L’uomo che guardava passare i treni

 Angelo Cennamo 

La figlia Frida faceva i compiti, la moglie maman incollava le figurine nell’album, mentre lui girava le manopole della radio fumando un sigaro: la vita anonima di Kees Popinga scorreva ordinata in una noiosa quotidianità fatta di silenzi, consuetudini e desideri repressi. Ma una sera di dicembre un tragico imprevisto la cambiò per sempre. L’uomo che guardava passare i treni, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1938, appartiene a quella vasta collana di capolavori senza Maigret di Georges Simenon, che il Corriere della sera sta proponendo ai suoi lettori in allegato al giornale. Il romanzo è ambientato tra l’Olanda e la Francia. Il protagonista è uno stimato funzionario di una ditta di forniture navali sull’orlo della bancarotta. Popinga apprende la notizia del misterioso fallimento proprio nell’imminenza dei fatti. La notizia però non lo sconvolge, anzi si trasforma in uno strano grimaldello che gli apre la porta su un’esistenza nuova, inspiegabilmente più affascinante ed emozionante dell’altra. Dal suo datore di lavoro l’impassibile Popinga incassa gli ultimi fiorini rimasti in azienda e il giorno seguente scappa di casa senza destare alcun sospetto. Inizia così una breve ma intensa latitanza per una serie di omicidi, veri e presunti, che lo trasformeranno nel criminale più pericoloso e ricercato di Francia. I giornali e la radio parlano di lui e lui se ne compiace al punto di interagire con la stampa e di sfidare il commissario di Polizia che si è messo sulle sue tracce. Popinga e Lucas sono come due giocatori di scacchi che scelgono le loro mosse senza conoscere il gioco dell’avversario. La nuova vita da fuggitivo è esaltante, lo diverte. Da ricercato, Popinga non è più prigioniero delle sue vecchie abitudini, per la prima volta si sente un uomo libero, e poco importa se deve stare attento agli spostamenti e alle persone che incontra per non cadere in fallo. Come un delinquente esperto ed incallito, Popinga pondera bene ogni iniziativa annotando ogni cosa su un’inseparabile agendina. Quella strana apatia, quell’intrepida strafottenza ci riporta ad un altro celebre protagonista della narrativa francese, il Meursault de Lo Straniero di Camus, il piccolo borghese che uccide uno sconosciuto senza motivo, e che va incontro al proprio destino senza alcun rimorso e senza paura. L’uomo che guardava passare i treni è un romanzo breve ma intenso, ricco di suspance e carico di introspezione. Un libro tecnicamente perfetto, senza sbavature e divagazioni inutili, scritto da un maestro della letteratura che della metodicità alla Popinga ne fece uno straordinario mestiere.