Aleppo, siamo noi-Aleppo, non può e non deve morire!

Giuseppe Lembo

Aleppo, per importanza, la seconda città della Siria, non può e non deve morire. Il mondo non può starsene a guardare ed assistere da indifferente, alla sua lenta agonia. Alla distruzione, di una città del mondo; Aleppo è patrimonio del mondo. Assurda la morte ad Aleppo e la violenza su tante vite umane, soprattutto bambini, vittime innocenti di una guerra disumana; di una guerra di grave e disumana distruzione, assolutamente assurda ed indegna della civiltà dei popoli del Terzo Millennio, un tempo nuovo dove l’uomo della Terra, deve sapersi intelligentemente impegnare per una saggia mutazione genetica dell’Io in Noi e per costruire insieme, un mondo concretamente nuovo, con un nuovo e saggio rapporto UOMO-TERRA, purtroppo, sempre più ammalata di uomo. Tanto per creare un mondo di umanità condivise con le diversità in cammino per vivere insieme la loro vita di uomini della Terra, nell’assoluto rispetto dei principi universali a base della Carta dei diritti dell’uomo che può, anzi deve, sentirsi serenamente cittadino del mondo, in una Terra-Stato, abitata da una Società-Mondo. Un appello di pace al mondo, per Aleppo che non può e non deve morire. Aleppo è il simbolo di una sofferenza del mondo che i saggi ed i giusti della Terra devono necessariamente ed al più presto cancellare, restituendo alla gente ed ai territori quella giusta Pace, assolutamente necessaria per dire basta alle barbarie di una guerra disumana, con tanti innocenti violentemente uccisi. Un martirio violento e senza scuse è quello che sta soffrendo Aleppo, un pezzo della Siria che, come tutto il Medio Oriente, vuole vivere in pace; vuole la pace per essere, così come è giusto che sia, “protagonista di futuro”, in un mondo globale, dove la mondializzazione deve saper garantire a tutti, condizioni diffuse, di pacifica convivenza. Questo vale per tutti; questo vale per tutti gli uomini della Terra; questo deve valere anche per Aleppo (arabo: Halab) che viene criminalmente martoriata, con violenti atti quotidiani di distruzione e di morte, con tante vittime innocenti che, senza ragione passano, nell’indifferenza del mondo, dalla vita alla morte. Aleppo, in un’oasi fertilissima, con la sua cittadella a 440 metri sul livello del mare è il mondo; è parte e patrimonio del mondo e quindi di tutti Noi, uomini di pace e di buona volontà della Terra. Saggiamente deve essere un simbolo di vita e non di morte violenta, per guerre di potere che vedono ferocemente, gli uni contro gli altri armati. Perché mai distruggere i simboli di Aleppo – mondo quali la Grande Moschea fondata nel 715, l’Acropoli hittita con diversi esempi di arte islamica, il Museo Archeologico, un vero e proprio scrigno d’arte assiro-hittita e l’antico ospedale Bimaristan Argun del 1354? La storia di Aleppo è fatta di Assiri che la conquistarono nel 738, di Medi, di Babilonesi, di Greci e dei Romani che, nel 65 d.C. la sottomisero con le armi, la tennero sotto il proprio dominio, facendola crescere, per un breve periodo; ai romani subentrarono i persiani che la saccheggiarono sottraendola a Roma. Un nazional – populismo sempre più diffuso, mette in crisi in modo crescente, i processi di democratizzazione, soprattutto nelle aree dei Paesi post-coloniali ed in via di sviluppo che, per gravi sofferenze umane, sociali e territoriali, registrano ancora e sempre preoccupanti segnali di involuzione e di instabilità, con il crescente, diffuso e grave rischio di nuove e dannate guerre, causa di disumana violenza e di tanta distruzione e morte. Gli uomini di PACE animati dalla PACE, pane della vita ed alla base di una società ideale del mondo che rifiuta la guerra, umanamente vicini ad Aleppo, gridano al mondo il proprio rifiuto sdegnato della guerra. Chiedono a gran voce, prima di tutto alle Nazioni Unite, di non starsene a guardare, ma di fare da protagoniste, il proprio dovere in difesa dell’umanità, trasformando responsabilmente le utopie in una saggia realtà da mondo nuovo; da mondo umanamente cambiato, con i diritti anche ai tanti dai diritti negati che, come ad Aleppo e nelle tante martoriate Aleppo del mondo, rivendicano il diritto alla vita; rivendicano il diritto negato, di vivere la loro vita sulla Terra, dove sono nati per essere “protagonisti di vita”. Speriamo e da subito che, anche ad Aleppo possano valere le sagge parole di Italo Calvino nel suo libro “Le città invivibili”, dove scriveva “Cercare e riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, farlo durare, e dargli spazio”.