L’Angolo della Lettura: Pastorale Americana – Philip Roth

Angelo Cennamo

Seymour Levov è un imprenditore di successo, con una moglie bellissima e una famiglia esemplare. Al liceo lo chiamavano “lo Svedese” per le sue origini scandinave. Alto, prestante, dalle straordinarie doti atletiche “brillava come estremo nel football, pivot nel basket e prima base nel baseball”, ovunque apparisse, il giovane Seymour faceva innamorare tutti per i suoi modi gentili e per la sua fisicità così potente e armoniosa. “I genitori sorridevano e lo chiamavano bonariamente “Seymour”. Le ragazze chiacchierine che incontrava per la strada fingevano di svenire, e la più audace gli gridava : Torna indietrotorna indietro, Levov della mi vita!”. Se lo ricorda bene, Nathan Zuckerman, autore suo malgrado di questa storia immaginaria, che in quel liceo di Newark aveva come compagno di classe il fratello minore di Seymour, Jerry “un ragazzo con la testa piccola, magrissimo e flessibile come una stecca di liquirizia”. Negli anni Cinquanta, “lo Svedese”, il ragazzo prodigio, il più amato, il più invidiato, sembra atteso da una vita di successi professionali e di gioie familiari, fino a quando un tragico imprevisto legato alle contraddizioni della guerra in Vietnam e che coinvolge l’adorata figlia Merry, quella vita non la fa a pezzi. Allora tutto appare diverso da come sembra e nulla è più salvabile. Pubblicato nel 1997 e vincitore del premio Pulitzer, Pastorale americana è il capolavoro di Philip Roth, il più celebre dei suoi libri. Il grande romanzo americano che racconta il falso mito della borghesia degli anni Sessanta e l’ipocrisia della perfezione familiare, dietro la quale spesso si celano tradimenti e inganni di ogni genere. Pastorale americana fa parte della seconda produzione letteraria di Roth –  quella in cui lo scrittore di Newark, dopo essersi ribellato, da figlio, all’educazione familiare e alla tradizione ebraica in romanzi come: Il Lamento di PortnoyZuckerman scatenato Patrimonio, veste i panni del “padre” per raccontare storie di padri – ed è un libro che scava nel marcio di una nazione fintamente gioiosa, sorridente, patinata, nonostante gli echi dolorosi del Vietnam, e di una società che sogna l’ordine e la prosperità, ma che è incapace di fare i conti con i propri limiti e con i drammi interiori. Un romanzo cinico, feroce, spietato ed ironico, nella migliore tradizione di Philip Roth.