“A quindici anni da Ground Zero”

Ebbene, la comunità internazionale – compresi noi ovviamente – è ancora alle prese con il fenomeno del terrorismo globalista “più temibile e più oscuro” e direi quasi più “insensato” di matrice jihadista, a distanza di 15 anni dopo l’ attentato dell’ 11 settembre 2001. Se da allora la natura della minaccia è mutata, pur alimentandosi della stessa ideologia radicale, i conseguenti dilemmi dei governi occidentali su come affrontare tale minaccia sembrano sempre  gli stessi ed in tale focus è importante analizzare alcuni punti chiave del fenomeno e della risposta a questo, ossia i successi – se di successi si può parlare quando il terrorismo è solo morte, dolore e inciviltà – ma anche i malintesi e gli errori di valutazione, che comunque seppur commessi in buona fede hanno sempre conseguenze tragiche. Solo tre giorni dopo l’ attentato alle Torri Gemelle, il deputato laburista George Galloway, avvertiva l’ Occidente che se avesse sbagliato la risposta, le conseguenze sarebbero state disastrose. Quindici anni fa, Galloway era uno dei pochi critici della risposta militare che allora riscuoteva un amplissimo consenso. Una guerra, sosteneva il deputato, avrebbe inevitabilmente causato migliaia di vittime tra i civili fomentato l’odio da parte dei musulmani verso l’ Occidente, anche qualora questa scelta avesse portato alla morte di Osama Bin Laden, avrebbe contestualmente generato “altri 10.000 Bin Laden”, pronti a colpire l’ Occidente e purtroppo o purtroppo tali opinioni sono state confermate con i tragici sviluppi successivi fino ai giorni nostri. Di più, a fronte di una spesa di Al – Qaeda per organizzare gli attentati dell’ 11 settembre di 500 milioni di dollari, i costi della risposta Occidentale ed Internazionale al terrorismo jihadista sono stati quantificati nel 2011 attorno ai 3.300 miliardi di dollari dal New York Times e 5.000 miliardi dal Time. Ancora oggi, gli Usa spendono circa 100 miliardi all’ anno per le azioni di antiterrorismo. Nelle sole guerre combattute in Afghanistan, Iraq e Siria gli Stati Uniti hanno speso 1600 miliardi, ovvero il doppio del valore di mercato di Apple, la società che vale di più al mondo. Questo per una stima di natura esclusivamente economica. Tuttavia per noi occidentali si sono palesati costi, quelli relazionati alle tante vite umane sacrificate ed immolate, per i quali – ed in ciò una matrice di natura culturale e patologica – la controparte “stragista” non manifesta problema alcuno perchè può attingere a piene mani, complice la grande ignoranza e la povertà, a sacche e serbatoi nei fatti inesauribili di gente che oltretutto detesta il nostro modo di vivere, integralizzando dunque l’intero contesto.  I dati, comunque  ci dicono che le misure di sicurezza oggi, sono molto più numerose ed efficienti di 15 anni fa. Replicare un attacco come quello dell’11 settembre, oggi è virtualmente impossibile; tuttavia nonostante il grande sforzo economico e sociale al quale è stato costretto l’Occidente per far fronte alla minaccia terroristica questa è lungi dall’esser debellata. A questo inoltre va aggiunto, quale dato di fatto, la carenza all’interno di vari sistemi di intelligence nazionali, oltrechè il mancato coordinamento tra le “barbe finte” di stati diversi, perchè probabilmente tanti sono gli interessi coperti da avere poi il sopravvento sui palcoscenici delle stragi e contestuali, ipocriti momenti di commiato e di rievocazione. Il terrorismo mediorientale è riuscito certamente a rendere le nostre realtà più affini ad alcune loro: vivere nell’incertezza e nel terrore di attacchi e conseguenti stragi, oggi rientra – seppur forzatamente – nel nostro “way of life”; la loro concezione della vita in una con la morte, oggi è un po’ anche nostra; un senso, forse fugace, di vivere il momento ha iniziato ad appartenerci. Tanta viltà per tale macelleria ed insensibilità all’ “essere”  però, è solo loro; l’istinto all’autodistruzione, figlio di un valore che non c’è, quello alla vita, lo è altrettanto. Noi non rinunciamo alla nostra storia ultramillenaria e i fasti propri di grandezza e di bellezza. E’ questo che alla fine ci farà chiudere il conto …..

Ellera Ferrante di Ruffana