Lucca: Sappe, allarme penitenziari, detenuto campano muore in cella inalando gas

E’ un detenuto campano ristretto nel carcere di Lucca per una serie di reati comuni l’ennesimo morto in un carcere italiano. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.“L’uomo è morto all’interno della sua cella inalando il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Non è ancora chiaro se si tratta di suicidio o le conseguenze di uno “sballo” finito male, gli accertamenti sono in corso. Certo, la morte del detenuto di Lucca riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria. E il fatto che sia morto inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette di gas, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo’ inalandone il gas o come veicolo suicidario. Già da tempo, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE ha sollecitato i vertici del DAP per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente l’uso e il possesso delle bombolette di gas”. E’ quello che sostiene Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, commentando la morte di un detenuto nel carcere di Lucca. Proprio ieri il SAPPE aveva chiesto l’intervento del Ministro della Giustizia Andrea Orlando per affrontare la questione penitenziaria, che per il SAPPE rimane un’emergenza: “Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. Ogni 10 giorni un detenuto si uccide in cella: aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che al 31 gennaio scorso erano fisicamente in uno  dei 195 penitenziari italiani ben 52.475 detenuti, 3mila in più alla capienza regolamentare fissata proprio dal DAP. Come si può dunque sostenere che è terminata l’emergenza nelle carceri italiane?”.“Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto”,aggiunge il leader del SAPPE, “sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere. Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Solamente in questi ultimi dieci giorni si sono infatti contati diversi suicidi a Verona, Porto Azzurro Bologna, l’incendio di una cella ad Ancona, ed evasioni, risse e da ultimo la morte del detenuto a Lucca. E nonostante la Polizia Penitenziaria sia carente di 8mila Agenti in organico la Legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l’assunzione di almeno 800 nuovi Agenti, a partire dall’assunzione degli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione. E la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario aperto non favoriscono affatto la rieducazione die detenuti ma il concretizzarsi di gravi eventi critici. Il Guardasigilli sospenda ogni provvedimento in tal senso e convochi i Sindacati per affrontare la questione penitenziaria, che è e rimane una emergenza”.