Eboli: al Moa, la visione controcorrente di Pasolini

A quarant’anni dalla sua morte il MOA celebra Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi scrittori e intellettuali italiani del ventesimo secolo e lo fa attraverso la proiezione di sei opere filmiche che scandalizzarono l’Italia e la scandalizzano tutt’ora. Il sesso, in tutte le sue sfumature e varianti, come materia preponderante per sviscerare un mondo sottaciuto, represso da una politica assolutistica e da pregiudizievoli dogmi religiosi. Attraverso pratiche sessuali occulte la politica, la chiesa e la cultura regnante operano al fine di mercificare l’istinto umano, mortificandolo e rendendolo incline al potere. La liberalizzazione dei costumi sessuali, che sono tabù per la borghesia cattolica come per la laica , voleva essere l’affermazione evidente di gridare un diritto avvertito come represso. Nei suoi film documentario come Comizi d’amore parlerà col mondo di sotto, con gli “invertiti”. Ne trarrà un’analisi dissacrante e scomoda, un’esaltazione del sesso e dei piaceri veniali della vita come rottura degli schemi, come sberleffo alla chiesa falsamente puritana e ad uno Stato sempre più subdolo. Una lotta per la democratizzazione del diritto di esprimersi senza divieti e censure in un momento di mutazione antropologica sociale, prodotta dalla trasformazione neocapitalistica della società italiana. La sottocultura dei mass-media cancellava le antiche forme di vita della civiltà contadina e proletaria italiana, introducendo un’omologazione spersonalizzante, sostituendovi realtà falsificate e inautentiche. L’innocenza dei corpi popolari (Pasolini si serviva di attori non professionisti, presi dalla strada), insieme con “l’arcaica, fosca, vitale violenza” del sesso, sembrava allo scrittore-regista l’ultimo baluardo per difendere l’autenticità minacciata. Pasolini ha sempre genialmente forzato i limiti del cinema, scegliendo corpi, luoghi e temi rifiutati dalle convenzioni dell’industria dello spettacolo e sperimentando nuove forme filmiche. Questa retrospettiva, voluta dal MOA (arricchita da alcuni rari documenti d’archivio) ripropone una parte essenziale dell’opera cinematografica pasoliniana e rappresenta ancora oggi una forte rottura degli schemi. Chi ama osare è il benvenuto!