Dal passato al futuro

Giuseppe Lembo

Oggi, per colpa di un fare umanamente debole, siamo nella triste condizione di un passato dall’identità ferita; di un passato dall’identità compromessa se non del tutto perduta. Tanto, con grave danno umano per il presente e soprattutto per il futuro che, per diventare saggio percorso di vita, ha assolutamente bisogno di un forte radicamento umano e, soprattutto, nell’identità umana del passato che, non può essere disumanamente ferita e tanto meno cancellata. Così facendo, si corre il grave rischio di un vuoto storico del protagonismo umano per cui diventa sempre più difficile da costruire il futuro che, così facendo, diventa futuro negato per le nuove generazioni, assolutamente orfane di prospettive di un mondo possibile, mancando nel loro vivere, l’essenzialità del radicamento identitario. Le memorie remote sono parte di noi; sono essenziali parti di noi come presente e soprattutto come futuro, per cui sbaglia, facendosi male, chi decide poco saggiamente di cancellarle. È dal passato che bisogna partire per costruire percorsi di futuro possibile; così è! Non ci sono né scorciatoie, nè alternative. Il futuro si costruisce, pensando al passato e radicandolo umanamente, in modo forte nell’identità gravemente ferita che, non più risorsa di vita, nanisticamente si va tragicamente negando al futuro; al futuro possibile che, per realizzarsi come insieme del mondo, ha tanto, tanto bisogno delle sagge risorse umane, parte di noi uomini, nell’espressione alta dei cervelli pensanti e dell’anima sensibilmente narrante. Non bisogna assolutamente cancellare il passato in quanto ci riguarda; in quanto è parte di noi. È parte della nostra identità, della nostra profonda identità che ci serve in quanto uomini della Terra; che serve al futuro; che serve come risorsa di vita per tutti quelli che verranno. È un grande patrimonio del nostro essere uomini della Terra; un grande patrimonio parte di noi, assolutamente necessario per ricordarci e soprattutto per ricordare a quelli che verranno chi siamo stati, chi siamo come uomini della Terra e chi saremo, forti del passato che ci appartiene. Con questa divinizzazione della materialità dell’ESSERE, l’UOMO della Terra non va assolutamente da nessuna parte; è un perdente È questo un impegno assolutamente primario, per l’uomo del Terzo Millennio, un tempo nuovo con un’umanità in cammino che non vuole assolutamente rimanere indietro e che rivendica anche per sé, i diritti fondamentali di ogni uomo della Terra, così come indicati nella saggia CARTA UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO che, è un dovere di tutti, conoscerla, applicarla ed impegnarsi condividendola, affinché venga rispettata e resa concretamente di tutti gli uomini della Terra, evitando di cancellarla e quindi di calpestare i diritti ed i valori di universalità che le sono stati affidati dai tanti saggi del mondo intelligentemente insieme per pensare ad un’umanità nuova, attenta a costruire un mondo nuovo; un mondo umanamente nuovo. Un mondo per l’UOMO, capace di scoprire e riscoprirsi in quanto uomo, inventando, reinventandosi e pensando, prima di tutto, di dare all’umanità della Terra, quella dignità umana e quella Pace che, purtroppo, assolutamente non ha. A governare il grande laboratorio umano ci deve essere l’UOMO che deve saper rispettare l’altro ed avere in sé la saggia morale del rispetto dei diritti dei cittadini. È da questi obiettivi che bisogna partire per costruire un mondo nuovo; un mondo nuovo in cammino, con l’insostituibile comune denominatore di quel saggio fattore di sintesi tra i diritti individuali ed i diritti dell’insieme sociale con protagonista l’umanità intelligentemente dialogante per così costruire, pietra su pietra, il nuovo del mondo; di un mondo, umanamente nuovo, dove in ogni sua parte, ciascuno è chiamato a fare il proprio dovere che, stando a Luigi Einaudi, economista ed ex Presidente della Repubblica Italiana, è quello di soddisfare domande e non crescenti desideri, con le gravi conseguenze di non saper dare le risposte giuste allo sviluppo dell’umanità, in senso diffusamente generale e non come nel privilegio dei pochi che fa accrescere le disuguaglianze e conserva un fare disumanamente indifferente per i tanti e sempre più numerosi svantaggiati del mondo. Così facendo l’UOMO della Terra, cammina ad occhi assolutamente chiusi e corre diritto, diritto, verso il disastro; verso l’inevitabile disastro umano che, in sé è rovinoso per tutti, determinando quella condizione di parità umana con la morte, un inevitabile appuntamento di tutti gli uomini della Terra; il saggio TOTO’ ha ricordato nella sua “A livella” che è per tutti e che rappresenta la fine dei privilegi e della ricchezza umana, accumulata dai pochi a danno dei più, costretti a vivere una vita d’Inferno; costretti a vivere, prima della morte, il loro Inferno terreno.