Salerno: ruggito dell’Arechi per sbranare i lupi

Maurizio Grillo

Dov’eravamo rimasti? Forse a quel caldo pomeriggio del 9 maggio, quando 22mila persone presero d’assalto lo stadio Arechi per assistere ad una partita inutile soltanto per la classifica, ma che in realtà rappresentò l’apoteosi granata al termine di un campionato dominato dall’inizio alla fine. Una maxi coreografia ad accogliere l’ingresso in campo di Salernitana e Casertana, una bolgia infernale dal riscaldamento all’ultima nota del “Nessun dorma” intonato da Moro, uno sventolio di bandiere e drappi granata da brividi cantando “Trottolino Amoroso” ed “Urlando contro il cielo”, quel gol di Negro ancora sotto la curva che più volte si era rivelata il bomber della Salernitana, uno storico rivale che tornava a casa a mani vuote e senza play off dopo il “furto” calcistico dell’andata, con Salerno sempre più “Happy” e pronta a festeggiare ovunque e per un mese la promozione in cadetteria. No, forse dobbiamo tornare un po’ più indietro, a quel 25 aprile che sancì la Liberazione Granata: erano in 20mila, ma cantavano come fossero il triplo, con l’Arechi bagnato da lacrime di gioia e che chiudeva definitivamente un capitolo amaro della storia della Salernitana. Chi era ripartito da Budoni, Arzachena e Borgo a Buggiano sapeva bene cosa significasse quella promozione: non era solo un salto di categoria, ma un sogno ad occhi aperti dopo aver parlato per lustri di tribunali ed aver ingoiato la polvere dei campetti di periferia. Segna Nigro, l’Arechi impazzisce: come dimenticare il boato dei tifosi alla notizia del pareggio del Messina a Benevento, il pianto liberatorio di un popolo che si apprestava a calcare nuovamente palcoscenici più consoni al proprio blasone e che per anni aveva subito in silenzio gli sfottò delle tifoserie rivali per antonomasia, ma che non potevano non riconoscere lo strapotere del popolo granata. “E questa volta sì, serie B serie B serie B” ed i gradoni tremavano come ai vecchi tempi mentre la mente ripercorreva alcune tappe salienti della stagione appena trascorsa: le dichiarazioni polemiche di Brini, i torti arbitrali, il tormentone “rigore per il Benevento”, la vicenda Lotito-Iodice e tanto altro ancora. Proprio per questo festeggiare era ancora più bello. Ma probabilmente il nastro dev’essere portato ancora più indietro, forse a quel Salerno Calcio-Internapoli dell’agosto 2011: erano in 4000 per una sfida di coppa Italia di serie D e quando le squadre entrarono in campo per il riscaldamento si faceva fatica a capire quali fossero i calciatori di casa. “Cosa sono queste maglie del Barcellona?” chiedeva un bambino ai genitori, con le nuove generazioni che rischiavano di non capire cosa significasse per Salerno e per i salernitani la maglia granata ed il cavalluccio marino. La tifoseria seppe stupire ancora, andando a Marino e Guidonia con lo stesso entusiasmo e la stessa dignità delle trasferte all’Olimpico o a San Siro: per rialzarsi c’era bisogno di loro, loro ci sono sempre stati. Anche in Seconda Divisione, con numeri da record ed una curva sempre determinante, anche in Prima Divisione quando si alzava al cielo la prima coppa Italia della storia nel ricordo di Di Bartolomei e di chi aveva amato in vita la Salernitana. Per loro domani non sarà solo la prima di campionato, non sarà solo il derby con l’Avellino, ma la fine di un incubo e l’inizio di un sogno. Lotito e Mezzaroma hanno tutto per far gioire ancora una città che vive di calcio e che non va certo valutata in base al numero di abbonamenti venduti. Salerno c’è, c’è sempre stata e la maglia numero 12 la indossa 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, in nome di una passione autentica “che si tramanda di padre in figlio” perchè “è troppo forte quel sentimento che io porto dentro”. Dov’eravamo rimasti? Al ruggito dell’Arechi, unica componente imprescindibile e che non tradisce mai. C’è una partita da vincere, c’è un derby da conquistare, c’è un avversario da battere sul campo a suon di cori e civiltà nel segno di Aldo, Carmine Rinaldi, di tutti coloro che seguono la Salernitana da lassù o che sperano di tornare presto sui gradoni. La Salernitana non sarà mai sola. La carica dei 25mila dell’Arechi: TUTTI ALLO STADIO!!