posta al centro della parete come una pala d’altare, troviamo l’opera collage del paganese, ma torinese d’adozione, Ermanno Cavaliere che presenta un’immagina di totale disambiguazione e nei volti dei personaggi un atteggiamento d’indifferenza. In terra è posto un grezzo e drammatico crocifisso realizzato dall’angrese Mnemos, al secolo Giovanni Cuccurullo, a simboleggiare la perdita della centralità e la morte di Dio come rappresentazione di ogni fede ed appartenenza o anche di semplice laicità. Continuando il percorso ci si imbatte nella testa reclinata verso il basso realizzata dall’avellinese Flavio Grasso a rappresentare una caduta che nemmeno la ragione ha potuto evitare. La Sala di Santa Caterina, di fianco a quella dell’Arcivescovo, è subito caratterizzata dalla trinità umana del napoletano catalano Luigi Masecchia. Tre volti realizzati con i tappi a corona in acciaio: quello del D10s del calcio; quello di un uomo che per tutta la vita ha fatto della sua musica il vessillo della “working class”; quello di un intellettuale, poeta, scrittore, regista. Il veronese Roberto Bravi, invece, ci riporta nel mondo del ricordo attraverso l’apertura e la ricomposizione di vecchie scatole in latta usata nel secondo dopoguerra. Altre installazioni sono rappresentante dalle plastiche del salernitano Lello Ronca. Nella Sala del Sapere, al primo piano del Museo, troviamo gli affreschi su cartone realizzati dalla salernitana Adele Ruggiero. Particolarmente interessanti le sentinelle di legno recuperato dai portoni e rimodellato dalle sapienti mani di Mnemos/Giovanni Cuccurullo. In opposizione alle sentinelle in legno, ci saranno le forme aliene e naturalistiche di Grasso. Come cornice della sala ci saranno i lavori in vetro di Carlo Baldessari. Durante il periodo della mostra ci saranno anche diversi ed interessanti eventi. Ln allegato il programma completo degli eventi che si terranno dal 15 dicembre al 15 gennaio al Museo Diocesano di Salerno