La politica…che non c’è!

Giuseppe Lembo

Sempre più spesso, in quest’epoca di cambiamenti veloci, i sogni finiscono all’alba, con un’Italia dalla democrazia sempre più zoppa, trattandosi di una democrazia post-partitica senza riferimenti forti e radicamenti nella società, del tutto indifferente alla politica ed ai partiti che la rappresentano. Siamo ormai ad una fine senza ritorno del cinquantennio di un’Italia moderata, maldestramente annullata per vie giudiziarie, creando, a partire dal 1994, quello sfascio Italia, da cui è difficile uscirne e così tornare ad essere un Paese normale. E così i partiti e la politica un tempo fortemente radicati nella società italiana sono stati inopportunamente spazzati via per mano giudiziarie. A sopravvivere al 1994, data di inizio della fine della Prima Repubblica, è solo il Partito della sinistra comunista che, cammin facendo, pur cambiando ripetutamente nome e pur sottoponendosi a ripetute trasformazioni, sole trasformazioni di facciata, non ha più quel radicamento antico nella società italiana; la mediocrità ed il nanismo della politica unitamente alla crisi irreversibile dei partiti ha spezzato, in modo irreversibile, i legami con la società italiana che fa fatica a riconoscersi in un PD dalle radici distrutte che, cammin facendo ha ripetutamente cambiato la sua denominazione, chiamandosi PDS e DS, prima di arrivare all’attuale denominazione (DS), una fusione tra post-comunisti ed ex sinistra democratica. La politica che non c’è, con i partiti in una grave e crescente confusione senza certezze per il futuro, crea gravi problemi di prospettive al Paese che, avendo perso la bussola, ormai naviga a vista e proprio non sa dove andare. Siamo in un provincialismo italiano che ha reso gli italiani “italianuzzi”, non permettendo alla gente di sentirsi protagonista e parte viva di un Paese che vuole saggiamente guardare al futuro di cambiamento e di progresso, senza il quale c’è all’orizzonte un asfissiante conservatorismo che fa tanto male all’Italia ed anche alla sinistra riformista che ormai non c’è più; che è ormai scomparsa con un grave vuoto di rappresentanza democratica e di una buona informazione che rappresenta il cibo per la mente di cui ha quotidianamente bisogno, ciascuno di noi. L’Italia, senza capricciosi allarmismi, è con le spalle al muro; molti dei mali italiani hanno le loro profonde radici nel rigore europeo imposto soprattutto dalla Germania che non ci permette di crescere e non permette al mondo dei giovani italiani di trovare un posto di lavoro; tanto, per una inopportuna e disumana strategia tedesca fondata unicamente sulla egemonia di tipo economico, nella logica del rigore del rigido governo delle regole UE, a prevalente guida tedesca, con inopportuni veti che riguardano soprattutto le politiche economiche rigidamente intese. Per l’Italia, come per l’UE, siamo di fronte ad un grave problema politico; un problema che va, risolto al più presto; tanto, al fine di evitare ulteriori e più gravi danni. È giusto quello che scrive Ernesto Galli Della Loggia (Corriere della Sera di giovedì 20 agosto 2015, pagina 31) che “alla politica si arriva solo dalla politica”. Ma per l’Italia, così gravemente ammalata di malapolitica da dove partire? Quale politica può ancora aiutare l’Italia nell’obiettivo fondante e primario di cambiare il corso alla politica che ormai non risponde più alle esigenze del futuro italiano, un futuro possibile sempre e solo se il nostro Paese riavrà, come si conviene e merita, una grande visione politica. È solo una grande e strategica capacità di azione politica che potrà finalmente restituire una condizione nuova nel pensare italiano, per progettare, con la comune forza italiana, il nuovo italiano. L’Italia senza politica, senza partiti, senza idee, senza valori condivisi e sempre più orfana di futuro; è combinata veramente male; così male da perdere, giorno dopo giorno, la sua identità di paese che sa pensare al futuro possibile; tanto, per colpa di chi governa-sgovernando il Paese, rendendolo così un Paese invivibile e sempre meno amico degli italiani, costretti a vivere in un Paese insicuro per frequenti inondazioni, crolli e catastrofi per responsabilità umane, a causa delle tante ferite inferte ai territori, per effetto di azioni umane follemente disumane, come le costruzioni sugli argini dei fiumi o, come succede a Napoli, in prossimità di un vulcano ancora attivo come il Vesuvio, dove follemente si è pensato di allocare l’Ospedale del Mare, il più grande Ospedale del Sud. I mali d’Italia sono al Sud come al Nord; tanto per responsabilità della politica che non c’è e dei partiti trasformati, cammin facendo, in veri e propri comitati di affari. L’Italia dei suoi tanti mali è ormai al capolinea; deve fermarsi a riflettere e fare i conti con un passato che ha avuto per protagonista un ceto politico senza le qualità giuste per cambiare a fondo l’Italia, facendola diventare, così come merita, un grande Paese, dal futuro garantito a tutti gli italiani di oggi e di quelli che verranno.