L’Italia senza un’anima politica, è in grave pericolo sociale

 Giuseppe Lembo
Gli italiani hanno sognato, tra l’altro, di potersi godere una lunga vita; di poter diventare, grazie ad un sano stile di vita e ad un mangiare sano, con cibi a chilometro zero, prevalentemente mediterranei, dei longevi centenari. Ma il sogno della longevità per tutti è durato poco; è durato veramente poco. I programmatori del sistema Italia, cammin facendo (si è trattato, per altro, di un cammino eccezionalmente breve), sono corsi in grande fretta, ai ripari, adottando provvedimenti in un clima diffuso di “dismissioni italiane”; di dismissione anche degli anziani ottuagenari, un peso considerato assolutamente insopportabile per l’economia italiana che può impunemente permettersi le ruberie, gli sprechi, i privilegi e le tante spese folli, ma non i costi umani di una vita troppo lunga e/o di umanità italiane sfortunate e, purtroppo, in condizioni di gravi disagi. C’è, necessariamente, un limite a tutto; il nostro Paese che soffre come non mai, ha superato questo limite, con una sofferenza diffusa da Paese disumano ed incivile come non mai. Nel paniere delle malefatte renziane i poveri del crescente disagio sociale che cosa mai troveranno nel prossimo immediato futuro? C’è di tutto e di più! C’è, soprattutto e sempre più, quel tanto per tutti che ne riduce le condizioni di vita sana, soprattutto, per gli anziani e le fasce deboli d’Italia che, ormai nel tritacarne, vengono sempre più tartassati dagli smaniosi dell’Italia dismessa; dell’Italia che crede di poter guarire attivando le politiche del tagliere sempre e comunque a quell’umano sociale che, ormai proprio non ce la fa più a campare. Si toglie attraverso la sanità; si toglie attraverso la cancellazione dei servizi alla persona; si toglie tassando ormai anche l’aria che si respira; si tolgono anche i pochi risparmi necessari per non morire e per quando si muore; si toglie di tutto e di più, facendo crescere nel disagio italiano, un disagio disumanamente estremo che colpisce soprattutto i tanti ultimi, sempre più ultimi e sempre più considerati di peso per la società italiana, dalle crescenti caratteristiche, di società senz’anima. In tutto questo confuso fare italiano, un fare che sa di accanimento terapeutico contro i deboli d’Italia, la cosa più grave e più disumana è la dismissione umana; la grande dismissione dei deboli d’Italia, un’umanità che ormai non serve più a niente e verso la quale c’è la sola disumanità indifferente di chi governa sgovernando questo nostro Paese, convinti, come dimostrato dalle cose pensate e praticate, che gli anziani, i diversamente abili, i malati di mente, i drogati e tutti i tanti che appartengono alle fasce deboli, con il mondo dei giovani senza lavoro e senza certezze di futuro, rappresentano un insieme di fastidiosi rompiscatole; un insieme di quel grave “male italiano”, un male da cui poter guarire attivando unicamente le opportune e sagge politiche della “dismissione”. Agli anziani, a chiare lettere, si dice tra l’altro che, devono intelligentemente rispettare le attese di vita; che non devono assolutamente sforare; tanto, al fine nobile di evitare egoisticamente sofferenze al sistema pensionistico e sanitario che, nel nostro Paese, non può assolutamente permettersi di pagare le spese fuori programma (tale è considerato anche l’innaturale sforamento delle attese di vita). La morale della dismissione italiana, non ultima quella umana che è, la più preoccupante, è che, per salvare l’Italia tutti, ma proprio tutti, devono accollarsi i sacrifici necessari, riducendo, per questo fine le spese; per gli anziani si vede, come necessità del bene comune, il rispetto dei parametri riguardanti le attese di vita; sforandoli si crea un danno grave ed irreparabile al sistema Paese. Con la dovuta saggezza umana, da italiani saggi e perbene, bisogna saper rispettare tutti gli italiani di tutte le età e di tutte le diverse condizioni umane e sociali; l’Italia, con la sua alta percentuale di popolazione anziana, è il Paese che più invecchia al mondo. La crisi italiana è grave; è veramente grave e senza ritorno. L’Italia per cambiare, ha bisogno di esempi; per cambiar e riprendere la giusta strada, occorrono esempi saggi e giusti; occorre, soprattutto, l’esempio virtuoso di chi governa il Paese, pensando purtroppo ed in mondo sbagliato, di darsi i falsi simboli di povertà francescana non per sé, ma solo per i poveri cristi; per i governanti, già martoriati da un disumano disagio umano e sociale che è un grave disonore italiano di cui non c’è che vergognarsene. L’Italia di oggi pensa a “cancellarsi”, a “cancellare” il suo passato di saggia umanità, dismettendosi e dismettendo. L’Italia dell’avere e dell’apparire, l’Italia del crescente idiotismo virtuale, si va preparando al triste e disumano mondo del solo futuro negato.