Due Principati ko in casa (0-3) con Maglie. Coach Veglia non ci sta: “Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi”

Non basta un set all’arma bianca, perso di misura 23-25 (dopo aver condotto 8-5, 14-10, 18-17) per rimediare agli sbadigli dei primi due: Baronissi perde 0-3, cade ancora al Pala Irno e s’arrende stavolta alla corazzata Maglie. Il punteggio finale, contro una squadra costruita per fare l’andatura, poteva essere messo in preventivo. Al tecnico della Due Principati Pierpaolo Veglia non è, però, piaciuto «il modo». A fine gara, ha invitato la P2P a chiedere «scusa ai 400 tifosi che anche stavolta, con fiducia, con coraggio, sfidando il primo freddo invernale, hanno sostenuto noi tutti, perché credono nella salvaguardia della serie B1 e vogliono difenderla. Tocca a noi, però, tramutare le aspettative della gente in pallavolo. Tocca a noi, che indossiamo la casacca bianco rosso blu e abbiamo fatto sacrifici per arrivare nel salotto buono del volley, difendere questo patrimonio». Al tecnico della P2P Semprefarmacia.it non è andato giù l’andamento troppo altalenante dei primi due parziali, persi da Baronissi 17-25 e 13-25. «Non chiedevo alla squadra di vincere 3-0 con Maglie – dice Veglia – ma neppure mi aspetto di perdere con distacco siderale. Non si può giocare un tipo di pallavolo fino a quindici punti e poi cambiamo pelle, non giochiamo più. Oggi ho dato spazio a tutte, com’è giusto che sia quando si cerca di sterzare. Tutte sono importanti. Tutte, compresa la panchina alla quale, anzi, oggi va il mio applauso: chi viene dalle “retrovie” oggi mi ha molto soddisfatto. Ora mi aspetto il cambio di passo. Non siamo riusciti a dare continuità alla vittoria al tie break ottenuta a Roma, è mancata di nuovo la spallata decisiva come nei due set persi in casa con Aprilia. Il Pala Irno resta tabù ma se la Due Principati capisce  – e alla svelta – che le partite non finiscono a 15, noi possiamo fare ottime cose. Questa squadra ha valori, però deve sentire anche appartenenza. Deve reagire. Lo deve ai tifosi e ai sacrifici che fa la società».