Sala Consilina: giovani alle prese coi corti “Tokio Festival”

Maddalena Robustelli

Succede che incontri deliberatamente tre giovani, che stanno organizzando insieme ad altri amici un festival di corti cinematografici a Sala Consilina. Li vuoi conoscere per farti raccontare come siano arrivati alla decisione di cimentarsi in questa impresa, ma soprattutto come sia nato in loro l’amore per questa arte. Ti raccontano così che hanno iniziato a frequentare corsi d’animazione e pian piano hanno approfondito le competenze iniziali, corroborati in ciò da una specifica rete di conoscenze con gli operatori di questo ambito artistico e da precipui corsi universitari frequentati presso l’Università di Salerno. Fino a decidere l’anno scorso di sperimentarsi in un’anteprima di rassegna cinematografica, che vede il 24 e 25 p.v. la sua iniziale edizione presso la suggestiva location di Piazzetta Gracchi. Nasce in tal modo Toko festival, ossia “il tentativo di avvicinare anno dopo anno il pubblico valdianese al cinema, attraverso proiezioni non fini a sé stesse ma al dibattito formativo”. Gli organizzatori dal mese di febbraio hanno iniziato a visionare 157 corti, di cui 57 internazionali, pervenutigli fino a scegliere di portarne al festival circa 70. Immagino il lavoro preparatorio, il tempo e la passione dedicato ad esso, fino a raffigurarmi nitidamente un momento di discussione collettiva su di un singolo video proiettato. “No, il dibattito no!” di morettiana memoria, ossia il rifiuto di condividere i contenuti di un’opera cinematografica facendone oggetto di una discussione dopo la sua visione, in questo gruppo di giovani, invece, è stato l’asse portante di un impegno comune per scegliere il meglio delle produzione artistiche a loro giunte.  E’ così che gli ideatori di Toko festival hanno operato una prima scrematura per consentire la visione da parte del pubblico e la valutazione da parte della giuria, presieduta dal regista francese Daniel Touati, delle opere migliori da premiare, quali il migliore corto d’animazione, la migliore opera ed il migliore regista. Solo un amore indefinito per la settima arte può condurre degli adolescenti ad intraprendere pian piano un percorso di studi, e soprattutto di vita, che li ha condotti per mesi a dare un senso concreto alla loro passione. Sì, perché mettersi in gioco con un festival che tenti di veicolare non solo il contenuto delle singole opere in concorso, ma anche un pizzico di quell’amore condiviso per il cinema, è indubbiamente un’operazione degna di plauso. I mesi di intensa preparazione dedicati a questa manifestazione spariranno in un batter d’occhio a vedere quanto di questo lavoro riuscirà a d essere apprezzato dal pubblico che, spero, andrà numeroso alla proiezione dei corti cinematografici del Toko festival. Riusciranno i nostri prodi nell’impresa di dare la propria impronta artistica ad uno scorcio d’estate a Sala Consilina? Ce l’hanno messa tutta, ed ancora di più, nell’organizzazione di un’iniziativa con l’entusiasmo, la determinazione e la lealtà di chi sa di avere innanzi a sé un percorso difficile. E, arduo perché privo di condizionamenti e scevro da qualsivoglia interesse che non sia la condivisione della loro passione per il cinema. Con la buona fede tipica dei giovani tenteranno con tutti sé stessi di riuscire nel proprio intento, non per niente hanno scelto una denominazione particolare al loro progetto artistico. Difatti “Toko” in dialetto salese significa, come i giovani organizzatori hanno tenuto a precisare nel materiale promozionale e divulgativo del festival, “qualcosa di giusto, simpatico, fatto bene”. Della serie “quando l’amore per la propria terra d’origine si coniuga con i singoli interessi divenendo impronta della propria predilezione”, così come è capitato a questo gruppo di giovani interessati a divulgare nel loro territorio la passione per la settima arte.