Un’ antichissima chiesa dedicata a S. Michele

Antonio Adinolfi

La piccola chiesa di S. Michele in Africisco è poco o niente citata nei manuali di Storia dell’arte ma è un torto. Oggi non esiste più, o meglio, sconsacrata dal 1805 ha sibito varie vicissitudini ed è stata recentemente trasformata nei grandi locali del negozio di abbigliamento Max Mara. Qualcosa però delle importanti opere d’arte che conteneva non è andata perduta. La chiesa sorse a Ravenna finanziata come quelle più note di S. Vitale e S. Apollinare in Classe da Giuliano Argentario. Era quest’uomo un orientale stabilitosi a Ravenna e che si era arricchito notevolmente durante la guerra greco-gotica. Diversamente da S. Vitale e S. Apollinare  fatte costruire dall’ Argentario per incarico dell’imperatore Giustiniano, a cui fu durante tutta la sua vita fedelissimo, di promuovere grandi imprese costruttive a Ravenna al fine di affermare il dominio bizantino anche culturale in Italia, S. Michele fu dall’Argentario elevata invece come voto personale per una grazia ricevuta dall’arcangelo Michele. Quale grazia ebbe dal Prìncipe degli angeli non lo sappiamo. Dopo la  sconsacrazione della chiesa  Federico Guglielmo IV di Prussia nel 1843 volle acquistare per la Germania i mosaici dell’ abside e dell’arco trionfale, splendidi esempi di arte bizantina.  Nel catino absidale si vedeva al centro un Cristo imberbe  a figura intera che reggeva una croce astile gemmata e un libro aperto. Alla sua destra sempre a figura intera c’era l’arcangelo Michele e alla sua sinistra l’arcangelo Gabriele, identificabili dal nome scritto in latino sopra la loro tonda aureola. Sono tra le più antiche raffigurazioni di questi arcangeli in Italia. I mosaici dovevano essere staccati a pezzi dall’ abside e portati a Berlino per ricomporli lì in una nuova abside costruita a posta, tuttavia non in una chiesa bensì nella sala di un Museo. A Berlino furono portati ma la ricomposizione andò per le lunghe. Non la si potè effettuare se non nel 1904. La nuova abside con i mosaici fu posta in una delle sale di quello che attualmente è il Bode Museum berlinese dove tuttora si può ammirare. Nella ricomposizione le teste originali sia di Michele che di Gabriele le si vollero sostituite da copie eseguite dal restauratore Giovanni Moro. Quelle originali però non furono buttate via ma furono portate al Museo Provinciale di Torcello (Venezia) dove tuttora sono esposte. La vecchia abside priva dei mosaici è all’interno dei grandi locali del negozio Max Mara. Forse è perché  potrebbe suscitare dispiacere che l’Italia si sia venduto un così importante patrimonio artistico che questa chiesa è poco citata nei manuali di storia dell’ arte? Chissà.