La Salernitana rischia il baratro, Menichini in confusione

Maurizio Grillo

Le parole da vero leader di Ceccarelli in sala stampa post gara con il Vicenza, terminato 1-1, confermano quanto stiamo dicendo da diverse settimane: Menichini è in totale confusione. Dopo le scelte incomprensibili di Vercelli, ieri sera il trainer granata ha deliziato la platea schierando cinque difensori bloccati in una sfida decisiva e da vincere a tutti i costi, ritardando le sostituzioni, tenendo in panchina il capocannoniere della squadra “per farlo rifiatare” e togliendo dalla mischia Bagadur proprio quando Tuia invocava il cambio perchè aveva finito la benzina. Tutto dopo 48 ore scandite da alterchi all’interno dello spogliatoio e da una serie di confronti con i leader di un gruppo che chiede solamente di giocare senza eccessivi tatticismi e con uno spirito diverso. Come si può pretendere da questi calciatori- in buona parte inadeguati alla categoria- una prova di spessore contro il Vicenza se l’allenatore incute timore con il suo atteggiamento rinunciatario? Cosa si comunica al gruppo se si tiene in panchina un giocatore che sta segnando tutte le settimane e che ha retto il peso dell’attacco per l’intero girone di ritorno? Lo ribadiamo: Menichini non è certo il primo responsabile di questa situazione così deficitaria, ma se pensava di venire a Salerno da salvatore della patria e di non avere colpe in caso di malaugurata retrocessione si sbaglia di grosso. Ad ora non ha fatto meglio di Torrente e non ha affatto dimostrato di aver vinto in Lega Pro perchè era bravo e non grazie ad una squadra nettamente superiore alle altre. I fischi di tutto lo stadio al suo indirizzo certificano una frattura forse insanabile e riportano alla mente quanto accadeva spesso l’anno scorso, quando veniva contestato anche dopo le vittorie. Stavolta non guidava una Ferrari e doveva dimostrare di essere valido, in realtà la scelta della dirigenza di esonerarlo a giugno è sempre più giustificata. Per rendere credibili le ultime cinque giornate, la società potrebbe comunque dare un ulteriore scossone: l’esonero di Menichini potrebbe essere giusto se si considerano prestazioni e risultati, ma si è perso troppo tempo per giocare al risparmio e di meglio in giro non ce n’è. La speranza è che l’esperienza del ds, il carisma di un salernitano come Avallone e il carattere degli elementi più “vecchi” della rosa possano permettere a Menichini di riordinare le idee e di fare meno danni: ascoltandolo in sala stampa sembra di sentire un allenatore ben messo in classifica a metà campionato, dovrebbe invece ricordarsi che il torneo è quasi finito e che non sono più ammessi sbagli e atteggiamenti remissivi. Chi vince sempre, e non è una novità, è il pubblico di Salerno. Oltre 14mila spettatori di martedì sera per una squadra in piena zona retrocessione, roba da far invidia a piazze di serie A che sognano l’Europa. Ci chiediamo dunque: perchè Lotito non scrive ora una bella lettera in cui si scusa con il popolo salernitano per lo spettacolo indecoroso offerto stasera dalla squadra e, in generale, per un campionato mediocre e costellato da errori organizzativi clamorosi? Perchè a Roma- laddove è contestato un giorno sì e l’altro pure- cerca sempre di ricucire ogni strappo, mentre qui dà tutto per scontato senza mai mettersi in discussione? Anche oggi il cassiere ha contato diverse decine di migliaia di euro, la curva Sud ha incitato a gran voce i propri beniamini permettendo ai calciatori di trovare le forze necessarie per chiudere la gara senza subire gol, tutti i settori erano uniti per un unico obiettivo anche a costo di accantonare polemiche e malumori. Risultato? In cassa entrano tanti soldi, il pubblico torna a casa deluso, la Salernitana ha sbagliato totalmente partita (o forse è semplicemente scarsa) e Lotito decide di non decidere. Dilapidare il patrimonio di entusiasmo così faticosamente ricreatosi è l’errore più grande del duo presidenziale, convinto che aver vinto tre campionati e due coppe bastasse per godere di un’immunità eterna. Salerno ha dimostrato di essere da serie A e pretende giustamente campionati all’altezza delle potenzialità e del blasone: viceversa se torneranno ad esserci i “soliti 5-6mila” non si dica che non sono state mantenute le promesse. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso…