Roscigno: quasi disertato raduno “Briganti Parco Cilento”

“I briganti” discutono di cosa farsene un Parco, quello che, secondo loro, sta “facendo morire” l’intero Cilento. Lo fanno a Roscigno, in piazza, una domenica mattina con i primi tepori primaverili che invitano a andare altrove. Trenta, quaranta persone raccolgono l’invito. Il comprensorio di 81 comuni che vive più o meno le ambasce delle aree interne meridionali. L’associazione da poco formata tenta di contrapporsi a un ente che si sta sempre più chiudendo in se stesso e che questo gruppo sta chiamando a un nuovo protagonismo. In bene o in male non c’è che questione che oggi sorga tra Paestum e Sapri che non ci si chieda “dove sono e cosa facciano” Amilcare Troiano e Angelo De Vita, commissario e direttore dell’area protetta. C’è chi storce il naso ma tra il nulla o meglio il solito di faccendieri e affaristi e i “Briganti”, le simpatie sono tutte a favore dei secondi. Di una recente fallita riunione di sindaci ieri non sarebbe importato a nessuno ora è reperibile sul web e viene analizzata peggio di una partita di cartello della squadra di calcio del cuore. Tra gli “antipatizzanti” c’è anche Domenico Cavallo, già operatore culturale e, seppure in fieri, anche turistico. Cavallo la prende alla lontana: ”I briganti nella storia Italiana? Fu vera ribellione? Roscigno sotto la bandiera dei Briganti, un sindaco e il centesimo comitato pseudo popolare …affronta temi di estrema serietà con lo strumento sbagliato”. Sulla sponda opposta è Pino Palmieri, sì il sindaco; “Incontro costruttivo. Sono intervenuti amministratori dei territori di tutto il Parco. Tante cose dette, ma tantissime da fare. Inizieremo, come proposto dal consigliere comunale di Polla avv. Fortunato D’Arista, alla raccolta firme in tutte le piazze dei comuni del Parco. Speriamo che a differenza dei tanti sindaci assenti all’incontro, i cittadini aderiscano in massa”. Prima di andare a cena arriva Antonio Radano, il sindaco di Stella, si era perso tra un crinale e una vallata del Parco. Poco prima di andare a pranzo c’è un battibecco che coinvolge Bartolo Scandizzo, direttore di “Unico”, notorio ultras del trio Troiano – De Vita – Matera.

IL DIBATTITO. “Avevo fatto pulire un po’ l’argine di un mio vigneto a S. Angelo a Fasanella quando vidi arrivare la Forestale. Accusarono me e chi aveva materialmente fatto il lavoro di aver anche rimosso una rara specie di roverella. Subito acchiappai due verbali e migliaia di euro di multa! Passano i cinghiali nello stesso vigneto e mangiano l’uva quasi matura. Gli stessi forestali vanno a contare i chicchi d’uva sopravvissuti per farmi assegnare l’indennizzo che mai supera i cinquanta euro…”. Francesco Ricco, è un avvocato attempato ritrova la sua gioventù quando può tornare all’antico mestiere dei suoi avi. Che è impedito dalla voracità dei cinghiali, e dall’ottusità della burocrazia arrivata a seguito dell’istituzione del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Ed eccolo a fondare il comitato delle “Vittime” dell’area protetta ed essere qui, qui a Roscigno, all’ombra del monumento ai Caduti, a testimoniare l’adesione alla giornata di lotta indetta dai “Briganti del Parco”, l’associazione guidata dall’avvocato Marcello Di Manna, che vorrebbe restringere il Parco Nazionale alle sole aree demaniali, liberando quindi i terreni dei privati da ogni forma di tutela di tipo naturalistico. Gli organizzatori della giornata non nascondono la loro delusione di fronte ai pochi convenuti. Pochi i sindaci, insensibile la popolazione. Lo stesso risultato realizzato da Legambiente che all’inizio di aprile chiamò a radunarsi per l’obiettivo opposto, a favore della dirigenza del Parco. Pino Palmieri, primo cittadino di Roscigno: “I sindaci vanno a Vallo della Lucania e ognuno di loro vuol mungere un po’ la mammella dell’Ente. Incassato il loro risultato si ritirano in buon ordine. E difendono il bidone vuoto e bucato…”. D’Alessandro, di Magliano Vetere: “L’idea di protezione della natura è sacrosanta, la gestione è scandalosa”. A Roscigno si entra con una strada inaugurata il 24 febbraio del 2012, rifacimento dell’unica strada che unisce a Bellosguardo. Non ancora completata. La terra continua a muoversi. L’impresa c.v.r. , sovrintesa dagli ingegneri Di Feo e Scaramella, no. Un bel po’ di attività economiche non sanno a quale santo votarsi. La collina di S. Andrea, sbriciolatasi nel 2010, non è stata messa in sicurezza. Lo sbocco verso il vallo di Diano o il vicino paese di Sacco è sempre a rischio dell’ennesima caduta massi. Questo è ciò che avviene in una realtà piccola. C’era una volta e, per la verità, ancora c’è il parco nazionale del Cilento, Diano e Alburni. C’è scritto sui rari cartelli che si affacciano sulle strade, spesso interrotte da una frana. C’è con 80 paesi e 181 mila ettari di natura dove sorgono ancora uliveti e vigneti di agricoltori anziani ma che non ci stanno a regalare ai cinghiali i frutti del loro lavoro.

Oreste Mottola