In piazza “Difendiamo i nostri figli” contro unioni omo ed adozioni

di Rita Occidente Lupo

Conto alla rovescia per la grande manifestazione nazionale del 20 giugno, a difesa della famiglia naturale, promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, portavoce il neurochirurgo Massimo Gandolfini. Una chiamata alle armi, rivolta al di là del credo religioso a cattolici e laici, credenti e non, per dire no all‘avanzata di progetti di legge come il Ddl Cirinnà, successo dell‘ideologia gender, che tocca la legittimazione della pratica dell‘utero in affitto. Da Piazza San Giovanni, l’enorme serpentone si muoverà nelle strade della Capitale, per cercare di rimarcare il valore etico del matrimonio, come ha incisivizzato anche Eugenia Roccella. La manifestazione, in risposta al deliberato del Parlamento di Strasburgo che, nei giorni scorsi, per la prima volta in maniera esplicita, ha parlato di ‘famiglie gay’, approvando a larga maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere in Europa. “Il Parlamento – si legge nel testo – prende atto dell’evolversi della definizione di famiglia e raccomanda di tener in considerazione fenomeni come le famiglie monoparentali e l’omogenitorialità nell’ambito lavorativo, per quanto attiene congedi, permessi”.  Alla luce di un’Europa che si muove sempre più vorticosamente verso nuovi scenari, che se scanditi dai flussi migranti, rimandano anche nuove pressioni, quella delle unioni omo, polverone che mina l’istituzione stessa della famiglia naturale. Un attentato alla coppia etero, creata nella sua diversità complementare, appare agli occhi non solo dei cattolici impegnati, ma anche di quanti credono che da che mondo è mondo, la stessa vita venga trasmessa dall’eterosessualità e che esistano leggi naturali, il cui sovvertimento non senza ricadute in termini umani. Eppure pare che la corsa al riconoscimento di diritti civili, non freni più l’Europa. Anche la cattolica Irlanda con un referendum ha annuito il mese scorso alle unioni gay, aggiungendosi agli altri 20 Stati che riconoscono il matrimonio tra persone omosessuali, di cui 14 solo in Europa. In altri Paesi sono legali le unioni civili, mentre quelli europei, che fino ad oggi non hanno previsto alcun tipo di tutela per le coppie gay, restano 9: Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. L’Olanda dal 2001 vede coppie gay con stessi diritti e doveri delle coppie etero, tra cui l’adozione. In Belgio,  il matrimonio omosessuale dal 2003 ed adozioni per coppie gay nel 2006.

In Spagna, dal luglio 2005 le coppie gay, sposate o no, possono adottare bambini A tali Paesi, nel tempo si sono aggiunti: Norvegia, Svezia, Portogallo, ma con esclusa possibilità di adottare, Islanda e Danimarca: (quest’ultimo, primo Paese al mondo ad aver autorizzato le unioni civili tra omosessuali nel 1989, col via libera nel giugno 2012 di sposarsi davanti alla Chiesa luterana di Stato): Seguono Francia, Gran Bretagna, FinlandiaLussemburgo, Slovenia, CanadaSudafrica (nel novembre 2006 il Sudafrica primo Paese africano a legalizzare le unioni gay attraverso “matrimonio” o “partenariato civile”. Le coppie possono anche adottare).L’ Argentina, dal 2010 primo Paese sudamericano ad autorizzare il matrimonio gay ed adozioni. Nel 2011 anche Uruguay,   Nuova Zelanda, Brasile, Messico e Stati Uniti. L’Italia, che vanta una tradizione cattolica si ritrova a dover fare i conti con istanze sempre più pressanti di coppie omo, che richiedono dopo i Patti civili, di convolare a regolari nozze, calpestando principi e dottrina “In principio Dio li creò maschio e femmina…perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre ed i due saranno una sola carne!”