La comunicazione autentica e la cultura per l’Italia

Giuseppe Lembo

L’Italia è anche il Paese delle tante cose belle; cose belle legate alla natura, al paesaggio, alle ville, ai giardini e parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza. La bellezza italiana non teme assolutamente confronti. A tutela c’è la legge del 29 aprile 1939, numero 1497. A tutelare la ricca Italia delle sue tante cose belle c’è, tra l’altro, la Costituzione della Repubblica italiana che all’articolo 9, oltre alla tutela del patrimonio artistico, prevede anche quella del paesaggio, una risorsa italiana, naturalmente ricca di quella bellezza che fa dell’Italia un Paese veramente unico al mondo. L’Italia, un Paese tutelato dall’Unesco e nella lista del “bello del mondo”, considerato patrimonio dell’umanità, da usare senza abusarne, per conservarlo saggiamente sano ed integro, a quelli che verranno e che avranno altrettanto il compito di un uso intelligente, per così trasferirlo al futuro, nella sua integra bellezza. Un’espressione importante di quotidiana bellezza è anche nel cibo; anche in quel che mangiamo, in sé cultura di vita, con il cibo, da natura morta reso eccezionalmente bello da un fare artistico che fa vivere e dà un’anima anche alle cose morte. Caravaggio con i suoi quadri delle cose morte (un esempio importante è il suo “Bacco adolescente” – Firenze – Uffizi); reso vivo al massimo, rappresenta un importante esempio di bellezza nell’arte, in sé un grande godimento dell’anima. Un esteta della grande bellezza italiana è il critico d’arte, nonché pensatore intelligente, Vittorio Sgarbi. Sgarbi persona scomoda perché dice sempre quel che pensa, ha scritto, come ha dichiarato, più di Sant’Agostino; da saggio della Terra, ha il mito della Bellezza; di quella “bellezza”, un bene dell’anima, in Italia fortunatamente ancora cara a tanti, come al bravo regista Domenico Sorrentino ed a Roberto Benigni che, in “La grande bellezza” ed in “La vita è bella”, hanno saputo comunicare emozioni che vanno oltre l’umano; un vero e proprio, cibo dell’anima. Da tutto e per tutto quanto detto, per iniziativa del Corriere della Sera, nasce il Manifesto della Bellezza italiana. Un manifesto della Bellezza che unisce l’”Italia bella” dal Nord al Sud. Per celebrare la Bellezza italiana, il Corriere della Sera, con proposte da Novara a Catania, ha organizzato sei importanti appuntamenti con i giornalisti del Corriere; tanto, al fine di raccontare il Paese; tanto, al fine di raccontare le meravigliose Bellezze italiane. Il fantastico viaggio nella Bellezza italiana, iniziato il 24 settembre a Novara si è concluso a Catania il 5 ottobre. Nel grande tour italiano, con protagonista la Bellezza, oggetto di un Manifesto, il giornale di via Solforino, per un’informazione utilmente partecipata, scende in piazza per raccontare l’Italia, con protagonisti, giornalisti ed ospiti. A Novara, l’intelligente viaggio del Corriere della Sera sulla Bellezza italiana, si è parlato di “La bellezza della ricerca e dell’innovazione”; da Novara il 27 settembre a Rovereto per parlare di “La bellezza della sapienza radicata nel territorio, il futuro del passato”. La terza tappa a Trieste, il 28 settembre, ha rappresentato un importante appuntamento con al centro “La mano che pensa. La bellezza del gesto, del saper fare, del gusto”. Il 29 settembre a Milano l’appuntamento è stato con “Non siamo soli. La bellezza delle relazioni, le alleanze del cambiamento”.  Penultima delle sei tappe in giro per l’Italia, per richiamare l’attenzione italiana alla bellezza italiana, è stata Napoli dove il Corriere della Sera con i suoi ospiti ed i suoi giornalisti, continuando a scandagliare nel patrimonio culturale italiano, ha affrontato a più voci, nei suoi vari aspetti positivi, il tema del patrimonio culturale, evidenziandone le sue tante variabili, tutte ricche di quella bellezza-risorsa che rappresentano in sé una grande ricchezza italiana, da conservare al futuro italiano. A Napoli si è parlato a più voci, della Bellezza del linguaggio, tra cultura e comunicazione. Ultima tappa in Sicilia a Catania, il 5 ottobre 2016; al centro del confronto a più voci, nella sede dell’ex Monastero dei Benedettini, Alessandro Cannavò ha presentato “Circolo virtuoso. La bellezza del recupero, tutto si crea nulla si distrugge”. In quest’ultima giornata, con la regia intelligentemente attiva ed attenta del Corriere della Sera, a più mani, è stato scritto un Manifesto della Bellezza, da condividere con le istituzioni del Paese che ha bisogno, come non mai prima, di sentirsi un Paese bello e soprattutto bello da vivere. Mi auguro che il Manifesto della Bellezza, da condividere con le istituzioni, rappresenti, con la dovuta “bellezza dei linguaggi”, una saggia pagina nuova di cultura e di comunicazione italiana; può segnare un importante punto di partenza per riproporre al mondo, la Bellezza italiana, con tutte le sue variabili, al centro di quella grande Italia tanto cara al mondo e che, volendo, può ancora tornare ad essere una grande risorsa di sviluppo possibile per quel futuro italiano purtroppo negato all’Italia dalla sua gente che, facendo male e facendosi male, si va mediocrizzando e così creando diffusamente quel buio italiano che, per colpa degli italiani, nega, tra l’altro,  il bello della “bellezza italiana”; tanto, facendosi male e così facendo, compromettendo, il futuro italiano in Italia e nel mondo.