Il Sud dimenticato

Giuseppe Lembo      

Il governo di Matteo Renzi è, purtroppo e sempre più, indifferente per le sorti del Sud, come  non mai, sedotto ed abbandonato. Le condizioni delle Terre meridionali sono gravi; sono sempre più gravi, sia dal punto di vista antropico che dal punto di vista territoriale. Le sofferenze umane, dal punto di vista antropico, sono, prima di tutto per il lavoro che non c’è; sono per il mondo giovane abbandonato a se stesso; sono per l’invivibilità crescente e diffusa dei territori degradati e sempre meno sicuri. Tutto questo è parte di un insieme umano e territoriale che si chiama Mezzogiorno.  Nonostante l’importanza del Sud e del suo patrimonio per l’insieme italiano, purtroppo e sempre più, spinti da un forte nanismo culturale e da altrettanto forte nanismo politico ed economico, ancora c’è tanta indifferenza istituzionale per il Sud, la parte sempre più povera e sempre più debole delle due Italie, con un’Italia del Nord che, nonostante le difficoltà e la crisi, comunque funziona e riesce a tenere in piedi un sistema di sviluppo che sa guardare al futuro e positivamente sa garantire il futuro delle nuove generazioni, garantite nel lavoro, nella formazione, nell’innovazione, nelle tecnologie e nell’organizzazione dei territori, con una percentuale di rischio assolutamente inferiore a quella riscontrabile nel Sud e che, con crescente disagio, viene messa a rischio la stessa vita della gente; nonostante le sue tante cose buone, l’universo meridionale, proprio non conta niente e tanto meno è considerato una risorsa utile per promuovere cambiamento e sviluppo sia umano che territoriale. L’indifferenza istituzionale nei confronti del Sud è ormai sotto gli occhi di tutti. C’è inopportunamente, un vero e proprio addio al Mezzogiorno, dimenticandone il ruolo importante che ha avuto e che può ancora avere per il futuro italiano. La gravità del problema è soprattutto nel fatto che in modo tragico ed assolutamente inopportuno, siamo di fronte ad un vero e proprio addio politico. Per effetto del nanismo crescente e diffuso, l’attuale politica italiana ha assunto atteggiamenti di diffusa indifferenza nei confronti del Mezzogiorno, considerato il male di tutti i mali italiani a causa, tra l’altro, dell’illegalità diffusa e della presenza invasiva delle maggiori organizzazioni criminali del mondo che in Italia, dimenticandosi la presenza invasiva, sono diffusamente presenti ovunque da Roma a Milano ed in tante altre realtà del Bel paese che, cammin facendo, va inopportunamente, cambiando pelle. La presa di distanza della politica italiana dal Sud, è assolutamente miope; non risolve per niente i mali italiani, che sono mali di sistema non facilmente risolvibili con il miracolismo dei personaggi d’occasione che producono, così come volute, solo false ed insipide soluzioni. Il Sud è assolutamente indifferente a chi governa il Paese; tanto, con sempre meno soldi e sempre meno attenzione politica. Siamo di fronte ad un grave danno meridionale, è iniziato a partire dagli anni ottanta e che, cammin facendo, si è andato sempre più aggravando, con sulla scena i soli negativi protagonisti di sempre, falsi rappresentanti del mondo della politica locale chiusa in se stessa e sempre più attenta alle sole purtroppo pessime tradizioni politiche che non hanno permesso al Sud di cambiare, di crescere economicamente, di svilupparsi umanamente e territorialmente. Oggi il Sud non c’è più nell’insieme italiano; ormai cancellato, come impegno d’insieme, è stato malamente sostituito dal grigiore politico delle Regioni meridionali che, nel corso del tempo avuto a disposizione, hanno inopportunamente perso tempo, continuando  con il protagonismo (si fa per dire protagonismo!) delle pessime tradizioni politiche fortemente radicate in tutto il Sud. L’autogoverno regionale protagonista di non sviluppo meridionale ha rappresentato l’alibi della indifferenza istituzionale da parte del Governo centrale del Paese. Il tutto demandato alle Regioni meridionali si è di fatto risolto in un’ordinarietà senza sviluppo. La logica dominante, con grave danno per l’insieme italiano, è stata quella di considerare le Regioni invasivamente un soggetto politico di autogoverno che non aveva assolutamente bisogno dell’insieme italiano.  Purtroppo, così facendo, si è pensato male ed in modo assolutamente fallimentare. Si sono, così facendo, aggravate le condizioni dei territori meridionali, sempre più dismessi; sempre più cancellati da una ordinarietà vuota di contenuti strutturali e infrastrutturale, assolutamente necessari al cambiamento ed allo sviluppo umano e territoriale del Sud. Un Sud in forte crisi di capacità imprenditoriale privata, così come voluto anche dall’Unione Europea, ha assistito impotente alla delegittimazione del ruolo imprenditoriale dello Stato; tanto, con un vuoto incolmabile e gravemente negativo per il futuro umano e territoriale dell’intero Sud. Le condizioni economico-sociali del Mezzogiorno, come non mai, sono oggi veramente allarmanti. È a rischio povertà al Sud una persona su tre (al Nord una persona su dieci). E così anche per altri indicatori del sofferto malessere meridionale; il tasso di disoccupazione è al venti per cento (più del doppio della media nazionale); il tasso di disoccupazione giovanile supera il trenta per cento. Nel fare umano per il futuro c’è una crescente e diffusa  indifferenza, soprattutto giovanile; i giovani meridionali, chiusi in se stessi, non credono più a niente; oltre il 40 per cento interrompe gli studi superiori (la media italiana è del 25 per cento). Al Sud, tra l’altro, non c’è una sola sede universitaria definita di “qualità”; nell’ultimo decennio le immatricolazioni negli atenei meridionali sono diminuite di oltre il 27 per cento (nel Nord dell’11 per cento). È così nella quotidiana narrazione renziana non ci sono tracce del Sud. Ma il Premier proprio non capisce che non può parlare dell’Italia in senso compiuto, non parlando positivamente anche del Sud. È grave oggi pensare all’Italia senza il Sud. È grave e preoccupante. L’Italia o si salva tutta o non si salva. Questo il fiorentino che ci governa non lo capisce; assume atteggiamenti di assoluta indifferenza, non avendo l’intelligenza politica di guardare in alto. Così facendo, sono evidenti i limiti di una visione politica che, purtroppo, proprio non sa guardare a 360 gradi, connettendo, così facendo, il passato con il futuro e promuovendo quell’insieme solidale Nord-Sud, assolutamente necessario a costruire l’”insieme Italia”.