Roccapiemonte: “Morte di un uomo felice” presentato con successo

Rita Occidente Lupo

Un libro da legger di un sol fiato,  sulle vicende di uno spaccato epocale, che ha visto il Bel Paese alle prese con la vicenda terrorismo, non senza vittime politiche in campo. A parlarne, a Palazzo Marciani,  il vincitore della 52^ edizione del Premio Campiello, Giorgio Fontana. L’evento,  moderato da Orlando Di Marino, socio fondatore di Fedora, voluto dall’Associazione Fedora e Rosa Aliberti, ha incassato un massiccio consenso di pubblico. Insieme a Fontana, Mario Pagano, Presidente di Rosa Aliberti ed Isaia Sales, storico, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Un romanzo civile e di impegno sociale  “Morte di un uomo felice” : corre il 1981 allorquando, il magistrato Giacomo Colnaghi, sostituto procuratore nel Tribunale di Milano, incaricato di indagini di terrorismo, tra spaccati riflessivi ed inchieste, cerca la verità su quella stria partigiana, che annoverò tra le sue fila anche suo padre, che lo lasciò orfano in tenera età. Anni di tensione e di morte, delle uccisioni di Emilio Alessandrini e di Guido Galli, fori nella coscienza di Colnaghi, in costante endiadi tra etica cristiana e giustizia sociale. Non pago d’ indagare sui delitti e  condurre interrogatori, scandaglia la psicologia nemica, che arma il braccio killer. Consapevole che non con gli arresti e la prigione, la soluzione,  lunghi ragionamenti con l’amico libraio Mario,  scucendo i ricordi verdi dell’ infanzia in provincia, in un nido domestico di umili condizioni economiche, tra fede convinta e gioia, agli albori dell’ingresso in magistratura. Pur nel mirino terroristico, scalpita il desiderio di comprendere la verità.  Prigioniero della solitudine, che gli fa allungare le distanze perfino dagli affetti familiari, tra dilemmi, in ossequio al senso di giustizia che non dribbla. “Eccezione sempre, errori mai- in apertura Pagano, stigmatizzando il rapporto tra diritto e compassione.- Colnaghi prende coscienza dei propri errori, soltanto nella comprensione verso gli altri: di qui le meditabonde analisi del presente, in un’anamnesi anche dello stato psicologico dei terroristi, accomunato alla sua solitudine. Lo spaccato storico di un’Italia che ha saputo reagire tendenzialmente nel rispetto dei valori costituzionali ad uno status quo”. “Nel condividere con altri, attraverso una scrittura lieve, che riesce a tinteggiare anche il macabro cronachistico- la nota di Sales- grazie ad un’abilità narrativa contemporanea. Conciliare giustizia umana e fede cattolica, la sfida alla quale il protagonista tien conto, nel momento in cui i magistrati “terrun”, unici eroi civili. Colnaghi scava per comprendere quella scelta partigiana paterna, se meritevole d’assoluzione, comparata a quella brigatista. Ma è dell’assenso del genitore, che ha bisogno prima di cessare le sue vis umane: da questo spera d’incassare il plauso!” Malgrado i giovani anni, l’autore ha mostrato acume nel penetrare in quelle nervature storiche della Prima Repubblica , aprendo il dibattito non solo a Palazzo Marciani, ma anche nelle altre numerose location, che lo registrano in tour, tra scroscianti applausi!