23 Novembre 1980: Irpinia in ginocchio

di Rita Occidente Lupo

35 anni fa l’appello di Pertini “Fate presto!”La fine del mondo, riferisce chi scuce i ricordi, andando a quella sera tiepida, 23 novembre 1980, che una manciata di secondi, mutò il destino di popolazioni, portando centinaia di morti alla cronaca necrologica del tempo. Una forte scossa della durata di circa 90 secondi, con un ipocentro di circa 30 km di profondità, che colpì un’area di 17.000 km² dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (decimo grado della scala Mercalli) Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Gli effetti, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta, interessando praticamente tutta l’area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli anche a Napoli, interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale cadde un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. A Balvano, il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla Messa. Le 3 province maggiormente sinistrate, Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45).  Un minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando circa 3000 morti, 9000 feriti, 300.000 senza tetto e 150.000 abitazioni distrutte, interi paesi isolati per giorni. Oggi, a 35 anni di distanza, il ricordo di quella giornata, le lamentele per i tardivi soccorsi, la lenta ricostruzione. Dei 119 comuni irpini, furono 99 quelli che riportarono danni alle strutture.Alloggi distrutti, vite spezzate, esistenze annientate…questa la furia del dissesto, che non cessa di responsabilizzare mai chi ha responsabilità civili. E, dopo ogni evento luttuoso, si finisce per contare i morti, ignorando i superstiti. Quelli ai quali sembra che la vita abbia regalato ancora uan possibilità, per riscattare azioni e progetti. Oggi, che l’Italia vive più che mai il problema del dissesto, così palese in alcune regioni, avvezze ormai a convivere con la paura delle scosse, ancora troppi interrogativi assediano chi non si dà pace di come la sicurezza, anche di strutture pubbliche, come quelle scolastiche, ancora presa sotto gamba, a rischio di crolli e di stragi umane!