Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi. (Aldo Moro)

 Giuseppe Lembo                              

È importante ricordare; è assolutamente importante non dimenticare. Il passato con tutto il patrimonio che lo comprende, ci appartiene; è parte di Noi. Spesso nel passato ci sono anche importanti tracce dell’Io che sa diventare Noi, proponendosi come condivisione utile al fare umano e sociale di insieme. Ricordare il passato è un fatto importante per tutto e per tutti; è un raccontare per raccontarsi e così riaccendere la speranza di cambiamenti possibili nell’umano e nel sociale, soprattutto se trattasi di un umano e di un sociale in cui ci si identifica e di cui ci si sente parte, come forte espressione della propria territorialità e del proprio mondo attentamente osservato, studiato e ricercato per conservare radici ed appartenenza da tramandare al futuro. Tutto questo è stato il mio forte impegno per Montecorice e soprattutto per Ortodonico, un’importante testimonianza del passato al quale ho dedicato il mio grande fare di conservazione etno-antropologica attraverso le testimonianze di vita contadina oggi conservate nel Museo della Civiltà Contadina a cui ho profuso un saggio impegno di realizzazione ed un altrettanto saggio impegno di iniziative e percorsi del fare che ne hanno fatto un importante luogo della memoria, studiato e conosciuto da tanti studiosi della cultura e della storia popolare di cui il Museo, anche per le sue importanti conservazioni materiali ed immateriali, è un prezioso scrigno. Sarebbe un danno per Montecorice, per Ortodonico, per il Cilento, per la Campania ed il Sud più in generale, se non si sa capire da dove partire per costruire, come prodotto d’insieme, un mondo nuovo, per un futuro umanamente nuovo anche a Montecorice ed ad Ortodonico, realtà purtroppo, sempre più marginalizzate, soprattutto, per effetto di una crisi crescente delle risorse umane cancellate dall’indifferenza di chi non ha saputo e forse neanche voluto trattenerle come risorse umane (cervelli e braccia) utili a costruire percorsi territoriali di un diverso futuro; di un futuro ancora oggi possibile da costruire se si sa capire l’importanza dei saperi territoriali (soprattutto quelli velini), un importante patrimonio dell’umanità conservato proprio nel Cilento. Sono pensieri dominanti che vengono da lontano; tanto, come può dimostrare il contenuto del documento dal titolo “Manifesto della Cultura” datato 2007 e da me sottoscritto, nel quale al centro del cambiamento e dello sviluppo per la nostra gente c’è la cultura; ci sono i saperi e la conoscenza, fattori umanamente insostituibili per pensare a crescere insieme, diventando protagonisti di futuro, un ruolo importante per garantire condizioni di vita possibile per la gente e per i territori purtroppo poco considerati per quello che realmente potrebbero essere anche per quelli che verranno, se intelligentemente utilizzati con un coinvolgente Progetto di idee e di un fare saggiamente condiviso. Sul Manifesto che è in sé un documento su cui riflettere, non mi soffermo; lo lascio così com’è alle attente ed intelligenti riflessioni della nostra gente che, purtroppo e questo lo devo sottolineare, è ieri come oggi, continuando a farsi male, del tutto indifferente al futuro da costruire a più mani; è, facendosi male, ancora maledettamente distratta dal proprio egoistico mondo dell’avere e dell’apparire che fa dimenticare a tutti quanto sia importante l’ESSERE ed i valori dell’ESSERE, assolutamente necessari per cambiare e così garantire un futuro nuovo anche ai nostri territori da sempre, dal futuro negato. Il Manifesto della Cultura anche se datato 2007, è attuale come non mai.  È, per questo che, raccontandomi per raccontare, ho ritenuto opportuno riproporlo, sperando che possa essere uno stimolo ed un “saggio” momento di riflessione per tutti; per tutta la gente di buona volontà che deve capire a fondo l’importanza della cultura per tutto e per tutti noi. È l’anima dell’insieme umano e territoriale; è la guida del pensiero e del fare condiviso. Non ci può essere un laboratorio territoriale delle idee alla base di un utile Progetto di futuro, se non c’è la cultura; se non c’è dinamismo culturale; se non ci sono cervelli attenti ai saperi, alla conoscenza ed alle innovazioni che, con le radici nel passato, innervano il presente di un futuro possibile, con protagonisti, prima di tutto, i “cervelli” che si sanno nutrire di cultura per poi tradurla, applicandola, in un “saggio” modello di vita che, nel particolare del piccolo territoriale, sappia avere una visione allargata del proprio fare, considerata la dimensione diffusamente globale del Terzo Millennio, un tempo in cui l’uomo deve cambiare e capire a fondo dove andare, non potendo assolutamente isolarsi e/o rimanere indietro.