Pua, naso

Padre Oliviero Ferro*

Quanta voglia di ridere avevano i watoto, i bambini in Africa, quando cercavano di toccarti il naso, vedendo che era diverso dal loro. Si chiedevano come mai quel bianco lo aveva così stretto e lungo, mentre loro lo avevano bello grosso e largo. E tu provavi a spiegargli che ogni tribù ha la sua forma di naso. Ma loro giù a ridere e a misurarlo, pensando che il bianco è proprio ben strano. Qualche volte lo avvicinavano al tuo per un salutino, poi lo ritiravano in fretta, forse con la paura che il loro cambiasse. Ma, naturalmente, non era così. Ognuno aveva il suo e doveva esserne fiero. Un giorno, poi, con il loro naso, mi hanno condotto fino a casa loro. Avevano sentito un profumino  di quelli speciali. Li accompagno e arriviamo dalla mamma che stava preparando il pranzo. Il naso ci aveva portato giusto giusto davanti a un bel polletto arrosto. Gli occhi dei bambini guardavano supplichevoli la mamma. Aspettavano qualcosa e lei, sorridendo, senza farsi vedere dai più grandi, ce ne diede un bel pezzetto. E tutti insieme ringraziammo il naso e…buon appetito!

*missionario saveriano