Sala Consilina: Padre Zanotelli ha benedetto proposta Santuario acqua potabile Monti della Maddalena

Maddalena Robustelli

Il convegno svoltosi a Sala Consilina lo scorso 25 giugno, avente ad oggetto la proposta di istituire il Santuario dell’acqua potabile dei Monti della Maddalena, ha costituito un’occasione di confronto tra i sindaci del Vallo di Diano su un’ipotesi progettuale in grado di tutelare le falde acquifere comprensoriali dai probabili rischi connessi alle trivellazioni petrolifere, oggetto di due specifici permessi di ricerca. Il prof. Franco Ortolani, ordinario di geologia all’Università di Napoli Federico II, ha spiegato nel suo intervento come lungo i Monti della Maddalena “affiorino rocce carbonatiche fratturate e carsificate che ospitano falde di acqua dolce potabile di importanza eccezionale (circa 8000 litri al secondo), che alimentano vari acquedotti e i sistemi irrigui della Piana del Sele e del Metapontino. Si tratta, quindi, di un acquifero di importanza socio-economica insostituibile, conseguentemente un’area intoccabile da parte di elementi inquinanti. Un’area nella quale vanno espletati interventi tesi ad eliminare le attuali scarse fonti inquinanti e dove deve essere vietato qualsiasi intervento che possa arrecare inquinamento, come quello che potrebbe derivare dai due permessi di ricerca petrolifera denominati Monte Cavallo e Tardiano”. Sulla possibilità di impegnarsi sinergicamente per evitare le trivellazioni i rappresentanti istituzionali presenti sono stati chiamati a prendere una posizione chiara al proposito da parte di Rosy Pepe, referente del comitato Se non ora quando-Vallo di Diano organizzatore dell’incontro pubblico. Tale risposta c’è stata, perché tutti i sindaci presenti si sono dichiarati favorevoli ad avallare l’ipotesi progettuale. Difatti sulla tutela dell’acqua si sono pronunciati unanimemente, dacchè le opzioni strategiche in campo risultano ben evidenti: da una parte c’è il petrolio, la cui estrazione si esaurirebbe nell’arco di 10/15 anni, e dall’altra l’acqua, che nell’ipotesi di concretizzazione dei permessi di ricerca di idrocarburi potrebbe andare definitivamente e irreparabilmente perduta. E’ fin troppo chiaro che si debba essere estremamente determinati nella scelta tra l’oro nero e quello blu, perché nel caso si preferisca la prima ipotesi non si dovrebbe essere influenzati solo dalle royalties o da altre forme di vantaggio economico per le popolazioni locali. Difatti, comparando i costi ed i benefici dell’operazione messa in campo in sede di realizzazione dell’ipotesi di ricerche o peggio ancora di trivellazioni petrolifere, è risultato più che esplicito a tutti che quanti saranno a loro favore si assumeranno non solo la responsabilità politica di non tutelare il bene comune acqua, ma anche di non riconoscerlo come oggetto di un diritto in capo alla comunità valdianese. Quando sui piatti della bilancia si pongono due pesi come l’acqua ed il petrolio, si sa che prendere atto di quale sia il più gravoso è indubbiamente un’operazione d’onestà intellettuale, oggi come oggi fortemente influenzata da norme, come ad esempio lo Sblocca Italia, che consentono allo Stato di prescindere dalla volontà delle popolazioni locali in nome degli interessi nazionali.  Dall’incontro pubblico è risultato palese che contro l’impotenza della rassegnazione occorra un’unità d’intenti tra i vari rappresentanti territoriali di qualsiasi livello istituzionale, per incassare il risultato politico del riconoscimento del Santuario dell’acqua potabile dei Monti della Maddalena quale un’area protetta o una riserva naturale. Ma altrettanto necessaria è una mobilitazione delle comunità valdianesi, non solo quelle   interessate dai permessi di ricerca petrolifera,  una mobilitazione che dal basso sostenga l’impegno di quanti vorranno adoperarsi  alla concretizzazione di questa ipotesi progettuale nelle idonee sedi istituzionali. In tal senso si è espresso padre Alex Zanotelli, che ha evidenziato come sia importate la presa di coscienza delle popolazioni locali, soprattutto perchè ha constatato che all’incontro mancavano il popolo e soprattutto i giovani “l’unico presente che abbiamo”. Riconoscendo di “appartenere ad una generazione che sarà ricordata come una delle più maledette della storia perché ha violentato questo pianeta”, il missionario comboniano ha ammesso di essersi vergognato di avere parlato in un parlamento che ha privatizzato l’acqua, seppure fosse intervenuta la straordinaria vittoria del referendum del 12 e 13 giugno del 2011. Ha, quindi, consigliato appassionatamente di lavorare dal basso per ottenere i risultati auspicati per il Santuario dell’acqua potabile dei Monti della Maddalena, ossia “fare passare la proposta progettuale per le scuole, le parrocchie di modo che diventi una sfida popolare”. In tal senso ha ricordato che a Napoli si è stati capaci di con pervicacia ed ostinazione di trasformare l’Arin, la società per azioni che gestiva il servizio idrico cittadino, in azienda di diritto pubblico, “che ha tolto ad Equitalia la riscossione dei clienti morosi, ha aperto ai comitati cittadini e ha destinato l’1% degli utili al Sud del pianeta”. Di qui l’appello accorato di padre Alex Zanotelli a prendere in mano la situazione e “sfidare il sistema, ad inventarsi tutte le azioni possibili per stoppare le trivellazioni, ad andare tra la gente e creare un momento di resistenza che sia a difesa della vita”, perché la salvaguardia dell’acqua ne è un palese corollario. Forte dell’insegnamento di papa Francesco, che anche nel recente incontro con i rappresentanti dei movimenti popolari di tutto il mondo ha detto che il popolo ha diritto all’acqua, il missionario comboniano ha rimarcato come lo stesso popolo sia “protagonista ed interprete di quella solidarietà tutta speciale che esiste tra coloro che soffrono perché non solo subiscono le ingiustizie ma lottano anche contro di esse”. Una mobilitazione generale appare conseguentemente più che necessaria, perché qualsiasi tipo di proposta volta a tutelare i beni comuni, quali l’acqua e l’ambiente, non resti nel regno delle idee. D’altronde l’incontro pubblico si intitolava “Si scrive Santuario dell’acqua potabile…..si legge Salvaguardia dell’ambiente naturale”, per rendere più che chiaro il messaggio sotteso a tale denominazione. Ossia che quanto viene scritto e presentato a livello teorico, come presidio delle falde acquifere del Vallo di Diano dai rischi derivanti dalle previste trivellazioni petrolifere, debba trovare la corrispondente lettura da parte di una comunità che solleciti i propri rappresentanti istituzionali a mettere in pratica l’ipotesi progettuale di istituzione del Santuario dell’acqua potabile dei Monti della Maddalena.  Così quella che sembrava a padre Alex Zanotelli “una zona morta”, perché priva di un impegno civile e sociale a favore dei beni comuni, potrebbe rivitalizzarsi di una linfa nuova, quella che scorrerà nelle vene di chi sentirà pressante la responsabilità di onorare il motto per il quale “Questo mondo non l’abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli”.