Bruxelles: Pittella “Immigrazione, Europa ha fatto passo avanti”

Sulla questione dell´immigrazione, l´Europa ha fatto un grande passo in avanti….lessicale. Via ogni riferimento alle quote. Ancora ignota lo schema con cui verranno distribuiti i migranti. Cancellata l´intuizione della solidarietà obbligatoria. Almeno dal punto di vista lessicale. Perché le conclusioni del Consiglio europeo prevedono comunque una suddivisione vincolante dell´onere dell´accoglienza tra i Paesi membri. Solo che, ipocritamente – pardon, per real politik – si è preferito cancellare certi vocaboli, considerati ´inappropriati´, per far digerire meglio la pillola ai governi più riottosi e per non dare troppo fuoco alle polveri dei vari Le Pen, Salvini, Farange, Orban. Almeno nella sostanza i 28 – pardon, 25: Regno Unito, Irlanda e Danimarca hanno già optato per la loro esclusione – hanno confermato che l´Europa è pronta ad accogliere ben 40mila migranti oggi suddivisi tra Italia e Grecia. Bene. Peccato che la sola Turchia già ospita oltre un milione e mezzo di profughi, il Libano con una popolazione di 4,4 milioni di persone accoglie oltre 1,1 milioni di rifugiati (1 migrante per ogni 4 libanesi), mentre la Giordania ne ospita più di 600mila. Ci rendiamo perfettamente conto che già raggiungere questo risultato è stato difficile e ha richiesto lavoro e dedizione da parte del presidente Juncker, della nostra Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera dell´Ue, e del governo italiano. Gliene rendiamo atto e sappiamo bene che avrebbero voluto un epilogo assai più ambizioso. Tutto questo rappresenta solo un primo passo. Ma onestamente, oggi, ci possiamo dire orgogliosi di questa Europa? Un´Europa dove tornano i muri, dove si rimpallano per giorni esseri umani al confine tra Italia e Francia, un´Europa che assiste immobile al disperato assalto ai tir che da Calais portano nel Regno Unito. Io credo di no. Non può essere questa uscita dal Consiglio la risposta europea alla questione dell´immigrazione. I numeri e le radici del problema, che risiedono in Libia e in Africa, richiedono ben altre azioni, ben altro coraggio. Ma in questo tempo di disincanto per il sogno europeo e il ritorno dell´incubo dei piccoli nazionalismi, si é preferito ancora una volta trovare una soluzione di compromesso, al ribasso. Una soluzione che non solo non servirà a risolvere il problema, ma paradossalmente contribuisce a svilire il senso di un´Europa veramente unita e solidale. Una soluzione insomma che regala agli anti-europeisti nuovi validi argomenti per sparare contro l´inconcludenza di Bruxelles. E allora – come ormai si legge sempre più spesso sulla stampa italiana, francese, spagnola, greca o britannica – via dall´Europa. Questa Europa non ci merita. Basta con la dittatura della burocrazia, delle banche e della finanza. Stop eurocrazia. Stop ai veti incrociati degli egoismi nazionali. Suona bene. E poi? Cosa succede il giorno dopo? Anzi dopo un anno, dopo due, dopo cinque anni, cosa fanno da sole Italia, Francia, Grecia, Regno Unito o Germania davanti a problemi planetari come l´immigrazione, il terrorismo, l´avanzata economica della Cina e i cambiamenti climatici? Uscire dall´Europa, distruggere il sogno comunitario può suonare bene per chi è in cerca di facili ricette. Può persino essere una reazione comprensibile rispetto allo spettacolo indecoroso a cui assistiamo. Ma non è questa la soluzione. Non è questo il futuro che auguriamo ai nostri figli. La soluzione oggi, proprio oggi che l´idea stessa di Europa fa rima con Grexit, Brexit, terrorismo, Foreign fighters, Lampedusa o i nuovi muri in Ungheria, é rilanciare il progetto di Europa politica. Perché non si parla più di costituzione d´Europa o di Stati uniti d´Europa? Un sogno? Probabilmente. Ma sempre meglio lottare e impegnarsi per questo sogno che accettare la triste realtà di oggi in cui non esiste futuro ma solo una concezione utilitaristica e miope del presente. E allora sull´immigrazione, rivediamo gli accordi di Dublino. Creiamo una vera e omnicomprensiva politica comune sull´immigrazione basata su una solidarietà obbligatoria fatta di regole condivise riguardo accoglienza, asilo, controlli e rimpatri. Riattiviamo una vera politica di aiuti allo sviluppo e progetti di cooperazione internazionale in Africa. Papa Francesco ha chiesto perdono per le istituzioni e le persone che chiudono le loro porte a gente che cerca aiuto e cerca di essere custodita. Dovremmo chiedere perdono anche per chi continua a sfregiare il sogno e l´ideale europeo, rubando il futuro delle prossime generazioni. Questa Europa non ci merita. Basta con la dittatura della burocrazia, delle banche e della finanza. Stop eurocrazia. Stop ai veti incrociati degli egoismi nazionali. Tutto vero, ma noi europeisti, noi Socialisti e Democratici non ce ne andiamo. Continueremo a lottare per l´ideale dell´Europa che sogniamo.