Insieme, per cambiare il mondo

Giuseppe Lembo

Le nuove povertà in Italia e nel mondo rappresentano nel futuro dell’umanità un grave, gravissimo problema; proprio non possono essere trascurate e tanto meno dimenticate; sono, purtroppo, sempre più crescenti, coinvolgendo nella povertà estrema, realtà che prima ne erano escluse. Un altro elemento preoccupante è da vedere nel fatto crescente che le nuove povertà si abbattano, come una vera e propria catastrofe, sul futuro delle nuove generazioni, creando incertezze di futuro che così diventa, sempre più futuro negato. Nel presente le povertà hanno effetti devastanti sulle persone che ancora continuano a morire di fame; tanto, soprattutto, nel lager del Sud del mondo dove oltre un miliardo e mezzo di persone sono povere e non hanno assolutamente futuro. Purtroppo, c’è una diffusa indifferenza nei confronti delle povertà vecchie e nuove; è tale da trasformare l’umano in disumano. È tale, perché così vogliono quelli che governano il sistema economico, manifestando la loro assoluta indifferenza nei confronti dei poveri che possono anche morire… di fame, nell’assoluta indifferenza di chi ha e spreca. Siamo, purtroppo, allo ”olocausto dei poveri” del mondo; un olocausto che i più, forti della loro indifferenza, si rifiutano di riconoscere, facendo capire in giro che si tratta di falsi allarmismi da parte di chi (il Premier italiano Renzi li definisce gufisti), usa il proprio comunicare per avvelenare inopportunamente le coscienze degli onesti, mettendole in forte agitazione. Nel crescente e sempre più diffuso olocausto del nostro tempo, per la maggior parte della popolazione del mondo, si abbasserà sempre più la qualità della vita; oltre alla qualità della vita, si abbasseranno inevitabilmente anche le attese di vita. Non saranno solo le popolazioni del terzo mondo, sempre più dal futuro negato ed i tanti popoli della Terra in grave deficit di sviluppo, a vivere in crescente povertà o addirittura, a morire sempre più, per mancanza di cibo e delle risorse primarie necessarie alla vita dell’uomo sulla Terra. I nuovi poveri interesseranno, in modo sempre più diffuso, anche i paesi un tempo ricchi dove crescerà la marginalità umana e sociale, con fasce di popolazioni deboli (anziani abbandonati, giovani senza lavoro e senza speranza di futuro). Solitudine, disperazione, degrado umano e sociale, violenze quotidiane, emergenze ambientali e socio-sanitarie, crisi dello stato sociale e della solidarietà, insieme alla mancanza diffusa di cibo, saranno in modo crescente e diffuso, le “categorie” del malessere umano nel prossimo futuro degli uomini della Terra. Ma contro tutto questo, bisogna agire e reagire. Non rassegnarsi e tanto meno farsi pietrificare dalla paura. Le città del futuro, soprattutto le grandi città, saranno sempre più umanamente invivibili a causa di un immane affollamento di persone che cercano di vivere o almeno sopravvivere, ammassandosi nelle periferie urbane, lager senza speranza e senza futuro. Purtroppo l’uomo del Terzo Millennio deve aspettarsi nuove patologie e nuove sofferenze; i popoli della Terra diventeranno sempre più fragili sia nel fisico che nel mondo interiore delle proprie coscienze dagli orizzonti sempre più limitati, con patologie di disumanità assolutamente inguaribili. Nel prossimo futuro del mondo crescerà tra l’altro,  la disoccupazione, un grave virus dal cui diffuso contagio saranno colpite intere generazioni alle quali sarà sempre più negato il diritto al lavoro e quindi lo stesso diritto alla vita. Per effetto della crisi occupazionale, i soggetti più deboli e più esclusi dal mondo del lavoro saranno le donne, per cui la parità, sarà un miraggio sempre più lontano ed assolutamente sempre più irraggiungibile. Il crescente tasso di disoccupazione creerà una situazione di grave emergenza umana e sociale. Sarà il Sud del mondo ad essere il più colpito. Anche il nostro Paese ne resterà fortemente coinvolto; il ciclone disoccupazione farà crescere  i disagi ed il malessere sociale, creando nuove povertà, soprattutto al Sud, dove aumenterà il tasso di disoccupazione e quindi i fenomeni di crisi nel già compromesso tessuto umano e sociale. In questi scenari umanamente e socialmente sempre più tristi, crescerà inevitabilmente il divario tra i ricchi ed i poveri della Terra. Di fronte a questo grave dramma, la dominante umana prevalente sarà quella dell’indifferenza; tanto, a tutto danno della solidarietà umana. Un possibile tentativo per ridurre la povertà nel mondo potrebbe essere quello di ridurre gli sprechi e di usare con saggezza tutte le risorse di cui dispone la Terra. Considerando le cose del mondo, sarà purtroppo inevitabile l’allargamento del divario tra il mondo dei ricchi ed il mondo della povertà. Oltre i 2/3 dell’umanità formata dai paesi in via di sviluppo e/o ancora sottosviluppati, concorreranno sempre meno al reddito prodotto nel mondo. Nel prossimo futuro della Terra i confini geografici di ricchezza e povertà saranno sempre più difficili da definire; il rapporto Nord/Sud non sarà più un problema di “categorie geografiche”; sarà, soprattutto, basato sulle categorie socio/economiche che, come nella teoria dell’economista Wolfang Sachs, separano gli “inclusi” dagli “esclusi”, i “ricchi” dai “poveri”. In quanto categorie socio/economiche, il bipolarismo ricchezza/povertà, si ritroverà in tutte le aree geografiche del mondo. La middle class (classe consumistica) sarà ovunque, aggravando il peso del consumismo e quindi facendo crescere le condizioni della gente povera e creando ovunque nel mondo, condizioni di un conflitto dovuto all’esclusione dallo sviluppo; chi già lo possiede, tenta di conservarselo al livello raggiunto, con il conseguente prezzo di una generale crescita delle fasce degli esclusi che resteranno sempre tali, mancando le condizioni per superare il gap del sottosviluppo, funzionalmente usato, abusandone, per garantire i privilegi e la ricchezza a chi ce l’ha, con indifferenza per il resto del mondo destinato dagli uomini ingiusti della Terra a morire; a morire di fame, nell’indifferenza di un’umanità sempre più ingiusta e disumana.