Noi e la storia – tradimento europeo

Giuseppe Lembo

A giusta ragione, ci dice Ernesto Galli Della Loggia, che la Storia si è progressivamente dileguata dall’orizzonte concettuale dell’opinione pubblica europea. La Storia ha, purtroppo, lasciato dietro di sé, un grande vuoto; un vuoto incolmabile; un vuoto poi riempito dai principi, che hanno l’esclusiva di guidarci nell’arena del mondo, influendo e determinando il corso della giustizia, della libertà, dell’uguaglianza, del diritto e soprattutto della pace. Tutto senza colpo ferire; tutto senza alcun uso-abusato di un fare violento, così come nel passato, dove era assolutamente ordinario, anche il ricorso alle armi. L’alternativa obbligata dei nostri giorni al rifiuto delle armi è quella del compromesso sempre e comunque; un compromesso che porta inevitabilmente alla resa.Nessun’altra via possibile, se non quella della resa; della resa assolutamente obbligata; tanto, in Europa per le sue sempre più deboli caratteristiche militari, con i Paesi più popolosi dell’Unione (Germania, Francia, Italia) che hanno ormai dimezzato la propria aviazione tattica, ridotta la propria artiglieria, passata da 40 mila pezzi a poco più di 20 mila e la stessa capacità di insieme di un fare bellico capace di schierare solo 770 carri armati. Lo sa questo il Ministro degli Esteri, fortemente infervorato a fare la guerra, per mettere ordine al disordine nell’area del Mediterraneo e ridurre il pericolo ISIS che, tra l’altro, con grande propaganda minaccia sempre più aggressivamente di invadere il nostro Paese?

Quindi niente guerra in Libia; se si dovesse decidere di andarci, è solo per “mantenere la pace”.

Di guerra, gli europei dell’UE, proprio non ne vogliono sapere; decidono di lasciarla agli americani, da più tempo considerati dei “guerrafondai” schiavi della “cultura delle armi” e quindi poco democratici.

Ma anche loro, come non mai prima, si fanno cauti ad imbarcarsi in avventure di guerra che costano tantissimo in termini di risorse e di vite umane.

In alternativa, gli europei di oggi si sentono, impropriamente, più democratici.

Tanto, dimenticandosi che il buonismo pacifista di oggi ha radici profonde in un fare bellico europeo fortemente condiviso.

Tutto questo smanicarsi a favore di un falso pacifismo, non corrisponde a quello che realmente siamo.

L’America sempre e comunque ha saputo conservarsi con tutte le sue buone caratteristiche democratiche anche dopo aver partecipato ad azioni di guerra.

Oggi l’Europa, sempre più falsamente democratica, ha paura della guerra; tanto, forse e soprattutto, in virtù del suo passato poco democratico; un passato di cui si ha paura (da qui il pacifismo di comodo, con la Germania in testa); tanto, non per lo “strillato” amore per la pace ma, soprattutto e prima di tutto, per un antico rimorso che è ancora vivo nelle coscienze dei più, divenuto cattiva coscienza sia individuale che collettiva, facendo, tra l’altro, assumere sempre più spesso, degli atteggiamenti sbagliati che, non solo non redimono da un passato tutto da cancellare, con i suoi tanti crimini contro l’umanità, ma non danno neanche sullo scacchiere mondiale, quella credibile dignità di cui abbiamo assolutamente bisogno.

L’Europa, l’Europa senz’anima, con i soli banchieri bravi ad affamare i popoli falsamente uniti, purtroppo, per un suo modo sbagliato di intendere l’unione di più Stati sovrani, con superficiale indifferenza, rinuncia, sempre più spesso a se stessa.

Rinuncia al proprio dovere di rappresentanza d’insieme voltandosi dall’altra parte e fingendo che non sono fatti suoi; che trattasi di fatti per i quali può anche starsene a guardare.

Tanto, con crescente insistenza, sta facendo nei confronti della crescente povertà europea che coinvolge soprattutto il Sud d’Europa e in questo, il mondo giovane, indifferente ai più e dal futuro sempre più negato.

È tragico, veramente tragico, vivere in un’Europa senz’anima dove tutto si fa in funzione dei conti in regola; in funzione di una devastante economia padrona, con la Germania in testa, del tutto indifferente alle tante quotidiane tragedie europee di famiglie che non hanno più di che mangiare; di famiglie che non hanno il piatto a tavola, che vivono disperatamente sole e sempre più abbandonate a se stesse con i tanti giovani europei, i tanti giovani italiani d’Europa, costretti ad andare in giro per il mondo, perché l’infame insieme europeo dei banchieri senz’anima, pensano agli affaracci loro, in nome dei conti a posto, imposti agli Stati, non partners, ma “sudditi” di un’Europa che, oltre alla sovranità di Stato, ha tolto anche la dignità di uomini, indipendentemente dal fatto di essere uomini d’Europa e/o del Congo Belga.

Siamo fortemente ripiegati su noi stessi; mentre il mondo va avanti, impegnato a vincere le grandi sfide della globalizzazione, NOI D’EUROPA, siamo come ibernati e senza quella necessaria volontà d’insieme, non ci preoccupiamo del futuro, ma siamo ostinatamente fermi a goderci le tante disumane infamità del nostro presente; tanto e bene, fanno i forti sui deboli d’Europa.

In Europa, in quest’Europa sempre più targata tedesca, si vive in una vera e propria condizione dell’assurdo; in una condizione drammaticamente tragicomica, con tutte le crescenti debolezze di un mondo ormai divenuto globale senza che, da nessuna parte, vi sia un ordine globale delle cose.

Ma quale globale! in Europa, nella nostra Europa Unita, non c’è traccia alcuna di un ordine europeo delle cose d’Europa.

Ciascun membro UE deve farsi carico del rigore imposto, ma non ha diritto a niente, in quanto parte integrante di una falsa unione, dove i popoli sono assolutamente senza identità europea; sono, tra l’altro, indifferenti all’Europa dei banchieri che, nel momento delle difficoltà, fa sentire la sua voce padrona, per imporre le regole del rigore e dei sacrifici necessari al bene comune … fatto dal solo protagonismo dei finanzieri d’Europa.

Al barbaro Nord d’Europa con tutto il suo ricco patrimonio di vecchie e nuove barbarie, toglierei perché non la merita la potestà sul Sud d’Europa; un Sud, patrimonio dell’umanità che, con i suoi saperi, le sue testimonianze, le sue bellezze naturalistiche e soprattutto storico-artistiche e con la sua saggezza di sempre, ha le certezze per poter guardare al futuro del mondo; può avere, più dei banchieri tedeschi, un ruolo in quel mondo globale nel quale, questa attuale Europa senz’anima, non è assolutamente niente e non ha altrettanto assolutamente niente da dire.

Stoltamente l’egoismo tedesco non ha permesso di valutare intelligentemente di quale e quanta ricchezza è straricco il Sud d’Europa; una ricchezza, tra l’altro, viva e centrale sul mondo in quanto patrimonio dell’umanità; una ricchezza che serve al futuro del mondo e che, riscattandosi, riscatta anche la dignità oggi maltrattata di quei popoli che hanno sempre fatto delle barbarie virtù, regalando inopportunamente, tragedie umane che è bene non dimenticare.

Occorre che il Sud d’Europa alzi la testa, così come si conviene e con dignità e forza, rifiuti i diktat violenti da parte tedesca che pensa di essere la padrona d’Europa, senza dare conto del proprio diritto di rappresentanza unica agli altri che, vassalli del potere tedesco, devono sottostare alla Germania padrona, senza lamentarsi e/o tentare di ribellarsi.

Bisogna e con urgenza, sciogliere i nodi della moneta unica che, così com’è, è un vero cappio al collo dei deboli d’Europa, da parte dei forti, indifferenti carnefici di gran parte del popolo europeo, di cui tutti dovrebbero sentirsene responsabilmente partecipi al fine del bene comune dei popoli d’Europa, oggi differenziati o peggio ancora discriminati in Nordisti ricchi e privilegiati da una parte ed in Sudisti poveri, sudditi sottomessi dall’altra.

Che bella Europa che è questa Europa! Ma a nessuno viene il voltastomaco e quel senso di saggio rifiuto, con un basta agli ingiusti soprusi di un’Europa che, per stare in modo solidale insieme, deve imparare le buone regole del vivere insieme; tutte quelle buone regole che, prima di tutto, hanno il loro saggio principio fondante nel rispetto degli altri.

Se così non è, allora bisogna attentamente riflettere per invertire o raddrizzare in corso d’opera, la rotta, in quanto, così com’è, è pericolosamente sbagliata.

Gli italiani, fortemente traditi hanno sempre meno fiducia nell’Europa che li rappresenta poco e male. Tra l’altro, come ci informa l’ultimo rapporto Eurispes, il 69% dei cittadini italiani, sono in forte dissenso anche nei confronti delle istituzioni italiane.

Il dato più negativo riguarda la Magistratura che subisce un vero e proprio crollo dei consensi (dal 41,4% del 2014 all’attuale 28,8%; ben 12 punti di differenza che manifestano il disagio italiano verso la più importante istituzione per le garanzie sociali dovute ai cittadini.

L’Europa ha tutte le caratteristiche di un “mondo difficile”; di un mondo difficile perché, prima di tutto, scetticamente disunito; perché attento in modo maniacale a fare i conti e ad applicare quel rigore maledetto che tanto, tanto male fa alla gente d’Europa che proprio non riesce a trovare giovamento di tutti quei provvedimenti economici pensati per far ripartire la crescita nei Paesi dell’euro, specie in quelli più in crisi, come la Grecia, l’Italia e la Francia.

Una politica eccezionale che proprio non si capisce se riesce a riportare quella fiducia e quella serenità che non c’è nel vecchio continente che, per la sua enorme quantità di problemi, proprio non sa venire incontro al mondo dei più deboli, in gravi difficoltà di sopravvivenza.

Il loro grido di dolore è sempre più inascoltato; suscita quella indifferenza complice per cui i ricchi d’Europa, indifferenti alla gente del Sud europeo che soffre, preferiscono stare insieme ed attivarsi per fare crescere la loro ricchezza, badando per questo, sempre e solo egoisticamente a se stessi.

Considerato il diffuso senso di indifferenza per gli altri, considerato, altresì il senso di disumanità in cui oggi si vive in Europa e soprattutto in chi si sente privilegiato perché economicamente sta meglio degli altri, c’è da pensare che noi in un’Europa senza umanità, abbiamo irrimediabilmente perduto il senso della civiltà; abbiamo, così facendo, interrotto un percorso virtuoso che, come Italia e come Europa ci appartiene e siamo disastrosamente precipitati nel triste mondo delle barbarie, un mondo che, prima di tutto, ha cancellato e va definitivamente cancellando il senso dell’umanità; il senso del rispetto per l’altro, in quanto uomo; il senso della solidarietà dei più forti sui più deboli.

Se tanto è ormai accaduto all’Europa, c’è poco da essere positivi; c’è poco da sperare negli attesi cambiamenti.

Non può tornare il sereno in un mondo tenebroso da disastro che è andato oltre l’annunciato, in quanto siamo ormai a disastro avvenuto.

È questo il peggiore dei disastri possibili per un popolo e/o per l’insieme dei popoli d’Europa.

È quel disastro umano che ci porta via quel senso della civiltà che, scomparendo, lascia un profondo vuoto nelle coscienze; nelle coscienze di tutti gli uomini dalla civiltà perduta, precipitati nelle barbarie con grave danno per tutti. C’è da essere allarmati.

Può o meglio dire, vuole questa nostra Europa dei popoli essere protagonista di pace e portare agli uomini il dono della pace? Purtroppo c’è da dire che viviamo e sempre più, una vera e propria guerra civile globale.

Una guerra con al primo posto, con il primo e principale obiettivo il “si salvi chi può”.

Mi viene da ricordare che questa non è la via indicata agli uomini dai “saggi della Terra”; per loro, prima di tutto e soprattutto, nella società del Terzo Millennio, che è soprattutto società della conoscenza, al primo posto c’è il sapere.

È il sapere e solo il sapere che fa la differenza; è il sapere condiviso che ci permetterà, sempre che lo vogliamo, le grandi sfide del mondo globale.

Mi sovviene a questo punto l’importanza del pensiero di Carl Schimitt che nel suo libro “Teoria del protagonismo”, parla di un nuovo ordine mondiale in cui viene meno il reciproco riconoscimento fra gli Stati sovrani, un mutamento epocale, che porta alla radicalizzazione più estrema e senza limiti, la contrapposizione amico-nemico.

Oggi nel mondo, ma soprattutto nel mondo italiano ed europeo più in generale, siamo di fronte ad una situazione completamente nuova; siamo di fronte a situazioni umane dal “diritto sospeso”.

È un momento particolare quello che stiamo vivendo; quello che si vivrà in un futuro sempre più incerto e sempre più a diretto contatto di gomito, per cui il mondo globale, deve rivisitare quel “piccolo è bello” che assume il solo valore tardivo del mito che non può avere alcun ruolo sulla polarizzazione dell’attuale sistema di umanità globale in una visione di Società-Mondo in una Terra-Stato.

Discutere del futuro dell’Italia e dell’Europa significa saper, tra l’altro, riconsiderare il rapporto Nord-Sud del mondo ed in maniera più direttamente coinvolgente, il rapporto Nord-Sud d’Italia e Nord-Sud d’Europa.

È assolutamente necessario che l’Europa e prima ancora l’Italia con tutti gli altri Stati membri, proprio non rinuncino a se stessi.

Se tanto dovesse accadere, ci troveremmo di fronte ad un evento cosmico carico di negatività; provocherebbe quella catastrofe che avrebbe come atto finale il fine ultimo del vedersi soggiogati culturalmente, con l’azzeramento della stessa sicurezza nella forza dei propri valori, primo dei quali, quello della libertà europea e della libertà italiana in particolare.