Sulla spinta dell’Arechi la Salernitana tenta la risalita

 Maurizio Grillo

Una gioia che avevamo dimenticato. Un urlo liberatorio che sa tanto di speranza dopo mesi di grande sofferenza sportiva e totale approssimazione societaria. Giusto esultare, ma piedi per terra: tante volte abbiamo parlato di “svolta” per poi ricrederci appena sette giorni più tardi. Per dare un senso alla fortunosa e rocambolesca vittoria odierna, la Salernitana dovrà recarsi a Vercelli con il solo obiettivo di portare a casa i tre punti e di presentarsi al doppio scontro casalingo consecutivo con una classifica diversa ed il morale alle stelle. Diciamoci la verità: ieri la prestazione è stata pessima, a tratti la squadra era molle sulle gambe e arrivava sempre seconda sul pallone al punto da far emergere i limiti tecnici di una difesa imbarazzante e di un centrocampo che, se non ci fosse Odjer, sarebbe tra i più modesti della categoria. A differenza del passato, quando giocare bene non ha prodotto risultati, stavolta la dea bendata ha indossato la maglia della Salernitana: cinque tiri in porta, tre gol, frutto di due giocate strepitose dei singoli e di un penalty trasformato con freddezza da Coda. A proposito: coppia d’attacco da 23 gol, mica male per chi occupa la terz’ultima posizione. La chiave del successo, paradossalmente, è tutta nella…prova negativa! Menichini e i calciatori hanno capito non era giornata, che l’avversario era leggermente superiore e che tentare di vincere a tutti i costi avrebbe comportato l’ennesima sconfitta beffarda così come accaduto con Pro Vercelli, Lanciano e Bari. L’esperienza e l’umiltà hanno premiato i padroni di casa che, consci dei loro limiti tecnici e tattici, hanno spesso optato per il lancio lungo, per la perdita di tempo e per la palla spazzata in tribuna, in attesa di quell’episodio fortuito che potesse fare la differenza. Gli amanti dell’estetica saranno delusi, ma invitiamo loro a guardare Barcellona, Real Madrid e il meraviglioso Leichester di Ranieri: ora si fa sul serio e conterà avere nervi saldi, carica a mille, mentalità vincente, “cazzimma” e condizione atletica. Inutile soffermarsi sugli errori dei terzini (Menichini in sala stampa ha implicitamente ammesso che esiste un problema sia a destra, sia a sinistra), sulle frequenti incertezze di Terracciano e su tizio che doveva giocare al posto di caio: la Salernitana è e sarà questa fino a maggio, bene ha fatto la curva a rimandare i giudizi a fine stagione. A proposito di curva, ancora una volta il gol decisivo è arrivato sotto la Sud: è un caso che la Salernitana si è svegliata dal sonno ed ha osato di più quando tutto lo stadio ha intonato un “Semplice” da brividi e che ha ricreato per 15 minuti quell’effetto bolgia spesso determinante in passato? Tutta la settimana abbiamo insistito su un concetto: il dodicesimo uomo in campo sarà l’unico a poter salvare i granata dalla retrocessione, il fortino Arechi risulterà ancora una volta determinante e oggi si è avuta l’ennesima conferma. La doppia sfida con Vicenza e Livorno deciderà il campionato in un senso o nell’altro: al di là delle iniziative (che saranno annunciate a metà settimana prossima), è necessario che tutta la città si stringa al fianco della squadra del cuore tutelando un patrimonio fondamentale come la serie B. A salvezza acquisita i tifosi festeggeranno, la società avrà invece l’obbligo di andare in sede 15 minuti dopo per programmare la stagione successiva possibilmente con maggiori ambizioni e senza patemi d’animo. Cominciando dalla conferma di Odjer: 19 anni e cuore e grinta da veterano, un leone indomabile destinato ad una grande carriera. Ieri all’Arechi c’erano emissari del Chievo, a fine stagione è concreto il rischio che il Catania possa riprenderlo ed allora è necessario che Lotito, una volta ogni tanto, decida di investire acquisendo il cartellino senza affidarsi a svincolati, rescissioni e prestiti. La Salernitana ha l’obbligo di sfruttare la vincente intuizione di Fabiani e di iniziare a costruire un futuro solido con giovani forti: Odjer incarna lo spirito-salvezza, perderlo per motivi economici sarebbe un delitto. O meglio, l’ennesimo errore strategico di una società che non ha ancora deciso cosa fare da grande.